Eleazar Sanchez, con la sua arte, rende la cittadina di Acireale ancora più bella

Intervista a Eleazar Sanchez il quale, con la sua arte sublime,  rende la cittadina di Acireale ancora più bella!

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Ci parli della sua esperienza  di quando  è stato convocato per creare un timbro filatelico per le Poste Italiane?

“Nel 2005 vinsi il I premio del Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea “La Cartolina Della Solidarietà” organizzato dall’Associazione Culturale “Ping Pong for Unicef” ed il CONI di Palermo, la mia opera venne utilizzata come logo ufficiale nelle attività, in concomitanza con “Il Veliero della Solidarietà”, ricavando fondi per la costruzione di scuole in Africa. 

Dopo la premiazione avvenuta a Palermo, le Associazioni decisero, insieme a Poste Italiane, di utilizzare l’opera per il timbro filatelico da collezione utilizzato per il mese di Dicembre dello stesso anno”.    

Maestro ci racconti la sua esperienza dell’incontro che ebbe con il Santo Padre Papa Francesco nel 2015?

“Nel 2015, realizzo la pala d’Altare dedicata al Santo latinoamericano, il Martire Mons. Oscar Romero, quale esposta nella navata sinistra della Basilica di Santo Stefano Maggiore a Milano, motivo per cui la rappresentanza consolare della Repubblica di El Salvador mi estende l’invito per partecipare insieme a loro, all’udienza con il Pontefice presso la “Sala Magna” della Santa Sede. 

Il 31 Ottobre del 2015… una esperienza molto suggestiva e toccante in quanto si ringrazia il Santo Padre per la sua vicinanza alla chiesa salvadoregna e latinoamericana, per il riconoscimento del martirio del Vescovo ucciso durante la omelia nel 1980. Io, come peregrino, ho potuto identificarmi in un passaggio del suo discorso dove disse: “Il santo popolo di Dio che peregrina ha ancora dinanzi a sé una serie di difficili compiti, continua ad aver bisogno, come il resto del mondo…” ho potuto riportare alla mia esperienza in quanto l’essere artista sento di avere un difficile compito da svolgere utilizzando il mio dono per il bene comune… vedere la sottile timidezza del Pontefice ma, soprattutto, l’amore per le persone, la sua passione per la gente e la sua umiltà mi ha senza dubbio insegnato molto. In fine, come ricordo dell’udienza, venne offerto in dono al Pontefice una mia opera, ritratto dello stesso Santo Martire”.  

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Qual è stata  finora la soddisfazione più grande della sua vita artistica?

“Mi piace paragonarmi ad un peregrino che nel percorrere il cammino trova man mano una fonte di ristoro per acquisire vitalità, per cosi, continuare fino al traguardo. 

Penso che la soddisfazione non faccia parte del mio vocabolario dell’artista, bensì, ci siano degli incentivi per continuare il lungo e arduo percorso dell’arte. Di incentivi come artista surrealista posso nominarne “La Madonna della Mazza” in mostra permanente presso la Sala Delle Carrozze, Villa Niscemi a Palermo; “Ares e Venere” nella collezione e mostra permanente del Castello Theodoli nel Comune di Sambuci, nella provincia di Roma; con l’arte Sacra “La Bienvenida de San Romero De America”, pala d’altare dedicata al neo canonizzato, il Martire Monseñor Oscar Romero, presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore, Milano. Da qui ho ripreso il mio cammino per immettermi nel nella ricerca della forma e manipolazione del colore nella creazione di arte astratta, creando un progetto che mi sta aprendo le porte ad un mondo e contesto diverso di quello finora esplorato; nel frattempo il mio interesse per il paesaggio siciliano, riscoprendo il romanticismo e la storia sicula attraverso scorci e monumenti storici dei piccoli comuni, progetto che è ancora in attesa di trovare location per la presentazione al pubblico. Detto questo, credo che la soddisfazione più grande sia il poter continuare il mio percorso innovandomi sia nella tecnica che nello stile e genere, insomma, la possibilità di scoprire ed imparare finché Dio mi dia la forza per continuare”.

Quanta poesia, anche visiva, c’è nel modo suo d’impersonare arte?

“Io considero che la pittura sia anche poesia; infatti, definisco la pittura e la poesia per la espressione che evoca una consapevolezza immaginativa in cui le esperienze ed idee vengono intensificate per mezzo di uno stile. 

Le mie opere infatti, sono il prodotto sia della mia immaginazione che dalle esperienze vissute nel mio percorso artistico acquisito grazie alla mia identità culturale rinnovata costantemente. Nelle mie opere, come nella poesia, ho la tendenza di raccontare e a volte anche drammatizzare un’idea o una storia nonostante spesso dia, semplicemente, completa libertà all’immaginazione”. 

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Cos’è per lei fare arte nel 2020?

“Con questo punto vorrei permettermi di fare una premessa dando lodi al territorio dove ci troviamo. La Sicilia è da sempre stata una fusione di culture, tra Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni per finire con Francesi e Spagnoli ma senza dimenticare gli Austriaci ed Italiani. La Sicilia è stata la culla di scienziati, scrittori letterati ed artisti: da Archimede di Siracusa ad Ettore Majorana, da Pirandello a Giovanni Verga, da Antonello da Messina a Renato Guttuso. Una cosa che però mi ha sempre scaturito curiosità è il fatto che esiste un grande pregiudizio per quanto riguarda gli artisti, infatti, visti come nullafacenti o falliti. E allora, alla domanda di che cos’è fare arte oggi, posso dire che per prima cosa è diventare educatori di noi stessi per essere in grado di trasmettere una responsabilità civica ed etica, avendo il compito di raccontare un momento storico senza un pregiudizio politicizzato, fare arte significa mettere il nostro dono a disposizione della società per rappresentare una grande cultura, quella Siciliana…”

Quanta improvvisazione c’e’ nelle sue opere e che soggetti predilige raffigurare e perche’?

“In una critica fattami qualche anno fa mi si descriveva come un artista intimista e visionario. Il mio lavoro artistico nasce con il surrealismo, dove non ho mai dato spazio alla improvvisazione bensì, alla ricerca delle tecniche e modalità per esprimere il pensiero, sentimento o immaginazione perché come descritto nella critica, sono un intimista e visionario; la pittura diventa per me un canale o un mezzo per dare forma visiva alla mia anima, alla mia guerra interna tra il sacro e profano, al dualismo che mi porta all’equilibrio, alla ricerca e l’interpretazione della spiritualità dell’essere umano. Da qui vado ad una citazione della fotografa americana Diane Arbus che disse 

“Nulla è stato uguale a quello che dicevano. È quello che non ho mai visto prima che ho riconosciuto”. 

Nonostante la mia mania per la composizione e impostazione dell’opera e dando nascita al mio nuovissimo progetto di arte astratta, riconosco me stesso nonostante dia libera improvvisazione nel tentativo di manipolare il colore armoniosamente per esplorare un modo di rappresentare il corso della vita e l’umanità come aspetto dell’esistenza che agisce, valuta e si evolve attraverso la crescita per entrare in contatto con il proprio Creatore”.     

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