Alessandro D’Andrea Calandra dà voce alla speranza e pubblica Quartu Savona Quinnici, brano che dedica alla memoria della strage di Capaci. Un messaggio forte, con parole che invitano a riflettere. Per non dimenticare, per guardare avanti e andare oltre la tragedia, evitando che si ripresenti in altre forme.
Dopo aver rilanciato l’idioma della Trinacria nel suo primo album intitolato “Sicilia vacanti”, il cantautore agrigentino diventa accorato cronista di un passato che ritorna. Un ricordo che non si estingue e che resta vivo, quello di Quartu Savona Quinnici, indelebile nel nostro comune sentire. Ferito a morte nel maggio di trentadue anni fa.
Un mese che celebra con un pezzo in dialetto, perché è una lingua potente, ricca, efficace, moderna, attuale. E perché la sua anima “parla ‘n sicilianu”. Dà libero sfogo allo stile musicale della sua terra natia attraverso una lirica dove la straordinaria bellezza del paesaggio nasconde una realtà difficile da affrontare. Quando, per il disegno infame e criminale di esseri casualmente umani, persero la vita degli eroi. Quel maggio del 1992 a Capaci, vicino Palermo, un vero e proprio atto di guerra contro l’intera comunità italiana. Un sanguinoso atto criminale contro l’umanità tutta. “Quarto Savona Quindici” è il nome in codice dell’auto blindata che, per prima, saltò in aria in quel terribile sabato 23.
«Ho scritto questa canzone per onorare la memoria dei servitori della nostra Comunità civile.» spiega l’artista «Un brano nel quale metto in evidenza la quotidianità fatta di piccole cose. Una camicia d’ordinanza giudicata poco adatta al clima caldo del maggio siciliano dalla mamma di un agente della scorta. Una giovane donna che si augura il marito possa tornare dal servizio in tempo per poter cenare con i loro bambini. La quotidianità che viene spezzata è la tragedia più grande e spesso la più sottovalutata e dimenticata. Nessuno potrà mai lenire il dolore dei familiari delle vittime. Ma di certo il silenzio allarga le ferite e questo, i siciliani perbene, non devono assolutamente permetterlo.»
Alle parole e alla musica di Alessandro D’Andrea Calandra il compito di tenere vivida l’immagine, di onorare i figli migliori di questa terra. Benedetta e maledetta allo stesso tempo. La sua canzone vuole essere un tributo al dono estremo dei giudici Giovanni Falcone e Francesca Laura Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quartu Savona Quinnici: finché ci sarà memoria, avremo la speranza.