La semplificazione fiscale è in arrivo: si spera sia veramente la volta buona!

Il 29 agosto 2023 entra in vigore la legge delega sulla riforma fiscale. La parola d’ordine è “SEMPLIFICARE”. Per il vice ministro Maurizio Leo, sarà una riforma storica. Speriamo bene… che non sia una riforma epocale, come quelle degli ultimi 30 anni, alla Gattopardo maniera: “tutto cambia per non cambiare nulla”.

I tentativi degli ultimi 30 anni si sono rivelati spesso un boomerang, aumentando le complicazioni, che stanno soffocando Fisco e contribuenti.

La riforma fiscale promessa dal Governo Meloni è legge. E’ stata infatti pubblicata sulla Gazzetta ufficiale 189 del 14 agosto 2023, la legge 9 agosto 2023, n. 111, in vigore il 29 agosto 2023, che ha per titolo “delega al Governo per la riforma fiscale”. La speranza è che sia la volta buona per una vera semplificazione, per lo snellimento delle procedure dichiarative e di versamento delle imposte, nonché per un migliore rapporto Fisco – contribuenti. Perciò, la parola d’ordine è semplificare. Dopo i tentativi falliti degli ultimi 30 anni, con il paradosso che, alle promesse di semplificazione, nella realtà, ha spesso fatto seguito un aumento di complicazioni, si torna a parlare di semplificazione. Dal 1990 ad oggi, si è sempre parlato di nuove semplificazioni e di un miglioramento del rapporto Fisco – contribuente, ma la realtà è stata spesso l’opposto delle parole. In base all’articolo 1 della legge delega, il Governo è chiamato ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la revisione del sistema tributario. Per riformare il sistema tributario, ci sarà quindi tempo fino al 29 agosto 2025. Si parla di una riforma storica e ci sono i presupposti affinché possa veramente realizzarsi, al contrario di quanto è stato promesso, ma non fatto, negli ultimi 30 anni. Dal 740 lunare del 1993, si sono succeduti diversi tentativi di riforme epocali con annunci di semplificazioni, ma, soprattutto negli ultimi anni, la situazione, peggiorata ancora di più negli ultimi tre anni, a partire dal 2020, per colpa del Covid – 19, detto coronavirus, ha reso sempre più complicato il rapporto Fisco – contribuente.

Dialogo tra sordi “Fisco contribuenti”

La realtà è spesso diversa dalle promesse del legislatore o dalle belle parole che si è solito dire. Un esempio in questo senso è anche nel famoso progetto “carta zero”, lanciato più di 30 anni fa, che è rimasto solo nelle intenzioni del legislatore, anche perché la carta, cioè i documenti, sono spesso duplicati o triplicati per la necessità di esibirli agli uffici o di averli a disposizione per qualsiasi richiesta degli stessi uffici. Il Fisco telematico degli ultimi anni doveva anche servire per raggiungere l’obiettivo “carta zero”. Belle intenzioni che, però, alla prova dei fatti, sono rimaste tali, con l’aggravante che, in questi ultimi tre anni, a causa del Covid – 19, detto coronavirus, il dialogo Fisco – cittadini in presenza è scomparso. Inoltre, parlare con qualche funzionario è diventata un’impresa ed il confronto con gli uffici è spesso virtuale, affidato ai messaggi per posta elettronica ordinaria (Peo) o per posta elettronica certificata (Pec). Capita anche che alle istanze del contribuente, l’ufficio rimanga in silenzio. Così, per la mancanza di un confronto diretto, si assiste ad un dialogo tra sordi, con i contribuenti costretti a presentare più istanze per lo stesso problema e l’ufficio che risponde più volte senza però risolverlo. Con l’aggravante che negli ultimi anni molti funzionari non sono presenti in ufficio, sempre per colpa del Covid – 19, ma sono stati in smart working, cosiddetto “lavoro agile”, e i cittadini sono gli unici a subirne le conseguenze.

Il Fisco è “amico” a parole, ma nei fatti è “nemico”

Con la confusione fiscale di questi tempi, ormai arrivata a livelli insostenibili ed intollerabili, alcuni uffici, per raggiungere gli obiettivi in tema di accertamento, controlli, verifiche ed altro, approfittano di qualsiasi errore del contribuente, anche se in contrasto con le promesse più volte fatte dai vertici dell’Agenzia delle Entrate che parlano di un Fisco amico e leale. Belle parole, ma nei fatti non è così. Purtroppo, oggi più che mai, l’autotutela appartiene al passato e sono pochi i funzionari del Fisco che hanno il coraggio di annullare gli atti sbagliati. Autotutela significa autocorrezione e correttezza, ed è proprio basandosi sui principi di correttezza che il legislatore ha introdotto la norma sull’autotutela. Per cambiare “passo”, ci vuole più lealtà e collaborazione, solo così si potrà sperare in un Fisco amico e contribuenti in buona fede, con l’obiettivo di eliminare la grande confusione fiscale che sta soffocando tutti, uffici dell’agenzia delle Entrate compresi. In questa grande confusione fiscale, sicuramente una delle peggiori degli ultimi 20 anni, l’autotutela, oggi più che mai, appartiene al passato, tanto è vero che, come si è detto, alle richieste dei contribuenti spesso gli uffici restano in silenzio. Silenzio che è peggio di una risposta negativa. E’ perciò necessario ricordarsi dell’autotutela, introdotta nel 1997, che ancora esiste e non è <<una specie di optional>>. L’autotutela è lo strumento che impiega il cittadino per farsi ascoltare dagli uffici, in genere, quando ritiene di avere subìto un’ingiustizia. La speranza è che, grazie alle novità contenute nella nuova legge delega, l’autotutela possa “rinascere”, visto che negli ultimi anni è stata dimenticata. Capita spesso, infatti, che le richieste di annullamento in autotutela rimangono “lettera morta”, con alcuni uffici che non le prendono in considerazione e nemmeno rispondono alle sollecitazioni dei cittadini. Per una vera autotutela, sarebbe necessario che il Fisco fosse obbligato a rispondere alle istanze dei cittadini. Perché l’autotutela, così com’è, senza obbligo di risposta in tempi certi, serve a poco o nulla. Così come sono pochi i funzionari degli uffici che si assumono la responsabilità di annullare gli atti sbagliati in tutto o in parte. Come sempre, gli unici a beneficiarne sono i veri evasori. E poi si continua a parlare di “lotta all’evasione”, che, al pari dell’autotutela, appartiene al passato.

Passare da uno stato di paura ad uno di certezza del diritto e fiducia

I contribuenti, anzi i “Cittadini”, meritano più rispetto ed un sistema fiscale che generi certezze, non paure, ansie e panico, come quello degli ultimi anni. Anche l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nell’illustrare le linee guida davanti alla Commissione Finanze del Senato, il 17 luglio 2018, ha affermato che è <<doveroso passare da uno stato di paura nei confronti dell’amministrazione finanziaria a uno stato di certezza del diritto e fiducia>>. I principi guida devono essere quelli di buona fede e reciproca collaborazione, ricordandosi che l’autotutela esiste, non è una specie di optional e l’ufficio emittente <<non possiede una potestà discrezionale di decidere a suo piacimento se correggere o no i propri errori>>.

Per il vice ministro Leo sarà una riforma storica

La riforma fiscale fortemente voluta dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, denominata infatti “riforma Leo”, tende a migliorare l’ordinamento tributario esistente. Ed è per questo che lo stesso vice ministro Leo, il 4 agosto 2023, ha affermato che <<L’approvazione … della delega fiscale rappresenta un risultato storico, siamo di fronte ad una riforma epocale che l’Italia aspetta da oltre 50 anni>>. In aggiunta alle semplificazioni degli obblighi dichiarativi e di versamento previste dalla legge delega, fanno ben sperare anche le norme in tema di:

  • statuto dei diritti del contribuente;
  • potenziamento dell’autotutela;
  • rafforzamento dell’obbligo di motivazione degli atti impositivi, anche mediante l’indicazione della prova su cui si fonda la pretesa;
  • razionalizzazione delle sanzioni;
  • riduzione dei tempi del contenzioso;
  • accertamenti collaborativi e solidali.

L’obiettivo è anche quello di favorire la cosiddetta tax compliance, per invitare i contribuenti all’adempimento spontaneo degli obblighi tributari e favorire l’emersione volontaria delle basi imponibili.

Perfezionamento della riforma degli anni 1972 e 1973

La riforma fiscale prevista dalla legge delega, se fatta bene, potrebbe costituire il completamento e perfezionamento della riforma fiscale più importante degli ultimi 50 anni, quella degli anni 1972 e 1973, con l’introduzione dell’Iva dal primo gennaio 1973, Dpr 633/1972, e dei decreti del Presidente della Repubblica, Dpr 597/1973, Dpr 598/1973 e Dpr 599/1973, poi sostituiti dal Dpr 917/1986, in materia di imposte sui redditi, Dpr 600/1973, in materia di accertamento, Dpr 601/1973, in materia di agevolazioni e Dpr 602/1973, in materia di riscossione.

Basta alla guerra tra guardie (Fisco) e ladri (contribuenti)

La promessa semplificazione deve cancellare le inutili complicazioni che portavano e portano Fisco e contribuenti a litigare, perché la guerra tra “guardie” (Fisco) e “ladri” (contribuenti) non è mai finita. Per gli uffici fiscali, cioè per le “guardie”, i contribuenti, cioè i “ladri”, sono quasi sempre evasori, a prescindere. Per chiuderla con questi vecchi stereotipi l’obiettivo è quello di arrivare a una preventiva intesa con il Fisco, utile per tutti. La speranza è che non si ripeta quello che è successo negli ultimi 30 anni.

Come si è detto, si è spesso parlato di riforme epocali, ma nei fatti non è cambiato nulla. E’ un tipico esempio di “gattopardismo”, di dire e poi non fare nulla. Con il termine “gattopardismo”, si fa riferimento all’affermazione paradossale che “bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”, che è l’adattamento più diffuso con il quale viene citato il passo che nel romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si legge testualmente in questa forma “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Mimma Cocciufa Tonino Morina – Esperti fiscali del Sole 24 – Ore

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