Calcio Catania – Il pagellone: centrocampo

Seconda parte del nostro “pagellone”. Dopo aver parlato del reparto arretrato, tocca alla mediana.

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Dopo aver minuziosamente analizzato la stagione del reparto difensivo (leggi qui), tocca adesso parlare del centrocampo. Ci si aspettava, in generale, qualcosa di meglio, questo è certo, ma non tutto è da buttare, anche se alcuni singoli hanno reso largamente al di sotto delle loro credenziali. Difficile, come detto anche nella prima parte del nostro “pagellone”, azzardare il futuro di ogni singolo elemento, ma il destino di qualcuno sembra già segnato.

Marco Biagianti: voto 6.5

Qualcuno potrebbe storcere il naso vedendo il voto dato al capitano rossoazzurro. Ma c’è una motivazione ben valida. Biagianti è tornato a Catania dopo aver vissuto un’annata poco felice, anche dal punto di vista fisico, a Livorno, culminata con la retrocessione in Lega Pro. Tornare alle falde dell’Etna, per lui, era una grande sfida, voleva dire rimettersi in gioco, testare il proprio corpo e capire fino a dove poteva arrivare. In più, e non va dimenticato, nel corso degli anni Biagianti ha acquisito la classica, ma sempre più rara, mentalità “da rossoazzurro doc”. Capitano di nome e di fatto, in quanto a carisma non ha mai demeritato. L’inizio di campionato è andato oltre ogni più rosea aspettativa: gol, assist, presenza costante nel cuore del rettangolo di gioco e, cosa più che importante, corsa, tanta, tantissima corsa. Un inizio a spron battuto, che lo ha portato ad arrivare ai primi mesi del nuovo anno senza energie. Il calo di prestazioni è stato vistoso, ma proprio quando sembrava poter ritrovare il bandolo della matassa, è arrivato il problema al ginocchio che ha posto fine alla sua stagione. Pochi dubbi sulla sua conferma, quella fascia gli apparterrà anche per il prossimo campionato.

Rosario Bucolo: voto 6

Nessuno, quando è arrivata l’ufficialità del ritorno di Bucolo a Catania, si aspettava un centrocampista tutto geometrie ed estro. Le sue caratteristiche lo rendono utile quando è necessario fare legna, interrompere la manovra avversaria, correre senza mai fermarsi, oltre i propri limiti. L’ex Messina di limiti ne ha tanti, certo, ma in quanto a cuore, lotta e voglia ha pochi rivali. Si è rivelato, col passare delle settimane, elemento imprescindibile. Ma da solo poco ha potuto durante il tracollo delle sette sconfitte in nove partite. Il cuore conta tanto, ma valgono altresì le qualità. Anche lui non è esente da colpe, ma rispetto ad alcuni suoi colleghi ha, perlomeno, sudato fino al 90′ dell’ultima partita stagionale. Anche per lui, futuro abbastanza delineato: la sua permanenza a Catania non sembra essere in dubbio.

Federico Scoppa: voto 4

Nota dolente, dolentissima della stagione rossoazzurra. Arrivato con i galloni di “faro del centrocampo”, si è rivelato essere inadatto per una categoria come la Lega Pro, dove la corsa, spesso e volentieri, conta più della tecnica. Impossibile discutere circa le sue qualità, ma quasi sempre si sono rivelate fini a se stesse. Pochissime prove degne di nota, innumerevoli insufficienze. Pietro Lo Monaco è una vecchia volpe, sa il fatto suo. Quando il giorno della presentazione dell’argentino disse “se lo avessi scoperto quando eravamo in serie A, lo avrei preso senza battere ciglio“, era probabilmente una verità. Difatti, Scoppa potrebbe risultare maggiormente efficace in una categoria come la serie B o, addirittura, la serie A. Per la “serie C”, purtroppo, serve a poco, ha dimostrato di non essersi ambientato e di soffrire il ritmo degli avversari. Difficile immaginare una sua permanenza, anche perché vicino al ritorno c’è un giocatore con le sue stesse caratteristiche come Lodi. Anche se, ripensando alla stagione di Scoppa, pensare ad un possibile flop dell’ex Udinese non è così peregrino e fa venire i brividi.

Giuseppe Fornito: voto 5

Una singola partita positiva a 360°, quella interna contro il Fondi. Poi tante difficoltà, in primis quella di capire il suo vero ruolo. Probabilmente, si trova maggiormente a suo agio quando agisce da mezzala, ma ha dimostrato di non essere sempre irreprensibile quando c’è da accompagnare la manovra offensiva e di inserirsi senza palla. Peccato per l’infortunio che lo ha tenuto fuori per tutto il finale di stagione, sarebbe potuto tornare utile, riscattando un prima metà d’annata opaca. Difficile che rimanga, dovesse farlo non sarebbe più una “prima scelta”.

Domenico Di Cecco: voto 6.5

Se volete davvero conoscere l’identikit del giocatore disposto a sacrificare se stesso per il bene della squadra, basta guardare le prestazioni di Mimmo Di Cecco. Sarebbe un centrocampista tutto fare, ma il condizionale è d’obbligo perché la maggior parte della sua stagione l’ha trascorsa sulla fascia destra, da terzino, quando Nava arrancava e Parisi non dava sicurezze. Prestazioni solide, quella interna contro il Lecce resta, probabilmente, la miglior prova di un singolo durante il campionato rossoazzurro. A ciò, va accoppiato un carisma non sempre visibile dall’esterno e davanti ai microfoni, ma che all’interno delle mura degli spogliatoi è sempre ben presente. Anche per lui stagione conclusa anzitempo per via di un problema fisico. La sua assenza, insieme a quelle di Biagianti e Bergamelli, è stata un grave danno, specie sul piano caratteriale. E’ in scadenza, dovrebbe andar via, ma mai dire mai.

Gladestony Da Silva: non giudicabile

Inizio scoppiettante, sembrava un trattore difficilmente contenibile. Poi qualche fisiologica difficoltà nel trovare la sua esatta collocazione in mezzo al campo e nel calarsi nella mentalità tattica della Lega Pro e la decisione di Rigoli di farlo scomparire dalle gerarchie. Col senno di poi, quello dell’ex tecnico rossoazzurro è stato un errore, visto che il brasiliano, accasatosi a Messina nell’ambito dell’affare Pozzebon, è risultato elemento fondamentale per la salvezza dei peloritani. Tornerà a Catania dopo il prestito, nella speranza che i sei mesi trascorsi sullo Stretto lo abbiano aiutato a trovare al 100% la sua dimensione.

Alfonso Sessa e Gonzalo Piermartieri: chi l’ha visti?

Mai un’opportunità, nemmeno quando la mediana appariva in chiare difficoltà sia per l’assenza di elementi importanti, sia per la scarsa resa di altri. Difficile stabilire le loro reali potenzialità e condizioni fisiche senza averli mai potuti vedere. Il primo è un “prodotto” su cui la dirigenza crede molto, ma se non “può” mettersi in evidenza qui, sarebbe meglio darlo in prestito. Il secondo è, ed è sempre stato, il più classico dei “Carneade”.

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