Palermo, Marco Scalabrino racconterà del poeta Giovanni Meli

Del grande poeta e drammaturgo palermitano Giovanni Meli, parlerà il professore Marco Scalabrino, che sarà ospitato presso il Castello Normanno Svevo di Salemi, l’11 febbraio alle ore 10,00, per la giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali organizzata dalla Pro Loco di Salemi.

giornata dialetto

Facia friddu,ed un surci ‘nggridduzzitu mentri sta a la tana ‘ncrafucchiatu, senti a la porta lamintari un rizzu chi ci dumanna alloggiu , umiliatu: ”Jeu, dici, un vogghiu lettu nè capizzu; mi contentu di un angulu o di un latu.
O mi mettu a li pedi ‘mpizzu ‘mpizzu, basta chi sia da l’aria riparatu”.
Lu surci era bonu di cori, e spissu tocca a li bon cori agghiuttiri cutugna; su assai l’ingrati, chi scuva la ciocca!
Trasi lu rizzu e tantu si cc’incugna, chi pri li spini lu surci tarocca, e dispiratu da la tana scugna: e di cchù lu rampugna l’usurpaturi,ejia gridannu ancora: ”cu punciri si senti nescia fora”

Faceva freddo e un sorcio intirizzito, mentre sta rannicchiato nella sua tana, sente alla porta lamentarsi un riccio che gli domanda alloggio, umiliato: “Io dice non voglio letto, né capezzale; mi accontento di un angolo o di una sponda, o mi metto dalla parte dei piedi in punta in punta, basta che sia riparato dall’aria”. Il sorcio aveva buon cuore, e spesso tocca a chi ha buon cuore inghiottire cotogne(bocconi amari); molti sono li ingrati che la chioccia cova! Entra il riccio, e gli si accosta tanto che, a causa delle spine, il sorcio scoppia a piangere e disperato è scacciato dalla tana: e per di più l’usurpatore lo rampogna, e andava anche gridando: “Chi si sente pungere esca fuori”.

Ma lu rizzu pagau la penitenza, pirchì lu Celu teni la valanza, e boni e mali azioni cumpenza cu l’estrema esattizza e vigilanza, ‘N’omu,ch’avia ddà ncostu la dispenza, s’era addunatu di qualchi mancanza di lardu e caciu, e misu in avirtenza vitti lu surci fùiri in distanza.L’aveva assicutatu ma nun potti jùncirlu, chi pigghiatu avia la tana, d’unni lu rizzu lu spustau la notti; m’appena l’alba in orienti acchiana, va cu petri e quacina e a quattru botti (crirennu dari a lu surci ‘mmattana) attuppa, mura e nchiana lu pirtusu chi ad iddu era nucivu , e fu lu rizzu sippillatu vivu.
Cirnennu ora lu scrivu : ‘paga d’ingraditudini la detta l’ingratu, e cu fa beni, beni aspettà.

Ma il riccio pagò la penitenza, perché il Cielo tiene la bilancia e compensa le azioni buone e cattive con estrema esattezza e vigilanza. Un uomo che aveva là accanto una dispensa, si era accorto di qualche mancanza di lardo e cacio, e messosi in osservazione vide fuggire il sorcio in distanza. L’aveva seguito ma non poté raggiungerlo, poiché aveva pigliato la tana dalla quale il riccio lo aveva cacciato durante la notte; ma appena l’alba sale in oriente, va con pietre e calcina, e con quattro colpi(credendo di dare la morte al sorcio)tappa, mura ed appiana il pertugio che a lui era nocivo, ed il riccio fu sepolto vivo. Ora vagliando col crivello: paga l’ingrato il debito dell’ingratitudine, e chi fa bene ,spetta bene. (tratto dalla raccolta “Favuli morali di Giovanni Meli).

marco

E  del grande poeta e drammaturgo palermitano Giovanni Meli, parlerà Il professore Marco Scalabrino, che sarà ospitato presso il Castello Normanno Svevo di Salemi, l’undici Febbraio alle ore 10,00, per la giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali organizzata dalla Pro Loco di Salemi.

Annoverato tra le cosiddette “quattro coroncine”, con Carlo Porta, Carlo GoldoniGiuseppe Gioachino Belli (da affiancare alle “tre corone” di DantePetrarca e Boccaccio), Giovanni Meli nacque in Sicilia nel Settecento, durante la monarchia riformista di Carlo III di Borbone.

In questo periodo, il buon governo del Viceré Caracciolo favorì, grazie ad una serie di riforme, la rinascita della vita culturale e civile, specie a Palermo.

Giovanni Meli raggiunse notorietà in tutt’Italia aderendo ai modi e allo stile dell’Arcadia con una dimensione tutta sua e con l’uso della Lingua Siciliana. Venne educato presso le scuole dei padri Gesuiti e si appassionò giovanissimo agli studi letterari e filosofici soprattutto della corrente Illuministica, che – nata in Francia – allora imperava in Europa.

Il professore Marco Scalabrino, durante il matinee’ ricorderà la figura del  famoso poeta palermitano. A noi non ci resta che prendere nota sulla agenda dell’appuntamento culturale di giorno undici.

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