Le Feste patronali in Sicilia: la devozione ai Santi Alfio, Cirino e Filadelfo

In Sicilia, le feste patronali sono una parte significativa della cultura locale, caratterizzate da celebrazioni religiose e tradizioni che risalgono a secoli fa. Uno degli eventi più importanti è la festa in onore dei Santi Patroni Alfio, Cirino e Filadelfo, protettori di Lentini.

Questa festività si svolge ogni anno a maggio e attira fedeli e visitatori da tutta la regione. Le celebrazioni includono processioni solenni, durante le quali le statue dei tre santi vengono portate in giro per la città. I partecipanti seguono le statue con devozione, pregando e cantando inni religiosi. Oltre alla componente religiosa, la festa è anche un momento di incontro per la comunità, con mercati, spettacoli pirotecnici e concerti che aggiungono un’atmosfera gioiosa all’evento. I ristoranti e le bancarelle offrono specialità culinarie siciliane, creando un’esperienza coinvolgente per tutti i presenti. Le celebrazioni per i Santi Patroni di Lentini rappresentano una fusione tra fede, tradizione e comunità, evidenziando l’importanza delle radici culturali nella società siciliana. Ogni anno, la città si trasforma in un luogo di pellegrinaggio e festa, unendo le persone attraverso la storia e la devozione condivisa.

Secondo la leggenda, la conversione dei fratelli Alfio, Cirino e Filadelfo avvenne dopo un episodio insolito. Alfio, che lavorava quale fabbro nella città di Caliti, nell’odierna Turchia, ricevette insieme ai suoi due fratelli l’ordine di costruire uno strumento di tortura da usare contro un anziano pastore cristiano che rifiutava di rinunciare alla sua fede. Tuttavia, la tradizione racconta che, ogni volta che i fratelli provavano a forgiare l’attrezzo, il metallo si scioglieva immediatamente, rendendo impossibile completare il compito. Questo evento miracoloso li impressionò a tal punto da spingerli a convertirsi al cristianesimo.

Successivamente, durante le persecuzioni sotto l’imperatore Decio, i tre fratelli furono arrestati e trasferiti a Roma per ordine del governatore Licinio. Da lì, furono inviati in Sicilia, dove, a Messina, vennero interrogati da Tertullo, il giudice di Taormina che di solito risiedeva a Lentini. L’esperienza di questo viaggio e le prove che dovettero affrontare contribuirono a consolidare la loro fede e a farli riconoscere come santi patroni.

Secondo la Passio, una cristiana di nome Tecla riuscì a convincere Alessandro, il segretario del giudice Tertullo, a rilasciare i tre fratelli, che erano stati imprigionati a Catania. Alessandro, però, subì le conseguenze della sua decisione: venne perseguitato per aver aiutato i fratelli e dovette nascondersi in una grotta per sfuggire alla cattura. Durante il suo esilio, incontrò Agatone, il vescovo di Lipari, che lo battezzò dandogli il nome di Neofito e lo ordinò sacerdote. In seguito, Agatone lo nominò vescovo di Lentini.

I tre fratelli subirono orribili torture in un luogo vicino a Lentini: ad Alfio fu tagliata la lingua, Filadelfo fu sottoposto al supplizio della graticola ardente, e Cirino venne immerso in olio bollente. Dopo le torture, i loro corpi furono gettati in un pozzo. Successivamente, quando i saraceni invasero la zona, il vescovo di Lentini trasferì le reliquie dei tre santi nel monastero dei padri basiliani di San Filippo di Fragalà per proteggerle. Solo nel 1517 gli abitanti di Lentini poterono riavere le reliquie dei tre martiri. Il culto dei tre martiri si diffuse rapidamente in tutta la Sicilia, specialmente a Lentini, Trecastagni, Patti e Siracusa. Con l’arrivo dei bizantini, la venerazione si estese anche all’Oriente. Nell’iconografia popolare, i tre santi sono solitamente rappresentati con una croce in mano, seduti su troni con i loro nomi alla base.

A Lentini, l’antica Leontinoi fondata nel 729 a.C. dai Greci di Naxos sul colle San Mauro, i tre santi sono i patroni principali, con Sant’Alfio come il più venerato. I festeggiamenti a loro dedicati durano due giorni, il 9 e il 10 maggio. La vigilia del 9 maggio, la reliquia del cuore di Sant’Alfio, custodita in una teca d’argento, viene portata in processione per le strade del paese. La processione è guidata dai membri della confraternita, che indossano una livrea nera e portano ceri e coppe con le immagini dei tre martiri.

A mezzanotte arrivano i “nuri,”, i nudi, uomini vestiti solo di pantaloncini e una fascia rossa intorno al torace, tenendo in mano un mazzo di fiori. Non appena le porte della chiesa si aprono, una folla di fedeli si riversa all’interno, chiamando ad alta voce il Santo e adempiendo ai voti fatti. Questo è l’inizio del “giru santu,” un percorso che i devoti corrono da una a tre volte, a seconda della promessa fatta, passando attraverso i luoghi legati al martirio dei tre fratelli.

I nuri

Il percorso include tre pozzi d’acqua, che secondo la tradizione si formarono quando la lingua di Sant’Alfio toccò il suolo dopo i suoi tre salti; il carcere dove i fratelli furono imprigionati; il luogo del loro martirio; e la Porta d’Aci, ricostruita alla fine della strada principale. Si narra che durante il loro soggiorno in Sicilia, i tre fratelli sostarono anche a Trecastagni, un paese in provincia di Catania. Secondo la leggenda, il nome Trecastagni deriva da “tres casti agni,” che significa “tre agnelli puri,” un titolo che la Chiesa diede ai fratelli in riferimento al loro martirio.

Secondo quanto racconta Giuseppe Pitrè, i festeggiamenti a Trecastagni in onore di Sant’Alfio una volta duravano tre giorni. Dall’1 al 10 maggio, dalle prime ore del pomeriggio fino alla sera, era consuetudine compiere i “viaggi di Sant’Alfio“, ossia recitare rosari e pregare nella chiesa dedicata ai santi martiri. Durante i passaggi davanti al fercolo di Sant’Alfio, i “nuri”, uomini vestiti solo di pantaloncini e una fascia rossa al torace, gridavano: “Viva i martiri santi!“. Dopo aver completato il giro, entravano in chiesa per invocare Sant’Alfio davanti alla sua vara, dicendo: “E chiamamolu ca v’aiuta Sant’Alfio,” che significa “invochiamolo perché ci aiuta Sant’Alfio.” Poi deponevano i loro mazzi di fiori come offerta, che più tardi venivano messi all’asta tra coloro che si radunavano sotto il fercolo.

Un tempo, la corsa dei devoti durava tutta la notte. Pitrè, nel suo resoconto sulle feste patronali, descrive il pellegrinaggio dei “nuri”: “Sono Catanesi che, vestiti solo di una fascia e con ceri in mano, partono di notte al grido di ‘Viva Sant’Alfio!‘ che ripetono a brevi intervalli durante la lunga e faticosa salita. Arrivano a gruppi, con volti arrossati, capelli arruffati, occhi ardenti e sudore copioso. Alcuni li guardano con ammirazione e pietà, altri con ripugnanza e disgusto“. Una scena simile si verifica a Melilli durante le celebrazioni di San Sebastiano.

I nuri

Ancora oggi, i tre martiri sono celebrati con grande solennità a Trecastagni, dove la devozione degli abitanti risale al 1517, anno in cui la comunità ottenne una reliquia dei santi. Gli abitanti di Trecastagni dedicarono ai martiri anche una cappella, che nel 1650 fu ampliata e trasformata in una chiesa in pietra lavica, diventata, in seguito, un santuario. La festa in loro onore inizia il primo maggio, con ventuno colpi di cannone a salve e il suono delle campane, segnale che dà il via alle celebrazioni religiose, le quali durano fino al 17 maggio. Durante questo periodo, i devoti, per voto o per profonda fede, fanno pellegrinaggi al santuario a piedi nudi o portando ceri come offerta.

Nella notte tra il 9 e il 10 maggio, ha luogo il pellegrinaggio dei “nuri“, che indossano pantaloncini bianchi e una fascia rossa, colori che simboleggiano la fede e il martirio. Quando i “nuri” entrano in chiesa, è tradizione inginocchiarsi e baciare il pavimento in segno di devozione. Poi, portando grosse candele come omaggio, si dirigono verso la navata laterale per sciogliere con il fuoco, in un grande rogo, le candele offerte dai fedeli: è il rituale dell’offerta della cera al santo, una pratica che si ritrova anche in altre feste siciliane.

Il 9 maggio, dopo la funzione religiosa, le reliquie dei santi sono portate in processione fino al santuario, dove rimangono per tutta la notte, permettendo ai fedeli di vegliarle e pregare. La mattina seguente, dopo la cerimonia solenne, la vara con le tre statue dei santi viene portata in processione, per poi essere ricondotta in chiesa. In passato, i festeggiamenti per i tre martiri includevano una corsa con carretti siciliani, ma questa competizione è stata abolita per ragioni di sicurezza pubblica. Al suo posto, si organizza oggi una sfilata di carretti siciliani, durante la quale i cavalli si fermano davanti al santuario dei tre martiri come gesto di devozione.

Il culto dei tre fratelli è diffuso anche in altre parti della Sicilia. Per esempio, nella provincia di Messina, il paese di San Fratello, che in passato portava il nome di uno dei tre martiri, San Filadelfio, noto anche come Castrum Philadelphi, ospita la splendida chiesa normanna dedicata ai santi Alfio, Filadelfio e Cirino.

La storia di Sant’Alfio, Filadelfo e Cirino, tre fratelli martiri cristiani, ci insegna diverse lezioni sul coraggio, la fede e la determinazione. In primo luogo, la loro storia è un potente esempio di fede incrollabile. I tre fratelli affrontarono torture e persecuzioni senza rinunciare ai loro valori e alla loro fede cristiana. Questo ci ricorda l’importanza di restare fedeli ai nostri principi, anche di fronte a grandi difficoltà.

In secondo luogo, la loro storia illustra il potere della fratellanza e del sostegno reciproco. Nonostante le dure prove che dovettero affrontare, i fratelli rimasero uniti, sostenendosi l’un l’altro fino alla fine. Questo ci insegna l’importanza del legame familiare e della solidarietà tra fratelli e sorelle, amici o membri di una comunità.

In terzo luogo, la leggenda di Sant’Alfio, Filadelfo e Cirino ci insegna il valore del sacrificio e della devozione. I fratelli diedero la vita per la loro fede, diventando un simbolo di sacrificio e ispirazione per le generazioni future. Questo ci fa riflettere sull’importanza di dedicarsi a qualcosa di più grande di noi stessi e di essere pronti a fare sacrifici per le nostre convinzioni.

La festa di Sant’Alfio, Filadelfo e Cirino offre ai giovani un importante messaggio di fede, coraggio e solidarietà. La storia dei tre fratelli martiri ci insegna a rimanere saldi nei nostri valori e nella nostra fede, anche di fronte alle avversità. Invita i giovani a essere coraggiosi nel difendere ciò in cui credono, senza cedere alle pressioni esterne o ai compromessi. Inoltre, la fratellanza e il sostegno reciproco tra Sant’Alfio, Filadelfo e Cirino ci ricordano l’importanza di essere solidali con i nostri familiari, amici e comunità. Questa festa può ispirare i giovani a vivere con determinazione e compassione, incoraggiandoli a perseguire i propri obiettivi con gioia e devozione, sempre rimanendo fedeli ai propri principi.

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