Nelle ultime settimane l’Africa occidentale è colpita da una nuova epidemia: l’Ebola. La Nigeria, dove ci sono ancora pochi casi, prepara tende di contenimento mentre gli Usa aumentano il livello di allerta. L’Oms ha diffuso un bilancio aggiornato che parla di 932 morti nei quattro paesi aggrediti dal virus e 1711 casi
La situazione nei quattro paesi africani colpiti è drammatica. L’epidemia di ebola continua a falcidiare Liberia, Sierra Leone, Guinea e inizia a preoccupare seriamente la Nigeria. Il livello di allarme è altissimo, l’Oms ha diffuso un bilancio aggiornato che parla di 932 morti nei quattro Paesi e 1711 casi (Guinea 495 casi e 363 morti, Liberia 516 casi e 282 morti, Nigeria 9 casi e un morto, Sierra Leone 691 casi e 286 morti).
Ma vediamo da vicino cos’è l’Ebola.
Si tratta di un virus estremamente aggressivo, potenzialmente mortale per uomini ed altri primati (scimmie, gorilla, scimpanzé) appartenente alla famiglia dei Filoviridae, che provoca una serie complessa e rapidissima di sintomi, dalle febbri emorragiche al dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. La prima scoperta del virus risale al 1976, in Congo e Sud Sudan. Di solito il virus è molto infettivo e virulento, e quindi se colpisce una o due persone di un villaggio si diffonde con estrema rapidità e “consuma” tutte le persone infette.
Il virus sembra abbia come focolaio di trasmissione alcune specie animali: il pipistrello potrebbe essere quello principale.
Secondo i dati di Focus.it: “Per arrivare all’uomo il virus potrebbe essere passato dalle volpi volanti alle scimmie, o altri animali della foresta, e infine all’uomo attraverso il fenomeno del bush-meat, cioè la carne ricavata da animali selvatici come antilopi o scimpanzé. Il fenomeno si è aggravato da quando compagnie occidentali e cinesi sono penetrate nella giungla per il disboscamento e la ricerca di fonti di minerali. Mangiando la carne di questi animali gli uomini possono essere rapidamente contagiati”.
La trasmissione del virus è molto rapida e avviene attraverso i fluidi corporei, come muco o sangue, ma anche con le lacrime o la saliva o il contatto con aghi o coltelli usati dall’ammalato. È probabile che la trasmissione possa avvenire anche attraverso rapporti sessuali. Nei villaggi o nelle zone più remote i contatti frequenti tra gli ammalati e i parenti favoriscono la trasmissione del virus. Purtroppo ad oggi non esistono cure o vaccini, quindi il trattamento standard per l’ebola si limita al solo supporto del paziente ed alla gestione dei sintomi, in quanto non esistono ad farmaci specifici. Per quanto riguarda la prevenzione non essendoci un vaccino è assai difficile la profilassi anche se ci sono delle linee guide per chi viaggia :
-Evitare di viaggiare in aree di focolai noti.
-Lavarsi frequentemente le mani, usando acqua e sapone o prodotti a base di alcool almeno al 60 per cento.
-Evitare la carne di animali selvatici nei paesi in via di sviluppo.
-Evitare il contatto con persone infette.
-Non maneggiare resti di pazienti deceduti per Ebola.
“In merito all’allarme suscitato dall’epidemia in atto in Africa occidentale la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) ribadisce che la diffusione dell’epidemia all’interno del territorio nazionale è da considerarsi improbabile” (Massimo Galli, infettivologo Simit,04 agosto 2014)
La Simit sottolinea che:
-I focolai di infezione nascono con la trasmissione del virus da parte di un animale ospite in aree prossime alla foresta, lontane da aree metropolitane e dagli aeroporti internazionali.
-La malattia si manifesta con sintomi molto severi che rendono improbabile uno spostamento intercontinentale; tenuto conto della rapida incubazione (circa 7 giorni), l’ipotesi che l’infezione possa giungere via mare con persone che, partite dalle zone interessate dall’epidemia, abbiano attraversato il nord Africa via terra per poi imbarcarsi verso l’Europa è destituita di fondamento.
-Il volo diretto rappresenta invece l’unica possibilità affinchè un paziente possa giungere in Italia partendo da uno dei Paesi attualmente interessati: questa eventualità è tuttavia poco probabile per le stesse considerazioni fatte precedentemente sulla lontananza tra il punto di insorgenza dei focolai epidemici, le vie di comunicazione internazionali, terrestri ed aeree e gli aeroporti intercontinentali, in cui la sorveglianza sanitaria è stata ovviamente fortemente intensificata.
Cronologia delle precedenti epidemie di Ebola
Anno |
Paese |
Ceppo |
Casi |
Decessi |
Tasso |
|
2012 |
Rep. Dem. del Congo |
Bundibugyo |
57 |
29 |
51% |
|
2012 |
Uganda |
Sudan |
7 |
4 |
57% |
|
2012 |
Uganda |
Sudan |
24 |
17 |
71% |
|
2011 |
Uganda |
Sudan |
1 |
1 |
100% |
|
2008 |
Rep. Dem. del Congo |
Zaire |
32 |
14 |
44% |
|
2007 |
Uganda |
Bundibugyo |
149 |
37 |
25% |
|
2007 |
Rep. Dem. del Congo |
Zaire |
264 |
187 |
71% |
|
2005 |
Congo |
Zaire |
12 |
10 |
83% |
|
2004 |
Sudan |
Sudan |
17 |
7 |
41% |
|
2003 |
Congo |
Zaire |
35 |
29 |
83% |
|
|
||||||
2003 |
Congo |
Zaire |
143 |
128 |
90% |
|
|
||||||
2001-2002 |
Congo |
Zaire |
59 |
44 |
75% |
|
2001-2002 |
Gabon |
Zaire |
65 |
53 |
82% |
|
2000 |
Uganda |
Sudan |
425 |
224 |
53% |
|
1996 |
Sud Africa (ex-Gabon) |
Zaire |
1 |
1 |
100% |
|
1996 |
Gabon |
Zaire |
60 |
45 |
75% |
|
|
||||||
1996 |
Gabon |
Zaire |
31 |
21 |
68% |
|
|
||||||
1995 |
Rep. Dem. del Congo |
Zaire |
315 |
254 |
81% |
|
1994 |
Costa d’Avorio |
Taï Forest |
1 |
0 |
0% |
|
1994 |
Gabon |
Zaire |
52 |
31 |
60% |
|
1979 |
Sudan |
Sudan |
34 |
22 |
65% |
|
1977 |
Rep. Dem. del Congo |
Zaire |
1 |
1 |
100% |
|
1976 |
Sudan |
Sudan |
284 |
151 |
53% |
|
1976 |
Rep. Dem. del Congo |
Zaire |
318 |
280 |
88% |
|