Siria: cinque anni di massacri e fughe

5 anni di conflitto, dal 15 marzo 2011,  circa 270 mila morti, oltre un milione di feriti,  7 milioni di bambini vivono in povertà, 161 volte sono state utilizzate armi chimiche sui civili,. E’ da considerarsi il conflitto più mortale e complesso del nostro periodo storico. 6,5 milioni  di persone hanno abbandonato le loro case diventando rifugiati interni, mentre 4,8 milioni hanno raggiunto la Giordania, dove si trova uno dei campi profughi più grandi al mondo. Questi i dati di questa guerra civile. 

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Nel 2011 la popolazione manifestò, ad Aleppo e Damasco,  contro il regime del presidente Bashar al-Assad, l’esercito cercò di reprimere con forza le manifestazioni, causando molti morti, ma la forza non placò i manifestanti, diffondendo maggiormente le proteste. Ma la vera guerra civile esplose quando alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la nascita dell‘Esercito Siriano Libero.
La guerra si sa, può essere un’opportunità feroce per chi cerca di affermare con l’ideologia politica o religiosa le proprie idee, usando la forza tipica di chi cerca di sfogare le proprie istanze e, soprattutto, appuntamento imperdibile per i venditori di armi. Tra il 2011 e il 2012 tra i ribelli cominciarono a arrivare combattenti stranieri, anche dall’Iraq. La conseguenza è stata che il 23 gennaio 2012  questi ‘miliziani’ fondarono Il Fronte al Nusra, formato da estremisti, divenendo unico rappresentante di Al Qaida in Siria.  
Le risposte del governo diventano sempre più dure, provocando morti anche tra la popolazione civile, suscitando le reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierano a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierano a favore del regime di Al-Assad.
Ma l’appetito vien mangiando… guerra uguale soldi.
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Al Nusra con il passare del tempo si dimostra  abile manager sia per reperire fondi che persone.
A inizio di marzo 2013 il Fronte di al-Nusra conquista la città pacifica di Raqqa, centro strategico che garantisce un buon controllo sulla Siria centrale e settentrionale. Al Fronte si affianca un’altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, l’ISIS.
Ma nel Nord-Est del paese ci sono i curdi, che combattono prevalentemente contro l’Isis, dal 2014; inoltre, c’è una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che ha cominciato a bombardare le bandiere nere, a cui partecipano diversi paesi.
Uno scenario frammentato dove non si capisce più chi combatte contro chi o cosa, allargato oltre i confini siriani, stravolgendo tutto e tutti come un’onda anomala.

Vladimir Putin è passato ai fatti, infatti, da ieri, il premier ha ordinato il ritiro di “gran parte” delle forze russe in Siria.

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Adesso è il momento dell’attesa e della speranza per chi è stato costretto a fuggire e lasciare la propria terra, per chi è morto nella speranza di un futuro, di un domani migliore.

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