Il Jazz perde Lew Soloff, la perla dei trombettisti storici. Aveva 71 anni, stroncato improvvisamente da un attacco cardiaco lungo una strada di New York City, sabato sera, mentre era con la figlia Laura Solomon, suo marito e i loro figli.
Soloff, è stato uno dei primi membri dei Blood, Sweat and Tears, nel 1968, circa un anno dopo che il mega-gruppo si era formato. Loro il famoso hit “Spinning Wheel“, in classifica per tanti anni. Con il gruppo dei BS&T ha suonato tromba e flicorno guadagnandosi, con l’album omonimo del 1970, un best-album Grammy.
Lew Soloff, Jerry Hyman, Freddie Lipsius, Dick Halligan, Jim Fielder, Bobby Colomby, David Clayton-Thomas, Chuck Winfield, Steve Katz
Il trombettista aveva girato il mondo con i Blood, Sweat and Tears fino alla sua separazione dal gruppo jazz-rock, avvenuta nel 1973, portandosi dietro un nostalgico ma grande bagaglio musicale.
Nella sua carriera jazz tanti concerti ed ensemble con Gil Evans, Ornette Coleman, Chuck Mangione, Maynard Ferguson e altri giganti del genere.
Ricordando i BS&T Lew aveva detto al Jerusalem Post nel 2002: “Mi ha dato una bella esperienza di vita l’essere stato una sorta di rock star, non singolarmente, ma di certo come un membro della band“, – aveva aggiunto – “A un certo punto, è stata la seconda più grande band del mondo. Sono grato per questo, ma non c’era mai abbastanza libertà di improvvisazione nella band per me, ritengo che questo lo posso fare da autodidatta in uno dei miei concerti jazz“.
Lewis Michael Soloff era nato a Brooklyn (NY) il 20 febbraio 1944, la sua infanzia a Lakewood, NJ. Aveva studiato pianoforte prima di passare alla tromba all’età di 10 anni. “Una volta – ricordava nei suoi detti – l’ascolto di una registrazione di Louis Armstrong, ‘I Hope Gabriel Likes My Music’, mi aveva impressionato talmente per come veniva suonata una scala armonica nei toni alti, con una tale finezza, in tranquillità e bellezza musicale. Volevo suonare in quel modo”, scherzava Soloff.
Da ragazzo aveva militato in gruppi musicali a Catskills Resort durante le vacanze estive. Nel 1961, frequentò la Eastman School of Music di Rochester, NY, per poi laurearsi presso la Juilliard School di New York City. A metà degli anni 1960, aveva suonato con il bandleader Afro-Cubano Machito, i cui ‘ritmi di fuoco’ ispirarono Soloff, decenni più tardi, proprio nel suo Afro-Cuban Ensemble.
La tromba di Lew fu apprezzata, in studio e sul palco, nelle produzioni musicali con Tony Scott, Tito Puente, Carla Bley,Tony Bennett, Elvis Costello, Marianne Faithfull, Aretha Franklin, Lou Reed, Frank Sinatra, Paul Simon e Barbra Streisand.
Fu uno dei fondatori dei Manhattan Jazz Quintet, suonò Bach con i Manhattan Brass, e con la Big Band di Clark Terry partecipò a numerose partiture per musiche da film. Nella sua carriera ha accompagnato artisti di fama jazz come George Benson, Benny Carter, Lionel Hampton, Herbie Mann, Carmen McRae e Stanley Turrentine.
Il pianista jazz Gil Evans “fu il mio padrino musicale” – diceva Lew, suonando nel gruppo di Evans dal 1966 fino alla sua morte, avvenuta nel 1988 a Cuernavaca. Negli anni ’80 nel gruppo dei Members Only, jazz ensemble per l’etichetta Muse Record, e poi ospite di grandi orchestre come la Lincoln Center Jazz Orchestra (diretta da Wynton Marsalis), The Magic City Jazz Orchestra (diretta da Ray Reach) e Carnegie Hall Jazz Band.
Una bella immagine e romantica di Soloff
(dalla macchina fotografica di David Bergman del 2008)
I critici hanno descritto il virtuosismo di Soloff in una grande varietà di forme musicali: suono unico e fraseggio semplice ed emozionante, le sue caratteristiche. Nel 2002 il New York Times diceva di Soloff “un grande, un suono pieno e robusto, deve molto a Louis Armstrong“.
Tante apparizioni in Italia. Famosa quella dell’87 con l’Orchestra di Evans allo stadio Curi di Perugia per Umbria Jazz, con Sting, e dieci anni dopo nell’orchestra di Carla Bley nella chiesa sconsacrata di San Francesco al prato (ne uscì un meraviglioso disco live). Altri concerti con la Brass Band di Ray Anderson.
Lascia le figlie Laura Salomon e Lena Soloff, e tanti nipoti.
Un frame sui Blood, Sweat and Tears
(assieme ai Chicago la mia band epocale preferita)
Una delle più belle pagine della storia del mondo artistico del rock-jazz, di quelle novità musicali che non si possono dimenticare, con una prolifica serie di dischi. Sto parlando dei miei preferiti Blood, Sweat and Tears, super-band nata a New York nel 1967.
In un panorama variopinto di formazioni nascenti la storica band si è distinta per la propria traccia soud-fusion: gli antipodi del nascente “jazz-rock”.
Il nome, in italiano “sangue, fatica e lacrime”, venne coniato dal grande Al Kooper, ricordando di quel concerto in cui dovette esibirsi nonostante fosse ferito ad una mano. La rock-band sfruttò un sound più tenue, con basi jazz, forti di una fantastica sezione fiati (Lew Soloff alla tromba, dopo l’addio di Brecker).
I miei brani preferiti: “You’ve Made Me So Very Happy”, “Spinning Wheel”, “And When I Die”, “God Bless the Child”, “Got to Get You Into My Life”, “Hi-De-Ho” e “Lucretia MacEvil.
Blood Sweat & Tears
2/10/1969
David Clayton-Thomas: Lead Vocals
Steve Katz: Guitar, Hamonica, Lead Vocals
Bobby Colomby: Drums, Percussion, Vocals
Jim Fielder: Bass
Fred Lipsius: Alto Saxaphone, Piano
Lew Soloff: Trumpet, Fluegelhorn
Chuck Winfield: Trumpet, Fluegelhorn
Jerry Hyman: Trombone
Dick Halligan: Organ, Piano, Flute, Trombone, Vocals