Pantani arriva a teatro grazie all’opera di Davide Tassi

La figura del ciclista di Cesenatico sarà accompagnata, sul palco, dal prof. Sandro Donati, guru della lotta antidoping. Al Teatro Ambra di Roma l’evento.

Il Salotto rompe il lungo silenzio per straparlare di una singolare notizia nella quale è casualmente incappato girovagando nel web.
Il 12 di gennaio Pantani “arriva” anche in teatro. Sarà il discusso omino di Cesenatico l’argomento di una riflessione, titolata Avrei voluto essere Pantani, che un tal Davide Tassi porterà sul palco. Con lui, in qualità di ospite straordinario, il prof. Sandro Donati, il guru della lotta antidoping per antonomasia. L’opera parlerà ovviamente di doping, sarà una denuncia contro un sistema che sfrutta in tutti i modi i suoi protagonisti. La recita pare racconti di un uomo che voleva ribellarsi al sistema, non vi riuscì e finì per implodere nel tragico modo che tutti conosciamo.

Essa, credo, si prefigga di trasmettere un messaggio sovrapponibile con la perfezione morale. Del resto è sempre così quando c’è di mezzo il prof. Donati. L’ineffabile tecnico che con il suo instancabile lavoro ha demolito Nebiolo e Conconi, che ha messo in dubbio i risultati di alcune icone dello sport italiano da Cova alla Di Centa e che nulla ha risparmiato anche a Pantani. Per carità nessuna critica a Donati, la sua esperienza, la sua conoscenza sia in fatto di preparazione atletica sia in fatti di doping, la sua rettitudine morale e la sua incapacità di scendere a compromessi lo pongono sopra un piedistallo etico irraggiungibile, quel che però non riesco a comprendere è cosa c’entri lui con Pantani. O almeno mi viene difficile accostarlo al romagnolo se non in un ruolo contrapposto. Mi sorprenderebbe non poco sapere che anche lui “avrebbe voluto essere Pantani” e, nel caso, mi piacerebbe sapere cosa avrebbe fatto al suo posto.

Pantani e Donati pur appartenendo alla medesima galassia vivevano il tempo in modi completamente diversi. Il primo, l’atleta, cercava di vivere intensamente i momenti in cui si concentra inevitabilmente la brevità di una carriera sportiva. Lui faceva parte integrante del mondo delle due ruote, non poteva (ammesso che lo avesse voluto) far niente per cambiare l’ordine delle cose.
Pantani aveva probabilmente accettato “le regole” di un gioco che aveva alzato esponenzialmente il livello delle competizioni, il tutto con freni risibili. Attenzione, sia ben chiaro, Pantani poteva accettare o non accettare. Stop. Non aveva altre alternative. Gli atleti, oggi come allora, non ne hanno. Per loro il tempo è sempre troppo breve. 

Donati invece ha cercato di scardinare “il sistema”. Una vita vissuta ad inseguire uno sport “migliore”. Un lavoro instancabile che lo ha visto protagonista, con alterni risultati, da tempo immemore. Tutt’oggi lo vede in prima linea come consulente Wada, l’agenzia mondiale che si occupa della spinosa problematica doping. Non solo, ma è stato anche impegnato in sfide sul campo. La soddisfazione più grande, a suo dire, fu quella raggiunta portando al trionfo il limpido Mei sull’odiato Cova. Oggi ha accettato quella che lo vede impegnato nel recupero di Schwazer. Quest’ultima è quella che mi piace di meno, ha tutta l’aria di una vicenda che comunque vadano le cose avrà ragione lui.

I due, Pantani e Donati, non hanno avuto nessun punto in comune, anzi le loro linee erano parecchio divergenti. Donati non è un attore che interpreta un ruolo plasmando il messaggio che emerge dal copione. Donati è stato un preciso antagonista di Pantani.
Il suo ruolo lo vedeva seduto al “banco” degli accusatori, quale sarà quello di oggi sul palcoscenico? Lui che di certo non ha mai pensato di essere Pantani.
Donati, che ha ben compreso che Marco non riuscì mai a buttarsi ipocritamente alle spalle Madonna di Campiglio, forse avrebbe fatto meglio a non partecipare in prima persona alla rappresentazione del dramma del romagnolo. 

Il suo ruolo gli imporrà di puntare il dito per l’ennesima volta contro chi nulla poteva fare allora e men che meno oggi può ribattere perché non è più qui con noi.

Anche in questo caso finirà per avere facilmente ragione lui
Mi piace ancor di meno.

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