Media e verità processuale: Raffaele Sollecito a Acireale

Un incontro, a Acireale, “In nome del popolo italiano. Assolti dalla legge condannati dalla società? Tra distorsioni dei media e verità processuali”. Ospite d’onore: Raffaele Sollecito

IMG_4544

“Quello che è successo a me, può accadere a qualsiasi cittadino.  Io oggi sono qui per raccontare la ‘mia’ storia.  Ho subito 8 anni di angherie. Per le nostre caratteristiche, io e Amanda Knox siamo stati messi al centro di un circo mediatico, i giornalisti non riportavano ciò che succedeva all’ interno dell’aula del tribunale o, gli atti, ma i fatti della mia vita privata. Oggi, sono libero e innocente come deciso in via definitiva dalla Cassazione”. Così Raffaele Sollecito ha esordito all’incontro con i giornalisti a Acireale, in provincia di Catania, all’incontro “In nome del popolo italiano. Assolti dalla legge condannati dalla società? Tra distorsioni dei media e verità processuali”

IMG_4547Raffaele Sollecito è stato al centro della vicenda giudiziaria per l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese in Italia e uccisa nel 2007. Per l’omicidio è stato condannato in via definitiva l’ivoriano Rudy Guede. Ma prima, in primo grado, invece, era stato condannato proprio Raffaele Sollecito, insieme ad Amanda Knox.  Un iter processuale travagliatissimo, è stato assolto in Appello nel 2011, di nuovo condannato nel 2014 dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado e assolto in via definitiva dalla Cassazione il 27 marzo del 2015 «per non aver commesso il fatto».  Sollecito sottolinea che il suo caso poteva concludersi molto prima e nel suo libro, dove racconta la sua storia, “Un passo fuori dalla notte”, edito dalla Longanesi,  lo  definisce “Un caso giudiziario incredibile e grottesco”.

Nella conferenza che si è svolta a Acireale erano presenti:  Flavia Panzano, giudice del tribunale di Catania e componente della giunta distrettuale Anm di Catania, Enrico Trantino, avvocato del Foro di Catania e presidente della Camera penale di Catania ‘Serafino Famà’, Mario Barresi, giornalista del quotidiano La Sicilia. L’incontro è stato organizzato dai consiglieri comunali Sabrina Renna e Riccardo Castro. Hanno moderato e coordinato gli interventi: Enzo Di Mauro, avvocato del Foro di Catania, e Mario D’Anna, fondatore di Fancity.

IMG_4488Raffaele Sollecito si è prestato a rispondere ai microfoni di Globus Television

Perché il titolo “Un passo fuori dalla notte”?

“Questo è il primo passo che faccio per riscattare la mia immagine, si è scritto molto di me senza sapere in realtà i fatti sulla mia persona, il mio carattere, le mie aspirazioni, ha parlato, soprattutto, il pregiudizio e non la mia voce. In secondo luogo, racconto una storia triste e drammatica con l’obiettivo di farla conoscere a più persone perché quello che mi è accaduto potrebbe succedere a chiunque.”

Qual è stato il tuo percorso psicologico all’interno del carcere?

Io ho vissuto 6 mesi in isolamento e tre anni e mezzo in un carcere di massima sicurezza. È stata un’esperienza impossibile. Non so cosa sia stato, o chi mi abbia dato la forza, sicuramente ci sono stati una serie di equilibri che mi hanno aiutato, la speranza, soprattutto, di far luce e far emergere la verità.  Ho subito soprusi, sono stati lesi i miei diritti, quindi, ho ritenuto opportuno mettere da parte la mia vita e concentrarmi nel far emergere i reali fatti di questa vicenda.

Oggi chi è Raffaele Sollecito?

Sono un ingegnere informatico sto portando avanti un mio progetto grazie all’aiuto del professore Milani, che è citato all’interno del mio libro, così potete avere maggiore contezza di chi sia. Inoltre, sono diventato un personaggio pubblico che non ha paura di mettersi a nudo, non ha paura d’affrontare la gente. Non ho timore, in realtà, voglio regalare a tutti uno spunto, la mia storia per non far capitare a nessuno quello che è successo a me.

Servizio a cura di Antonella Guglielmino:

Ad aprire i lavori il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, su invito del moderatore Mario D’Anna, che ha posto l’accento non solo sulla giustizia, ma anche per la comunicazione, che molte volte amplifica la notizia, scivolando nel gossip e distorsioni. Dopo i saluti e le motivazioni che hanno portato a invitare Raffaele Sollecito da parte dei due consiglieri comunali Sabrina Renna e Riccardo Castro, ha preso la parola l’avvocato penalista, anch’egli coordinatore della serata, Enzo Di Mauro, che ha spiegato il perché IMG_4512chiamare l’evento “In nome del popolo italiano”, la risposta è semplice perché tutte le sentenze iniziano con questa frase, ma molte volte la distorsione mediatica non riscatta l’individuo che prima era imputato, poi accusato e, infine prosciolto da una sentenza dell’ultimo grado di giudizio cioè la Cassazione. Molte volte molti media danno molto risalto al momento dell’accusa, ma non danno maggiore enfasi una volta concluso il processo.

Sollecito ha chiarito che Patrick Lumumba era il datore di lavoro di Amanda Knox, che lo conobbe la prima volta che andò al bar dove lavorava la ragazza per invitarla a una passeggiata dopo il lavoro. Amanda Knox, Sollecito e tutti gli altri che abitavano nella casa, in Via Della Pergola, gli amici, furono chiamati in questura: Raffaele Sollecito sottolinea che non abitava in quella casa, ma abitavo in Corso Garibaldi, in un’altra parte anche se le due case distavano 5 minuti a piedi. In via Della Pergola abitava: Amanda Knox, Meredith Kerchner, Laura Mezzetti, Filomena Romanelli.

IMG_4529Flavia Panzano, giudice del tribunale di Catania e componente della giunta distrettuale Anm di Catania, nel suo intervento ha scisso il momento delle indagini, oggi supportati pure dalla scientifica, che seguono delle regole ben precise, scadenzate e dall’altra parte c’è il processo mediatico che inizia in maniera impetuosa senza regole. L’avvocato Enrico Trantino, invece, mette in risalto che “Oggi quando si comprende di essere imputati, il soggetto deve munirsi  subito di un buon avvocato e di un buono ufficio stampa, poiché la deformazione è tale che devi difenderti su entrambi i fronti”. Ha trovato il libro di Raffaele Sollecito, inizialmente mosso da un po’ di snobismo intellettuale, assolutamente didattico, si sottolineano o meglio vengono evidenziati alcuni aspetti che gli avvocati danno troppe volte per scontate, come il rapporto avvocato cliente o il rapporto con l’assistito nella condizione carceraria.”

IMG_4491Bisogna distinguere tra chi fa giornalismo serio e chi cerca di far aumentare lo share con notizie sensazionalistiche prive di fondamento, così come ha sottolineato Mario Barresi, giornalista de La Sicilia, infatti, nel suo primo intervento ha sottolineato che “Fa parte dell’Ordine dei giornalisti, deve seguire le regole deontologiche ho delle regole deontologiche da rispettare, non sono Barbara D’ Urso. Il limite è la deontologia, il rispetto delle regole”.

Raffaele Sollecito ha risposto al pubblico con estrema schiettezza, alle domande dell’editore di Globus Magazine, Enzo Stroscio, ha risposto che in 8 anni la famiglia di Sollecito ha speso1 milione e duecentomila euro circa e durante la carcerazione non ha avuto nessun sostegno, ma è stato lasciato alla mercé di se stesso.

Adesso è iniziato il suo primo passo fuori dalla notte!

IMG_4479

a Cognita Design production
Torna in alto