L’ISIS contro il mondo: nel 2015 colpite Parigi, Beirut, Egitto e Kenya

Alta concentrazione di stragi nel 2015: nel mirino Francia e Africa.

La  strage di Parigi, rivendicata dall’ISIS lo scorso venerdì 13 novembre, purtroppo non è la sola a portare il marchio del terrorismo islamico. Soltanto il giorno prima a Beirut, nel Libano, si sono contati 41 morti e 100 feriti a causa di un attentato nella parte sud della città durante il quale dei kamikaze si sono fatti saltare in aria e una motocicletta con dell’esplosivo è stata collocata dai soldati del califfato nella sede degli Hezbollah, un partito politico frutto della rivoluzione iraniana del 1979. Secondo l’agenzia nazionale libanese Nna l’attentato è stato rivendicato da un gruppo di estremisti islamici sunniti per punire gli Hezbollah, intervenuti a fianco del regime del presidente siriano Bashar al-Assad. Questo è stato definito come il più grande attentato commesso dai jihadisti sunniti dell’ISIS in Libano dopo la Guerra Civile durata dal 1975 al 1990.

Andando indietro nel tempo, lo scorso 31 ottobre, un’altra sciagura di matrice islamica ha colpito l’Egitto: un aereo russo è precipitato in Sinai causando la morte di 224 persone e l’ipotesi che si va rafforzando sempre di più, stando ai dati riportati dall’Ansa, è quella di un attentato terrorista, sospetto sostenuto da Londra, Washington e Israele. L’inchiesta è in corso e, secondo quanto riportato dal New York Times, l’FBI ha acconsentito di collaborare con le autorità russe nelle indagini per fare luce sull’ennesima tragedia terroristica. Il Corriere della Sera ha annunciato che a giorni si attendono i risultati delle perizie sui frammenti dell’aereo e dei test chimici su eventuali tracce di materiale esplosivo.

E ancora l’Africa è stata colpita lo scorso aprile 2015 quando un college universitario del Kenya è stato lo scenario ideale di un’altra strage jihadista, causando la morte di 147 persone e 300 dispersi. L’obiettivo: colpire gli studenti cristiani dell’Università di Garissa in Kenya. Un commando di Shabaab somali, dopo aver fatto irruzione nei locali del campus universitario, hanno separato gli studenti mussulmani da quelli cristiani e questi ultimi massacrati dai mitra senza pietà.

Queste stragi si sono concentrate in un solo anno e, a parte la brutalità con cui sono state eseguite, ciò che salta all’occhio è un fattore che le accomuna tutte: i fondamentalisti islamici anziché colpire grandi eventi o manifestazioni, come ci si aspetterebbe, mirano a gente comune in situazioni ordinarie.

Analizziamo gli obiettivi di queste ultime stragi: la strage di Parigi ha colpito ragazzi e studenti di venerdì sera in un locale e durante un concerto, a Beirut i kamikaze si sono fatti saltare in aria in una strada pubblica nel quartiere sud della città, l’aereo precipitato in Egitto ha colpito “a caso” 224 vittime e l’attentato del Kenya di questa primavera ha colpito ragazzi di un campus universitario intorno alle cinque del mattino.

Parola d’ordine dell’ISIS non è solo colpire l’Occidente, ma colpire chiunque non sposi la sua ideologia fondamentalista e seminare la politica del terrore un po’ per tutto il mondo. Ora, alla luce dell’ideologia estremista e fondamentalista dell’Isis, dove in nome di Allàh è necessario sradicare tutto ciò che non è islamico e nulla lascia spazio al dialogo fra le culture, tenendo conto della brutalità e della furia omicida con cui le cellule terroristiche agiscono, considerando che già nel 2001 quando Oriana Fallaci scrisse  “La rabbia e l’orgoglio”, aveva in un certo senso previsto la situazione degenerativa attuale, com’è possibile che in tutto questo tempo i fondamentalisti islamici padroneggiano con estrema facilità armi di ogni tipo? Che ne è dei controlli e della sicurezza? Si tratta davvero di una situazione che può essere circoscritta alla religione islamica o quest’ultima è solo la punta di un ice-berg ancora più grande? Fatti e quesiti rimangono, così come il ricordo di tutte le vittime innocenti.

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