Jeff Bezos di Amazon ha comprato il ‘Washington Post’ per 250 milioni di dollari

Sabato scorso il Boston Globe è stato venduto per un nulla al proprietario della squadra del Liverpool, oggi è arrivata la seconda grossa acquisizione di un quotidiano importante da parte di un altro eccentrico miliardario

 

Jeff Bezos, fondatore e Ceo di Amazon, ha comprato il Washington Post per 250 milioni di dollari. Dopo che la notizia si è diffusa, il neo proprietario ha inviato una lettera ai dipendenti per spiegare il futuro del giornale:

Il dovere principale del giornale resterà quello di soddisfare i suoi lettori e non gli interessi privati dei proprietari. Noi continueremo a seguire la verità ovunque essa ci condurrà, e continueremo a lavorare sodo per non commettere errori. Ci saranno ovviamente dei cambiamenti nei prossimi anni. Questo è fondamentale, e sarebbe successo con o senza la nuova proprietà. Internet sta trasformando il business delle notizie, erodendo fonti di reddito a lungo affidabili, e consentendo nuove forme di concorrenza, alcune delle quali abbassano o addirittura cancellano i costi nella raccolta delle notizie. Non ci sono strade prestabilite e tracciare un sentiero da percorrere per il futuro non sarà facile. Avremo bisogno di inventare, quindi avremo bisogno di sperimentare.

C’è però da dire che Bezos ha comprato solo il giornale, non il gruppo The Washington Post Co.; per di più l’acquisizione è a titolo personale quindi Amazon non ne diventa proprietario.

Le critiche sono state subito ferocissime, soprattutto riguardo al confronto con il miliardo di dollari pagato da Yahoo per acquisire Tumblr e di Facebook per Instagram. Alcuni media americani hanno addirittura visto la cosa come una possibile minaccia alla democrazia rappresentata da “miliardari egocentrici e maniaci dell’acquisto di giornali”. Non è ovviamente così ma si potrebbe tranquillamente pensarlo: sabato scorso la New York Times Company ha annunciato di aver venduto il Boston Globe a John Henry, proprietario dei Red Sox e della squadra di calcio del Liverpool, per la follia di 70 milioni di dollari. Nel ’93 il Times comprò il Globe per 1.1 miliardi, il prezzo più alto mai pagato per un quotidiano americano.

Matthew Yglesias di Slate, testata che fa capo al The Washington Post Co., vede la mossa di Bezos molto positiva e ne scrive una lucida analisi: «Prima di tutto è importante fare chiarezza su cosa Bezos ha comprato e cosa no.spiega il giornalistaNon ha comprato il The Washington Post Co., che ha lo stesso nome del quotidiano ma le cui principali entrate arrivano dal ramo dell’istruzione, dalle tv via cavo, dal campo dei servizi agli anziani e dall’industria. The Washington Post Co., che dovrà cambiare nome, possiede Slate, Foreign Policy e The Root, che non sono stati venduti. Bezos ha comprato il giornale a titolo personale e in quanto proprietario esclusivo del Post potrà perseguire le sue idee, nel bene o nel male, senza dover rendere conto agli azionisti di Amazon. Sarebbe sciocco sostenere che la crescita dell’azionariato diffuso sia la principale causa dei problemi della stampa statunitense. Ma bisogna riconoscere che i lavori più rilevanti sono arrivati da giornali con una forte proprietà familiare: i Sulzbergers a New York, i Chandlers a Los Angeles, i McCormicks a Chicago e i Grahams a Washington. Tutti loro hanno cercato di ottenere dei profitti, ma erano proprietari di un quotidiano proprio perché volevano essere proprietari di un quotidiano e avevano una visione giornalistica. Ora crescono le pressioni perché i giornali vadano in borsa, ma questa opzione, collegata alle novità tecnologiche, crea una cattiva sinergia. La mossa di Bezos è quella più adatta al panorama dei mezzi d’informazione del ventunesimo secolo. Questa transizione non dev’essere considerata la fine di un’era ma un necessario ricambio di chi esercita il controllo».

WaPo, esattamente come tutti i giornali americani di successo, è stato negli anni un continuo susseguirsi di ribaltoni e sorprese. È nella storia del Post la chiave di lettura più efficace.

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