Intervista alla poetessa, Grazia Dottore

Grazia Dottore,  premi alla carriera assegnati da Centro arte e poesia Catania 2020, Associazione culturale S. Bartolo Firenze 2020, Onda marina Associazione Culturale per l’identità siciliana Acireale 2021, Associazione culturale Billeci Borgetto 2023.

Qual è lo stato di “salute” della poesia oggi?

La poesia oggi circola sicuramente di più, soprattutto nei caffè letterari, nei reading organizzati dalle varie Associazioni culturali e nei concorsi ad hoc predisposti. Non credo, però, sia in salute, viene mercificata dietro paraventi di perbenismo e di strane connivenze. Spesso non si scrive per bisogno di sfogare la propria creatività, quanto per fare sfoggio di qualcosa. La qualità, spesso, lascia a desiderare”.

Grazia, per te cosa è la poesia?

“La poesia è la voce dell’anima, è la voce del nostro inconscio, è un grido di dolore o un canto di gioia. Non sono del tutto d’accordo con chi dice che la poesia salverà il mondo, ci vuole ben altro perché ciò avvenga. Ma la poesia apre un mondo sui propri sentimenti, sulle proprie emozioni, sui problemi sociali e ambientali. Ogni poesia, se ben strutturata, lancia un messaggio, dà uno scossone a riflettere, fa diventare percepibili le emozioni provate dal poeta nello scrivere quei versi, affascina e lascia una sensazione di piacevolezza o un insegnamento. È proprio sul messaggio che vuole veicolare, il poeta si concentra e cerca di semplificare, coi suoi versi, concetti altrimenti difficili da far comprendere. È come se la musicalità e l’armonia riuscissero a far volare le parole dentro le menti di chi ascolta”.

Sei, oltre che poetessa e scrittrice, anche professoressa di lettere. Tre insegnamenti di vita che daresti ai tuoi alunni?

“Direi meglio, insegnamenti che ho dato, tante volte, nel corso della mia professione e che ritengo fondamentali: Non c’è poesia più bella della vita. Amare la vita, sempre e nonostante tutto, è il segreto per vivere bene. Non bisogna buttare via neanche un giorno, perché ogni minuto è sacro e irripetibile. Leggere, leggere e ancora leggere. Essere curiosi di tutto, essere affamati di cultura, come sosteneva il mio professore universitario Gino Raya, ideatore di un suo movimento letterario, il “Famismo”. Ovviamente per curiosità intendo quella buona e sana, non il pettegolezzo, la spazzatura che gira in TV e sui social. Il rispetto e l’educazione che non sono degli optionals. Viviamo in un mondo in cui chi grida crede di avere più ragione; chi imbroglia crede di essere più furbo; chi delinque crede di poter calpestare tutto e tutti. È un mondo che gira all’incontrario, è un mondo in declino. Bisognerebbe che ciascuno di noi imparasse le regole fondamentali del vivere insieme e della moralità”.

Titoli dei tuoi libri di poesia, scegli una poesia e spiegala ai lettori di Globus.

Tra le nuvole e le viole (in lingua italiana) Vampuzzi e spisiddi (in lingua siciliana) Scelgo la lirica Emozioni (Tratta dalla prima silloge)

Il frangersi dell’acqua sugli scogli in gocce e spruzzi mi scuote. Nel vorticoso turbinio di colori mi vedo avvinta attratta sedotta affascinata dai ricordi. I pensieri si impennano si capovolgono vengono trasportati inconsapevolmente dalle acque rapide e violente. Attaccati alla pietra scivolosa scossi dall’impeto della corrente si alzano in piedi vacillando e deboli ripiombano a terra. Alzano la testa per dare un ultimo sguardo poi si volgono obbedienti spariscono. L’anima pur se agile si ferisce sulle rocce appuntite come denti di squalo.

Mi riferisco ai pensieri, che tornano spesso nella mente, costantemente e inevitabilmente, come l’acqua del mare che si infrange sugli scogli. Ma la nostra determinazione deve avere la meglio, deve riuscire a cacciarli via per non vivere nel passato e per avere gli occhi sempre rivolti al futuro, al miglioramento, alla vita”.

Hai scritto anche una raccolta di racconti brevi per ragazzi. Ne parliamo?

L’orco non è solo nelle fiabe. Sono storie di donne che hanno incontrato nella loro vita un “orco” camuffato da “amore” con il quale hanno combattuto una dura battaglia, a volte vincendola, a volte perdendola. A ogni storia è collegata una scheda didattica, con ampio corredo di esercizi anche con collegamenti interdisciplinari, finalizzata a comprenderne bene il testo, ad arricchire il lessico personale e a riflettere su questo problema sociale”.

Scuola, librai, media, editori, poeti: di chi è la responsabilità se la poesia si legge così poco?

“La domanda non può avere risposte scontate e, senza voler scatenare inutili polemiche, mi sento di dire ciò che penso in realtà. La famiglia è il primo nucleo educativo, in cui i bambini dovrebbero apprendere i rudimenti basilari di comportamento, seguita dalla scuola che dovrebbe insegnare il metodo di studio e avviare alla scelta consapevole della strada che si vuole intraprendere. Qualche scuola organizza corsi di scrittura creativa con l’intento di far sorgere la curiosità di provare a scrivere in versi o in prosa pensieri sul foglio bianco. Credo in queste attività perché i ragazzi hanno tante capacitò latenti che hanno bisogno di esplodere. Un discorso a parte meritano i media che rendono la vita troppo facile, ma che non fanno bene ai ragazzi e, spesso, neanche agli adulti. Oggi si fa confusione tra realtà quotidiana e realtà virtuale. Mi spiego meglio: un tempo eravamo strutturati in modo diverso. Avevamo i libri di scuola, una piccola collezione di libri per ragazzi sullo scaffale, un’enciclopedia, qualche rivista. Ma tutto questo “poco” ci aiutava a studiare, leggere, inventare, ricercare, apprendere. La nostra fantasia rendeva ogni testo unico. Ogni poesia veniva scandagliata parola per parola, soppesata, interpretata e si riempivano pagine e pagine di parafrasi e commento dei versi di quei poeti che tutti amiamo. E i genitori non svolgevano i nostri compiti. Oggi un motore di ricerca qualsiasi fornisce il piatto cotto e mangiato! Copia e incolla ed è fatto. Cosa può restare nella mente di un adolescente se non c’è lo sforzo del capire ciò che è scritto? Se non c’è stata la fatica e il piacere di immergersi nelle parole? E se tutti ci sentiamo poeti solo scrivendo qualche pensiero in versi e pubblicandolo in self publishing o sui social, anche gli editori a pagamento dovrebbero essere più selettivi nei confronti di chi scrive, senza mandare in stampa orrori pieni di errori da far rabbrividire (allitterazione voluta e consapevole!). Molti librai hanno, negli ultimi anni, trasformato la libreria in un posto di incontri e confronti, organizzano reading e presentazione di libri offrendo interessanti pomeriggi. Essere immersi tra i libri, sfogliarne le pagine, legger qualche frase è sicuramente un ottimo svago per la mente e lo spirito”.

Cosa occorrerebbe fare per appassionare alla poesia?

“Dobbiamo far riflettere i giovani, diamo loro gli strumenti per ricominciare ad amare a leggere e a scrivere. In versi o in prosa, poco importa. Dobbiamo far uscire fuori ciò che hanno dentro, gioie e dolori, delusioni o amarezze. Lo scrivere aiuta più del parlare perché, davanti a un foglio bianco, ci si confessa”.

Per chiudere l’intervista regalaci qualche tuo verso amato.

… il sole volge al tramonto,

la vita si dilegua scandita dai ricordi,

svanisce il tempo

come schiuma di mare.

(Da “All’ombra dei mandorli in fiore”)

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