I siriani… affare scomodo

Amnesty denuncia migliaia di rifugiati siriani rimpatriati con la forza dalla Turchia verso zone di conflitto in Siria. Ankara ribatte. Preoccupazione  dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), che parla di  “troppe gravi lacune”. Intanto cresce il popolo dei disperati e dei morti

SIRIA.PROFUGHI

Chi scappa da guerre, vessazioni  le migliaia di persone che fuggono sono diventati un fardello scottante per tutte le nazioni, o meglio per quei Paesi dove  questi ‘disgraziati’ approdano via mare o terra. Puntuale, ahimè,  arriva la denuncia Amnesty International, infatti, secondo una nuova ricerca condotta dall’organizzazione per i diritti umani nelle province al confine meridionale della Turchia, dalla metà di gennaio le autorità turche hanno radunato ed espulso quasi ogni giorno verso la Siria gruppi di circa 100 uomini, donne e bambini siriani. I ricercatori di Amnesty International, inoltre,  hanno raccolto molteplici testimonianze di respingimenti su vasta scala nella provincia di Hatay, a conferma di una pratica che è un segreto di Pulcinella nella regione.
Tutti i rimpatri forzati verso la Siria sono illegali secondo il diritto della Turchia, quello dell’Unione europea e quello internazionale.

L’Ong ha raccolto le testimonianze di numerosi siriani, soprattutto nelle province di confine, cui in molti casi è stata anche negata la registrazione che attribuisce lo status di protezione temporanea, necessario per accedere ai servizi minimi, dalla sanità all’educazione.

Preoccupazione rilanciata anche dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), che parla di “troppe gravi lacune” sia in Turchia che in Grecia.

In merito alla questione pubblichiamo un  comunicato dall’ambasciata di Turchia  a Roma in cui si respingono con forza le accuse di Amnesty.

“Recentemente alcuni organi di stampa hanno riportato le accuse da parte di Amnesty International sui rimpatri forzati dei siriani dal nostro paese. Tali accuse, che i portavoce della stessa organizzazione hanno pronunciato anche durante varie trasmissioni televisive, non rispecchiano assolutamente la realtà.

“La Turchia adotta la “Politica della Porta Aperta” da più di cinque anni nei confronti dei siriani in fuga dalla guerra in corso nel loro paese. Inoltre,rispettiamo rigorosamente il principio del “non respingimento” alla frontiera nell’ambito delle nostre responsabilità e dei nostri impegni internazionali, senza alcun cambiamento di posizione.

“Conseguentemente a tale politica, il nostro paese ospita oggi più di 2.7 milioni di siriani. 270 mila siriani attualmente ospiti nei 26 centri di accoglienza temporanea istituiti in 10 città turche ricevono cibo, cure mediche, educazione, sostegno psicologico e formazione professionale; e partecipano alle attività sociali. Hanno diritto all’educazione ed alle cure mediche gratuite anche i siriani che vivono fuori dai Centri di Accoglienza, a cui è stato concesso lo status di asilo temporaneo.  La Turchia compie tutti i passi necessari per il miglioramento delle condizioni di vita dei siriani. In tale ottica, a partire dal 15 gennaio 2016 i siriani possono ottenere anche il permesso di lavoro.

“La Turchia è il paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo. Questa situazione è la chiara dimostrazione del fatto che il nostro paese rispetta meticolosamente il principio del “non respingimento”. Neghiamo fermamente ogni accusa di costrizione o di incoraggiamento al rimpatrio volontario dei siriani nel loro paese.

“In conformità con le sue responsabilità nell’ambito del diritto internazionale, la Turchia è determinata nel continuare ad offrire asilo ai siriani in fuga dal proprio paese a causa della violenza e dell’instabilità. Accogliamo con rammarico la diffusione di notizie di questo tipo nell’opinione pubblica da parte di alcuni paesi che hanno addirittura chiuso le proprio frontiere con il filo spinato per non accogliere i rifugiati, mentre la Turchia sta mettendo tutte le sue risorse a disposizione dei siriani.”

E,  intanto, tra accuse e denunce il popolo dei disperati continua a crescere, secondo l’organizzazione internazionale delle migrazioni, Oim, nei primi mesi dell’anno,  sono 170.000 i migranti e irifugiati che sono arrivati via mare, crescendo il numero di chi vede spegnere la propria vita tra le onde del mare, circa 620.  

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