Fabio Genduso, musicista e scrittore di Palermo

Fabio Genduso; l’ingegnere dal cuore pulsante d’arte, ha scritto tre racconti uniti da un filo conduttore: “Canti di Spartenza” “Cattivi Sapori” “Il Clarinettista”. La sua musica  la potrete ascoltare   su youtube seguitissima soprattutto  da un pubblico variegato.

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Come ti approcci ad un testo da te scritto? Ogni autore è diverso e ognuno ha un suo stile, quali sono le maggiori difficoltà?

“Non credo di aver avuto, almeno finora, il terrore della pagina bianca. Ho scritto sempre sotto una specie di “urgenza”, altrimenti non ci provavo nemmeno. Non la chiamerei ispirazione, ma proprio urgenza. In generale, quando sento un argomento con particolare intensità, dopo aver riflettuto sui fatti, sugli eventi correlati, mi capita di sentirne l’urgenza di scriverci su, di mettermi davanti al monitor ed iniziare. A volte prendo degli appunti su carta. Lascio che l’immaginazione vada avanti liberamente. Una volta iniziato, la prima stesura viene fuori tutta assieme,  praticamente di getto oppure confinata al massimo in due distinte sessioni di scrittura ravvicinate. Una volta che il momento “catartico” della scrittura è esaurito, viene quello delle necessarie limature, riletture, delle riscritture di intere parti, delle revisioni affinché l’idea iniziale sia espressa al meglio delle mie possibilità. Ciò vale non solo per i racconti, ma anche per tutti gli altri scritti di riflessione personale, quelli che non devo necessariamente condividere con gli altri”.

Quando hai deciso di fare anche lo scrittore? Cioè, è stata una necessità che ha preso il sopravvento?

“Penso che definirmi scrittore sia un azzardo. Non credo di esserlo, soprattutto per la mancanza di una certa continuità. Mi considero un buon lettore di lungo corso che però ha avuto ed ha una frequentazione anche con la scrittura. In verità, ho un rapporto quasi quotidiano con la scrittura, questo si, ma una cosa è scrivere per necessità di lavoro, o perché si vogliono fissare delle impressioni nel momento in cui nascono, ben altro è mettere insieme un racconto che abbia una struttura, mettere in campo dei personaggi che abbiano una psicologia ben definita ed approfondita. Ci provo, questo si. I pochi amici che mi hanno letto, mi hanno detto che, a loro giudizio, il risultato è buono, interessante, coerente e coeso. Parole loro, molto lusinghiere delle quali ovviamente li ringrazio, ma non mi ritengo uno scrittore vero. Bisogna avere sempre rispetto e timore reverenziale per l’arte.

I testi dei tre racconti scritti, sebbene molto differenti tra di loro sono nati da esperienze di vita, dalle suggestioni di racconti altrui, da una profonda empatia con vite vissute da miei conoscenti, da amici, oppure da perfetti estranei che la raccontavano su un treno durante un lungo viaggio. Non penso che ci si possa limitare solo ad esperienze di vita in prima persona. In fondo, quando si inventa una storia si inventa una vita ex novo e non deve per forza essere la vita che si è vissuto. Si tratta i racconti anomali, in cui non ci sono descritti eventi particolari, non ci sono delle storie che accadono in senso stretto. Ovvero ci sono, ma sono collaterali alla narrazione. I personaggi principali dei tre racconti che ho scritto hanno tutti una specie di dialogo interiore con sé stessi, cercano una ragione d’essere ricordando le vicissitudini dei loro “rapporti amorosi disfunzionali”, ormai giunti al termine, con una tremenda ed urgente necessità di traccia un bilancio, a volte con la necessità di condannare, condannarsi o auto assolversi. Non ci sono né personaggi positivi, né personaggi negativi. Ci sono uomini e donne che, giorno dopo giorno, cercano una motivazione per andare avanti, a volte perfino rivendicando il diritto ai fallimenti, avverso un contesto sociale che spesso esalta le individualità nella misura in cui sono vincenti ed i miei personaggi di vincente non hanno proprio nulla. Per questo essi si trovano in una profonda condizione di solitudine al limite dell’autoreferenzialità. I tre racconti si intitolano rispettivamente “Canto di Spartenza”, “Cattivi Sapori” e “Il clarinettista”. Non saprei dare un titolo a questa raccolta. Mentre li ascrivevo mi sovveniva  “Amori senza amore”, ma è stato già usato da Pirandello o anche “Amores Perros”, ma è già il titolo di un mirabile film di Andrea Gonzales Inarittu. Insomma, sono ancora a caccia dell’idea giusta”.

…e con la musica sei anche un musicista; qual’è il filo conduttore che lega la tua arte con la tua professione di ingegnere elettrico?

“Mi sono diplomato in chitarra classica sotto la guida del Maestro Giuseppe Violante nell’ormai lontano 1994 e poi sono rimasto in conservatorio altri due anni, per fare il mio tirocinio post diploma. Nel frattempo insegnavo musica ed in particolare chitarra nelle scuole medie ad indirizzo musicale. Mi mantenevo agli studi in questo modo presso la facoltà di Ingegneria a Palermo. Si può dire quindi che io sia nato prima come musicista e professore di musica che come ingegnere elettrico. Il mio approccio alla scrittura musicale è stato progressivo. Sto ancora studiando nel tentativo di perfezionarmi.

Ho iniziato come arrangiatore per i ragazzi della mie scuole. Nell’ultimo anno da insegnante di musica arrangiai tre brani celebri per l’orchestra scoalstica dell’I.C. “Pestalozzi Cavour” tre brani che poi eseguimmo, sotto la mia direzione, alla Rassegna Nazionale delle scuole ad indirizzo musicale che si tenne a Mirto, in Provincia di Messina, mi pare nel 2016. Ci classificammo secondi e fu una bella esperienza oltre che una gran soddisfazione per i ragazzi, ma anche per me. Avvenne l’anno prima della mia immissione in ruolo come docente di materie tecniche alla scuola superiore. Poi arrivarono arrangiamenti via via sempre più ambiziosi, con organico sempre più “sostanzioso” fino ad arrivare all’orchestra completa.

Col tempo poi mi volli cimentare nella scrittura di musiche interamente originali. Iniziai con una Sonata per due chitarre (non potevo non partire dal mio strumento elettivo) recuperai alcuni frammenti scritti all’età di sedici anni e  li sviluppai on rinnovata consapevolezza, con la necessaria maturità e con la tecnica che sto ancora cercando di affinare. I primi esperimenti con un sequencer mi permisero di sperimentare più in grande. Adesso continuo ancora disponendo di una nuova libreria di suoni campionati. Non è la migliore del mondo, ma mi consente di lavorare, sia pure con una certa penuria di mezzi. Mi sforzo di compensare la “mancanza di realtà” di quei suoni con la mia immaginazione, figurandomi dentro come suonerebbero davvero. Del resto, ho in me due ingredienti fondamentali. Il desiderio di “creare”, a prescindere, e molte idee da mettere ancora su carta. Non disponendo di una vera orchestra, sfrutto le mie conoscenze di ingegneria per produrre in proprio dai suoni campionati, come già accennato, le mie musiche. Procedo con un lavoro certosino che va dalla scrittura, nota per nota, fino alla sintesi sonora ed al missaggio finale. Magari troverò dei suoni ancora migliori o chissà, perché no, una vera orchestra che vorrà suonare queste musiche, un giorno. Intanto studio da autodidatta la tecnica della strumentazione e dell’orchestrazione per continuare a migliorare sempre”.
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Ci parli in particolare di cosa ha scritto; so che ha scritto delle sinfonie, una suite in 5 tempi. Potrebbe scendere nei particolari dandoci delle notizie e spiegazioni più accurate?

“Ho iniziato a scrivere musica in modo più serio dal 2010. Non ho al mio attivo molte “opere”, anche perché si tratta di una attività che relego al tempo libero, quando finisco di lavorare o nei periodi di vacanza. Dopo un primo tentativo embrionale, mi sono cimentato nuovamente con la Rapsodia e Passacaglia per chitarra ed Orchestra (https://www.youtube.com/watch?v=IeZTZfevHDo ) Incoraggiato dai pareri positivi degli amici, ho iniziato a cimentarmi in opere di più vasto respiro e di durata maggiore come ad esempio la Suite orchestrale in 5 movimenti. La suite ricalca la musica a programma ed è strutturata come un’ideale giornata in cui un ipotetico protagonista che inizialmente si trova addormentato a sognare una storia di fate di un mondo incantato. Uno di quei sogni che si fanno quando inizia ad albeggiare, ma tutto è ancora fermo. Non a caso questo primo movimento si intitola “Fairy Tale in the Dark Forest” (https://www.youtube.com/watch?v=NnzCMFIKkBc ). Seguono poi dagli altri movimenti che descrivono altrettanti momenti di questa immaginifica giornata: “Risvegli” (https://www.youtube.com/watch?v=1cy76wAzpWU ), “Sunset over the Ocean” (https://www.youtube.com/watch?v=aP0PJhw2Ycg ) e “Serenata concertante nello stile di John Barry” (https://www.youtube.com/watch?v=cz7bG5Al5ow ).

Ho voluto continuare con altri pezzi per orchestra le cui atmosfere fossero un po’ quelle classiche, un po’ quelle delle colonne sonore. La musica da film è stata sempre un riferimento per me. Uno degli esperimenti più riuscirti in tal senso è stato “Manfredi di Sicilia” (https://www.youtube.com/watch?v=3VyLVLWuM9U ). In questo brano, partendo dalla suggestione e dalla memoria di un canto dantesco del Purgatorio, quello in cui Dante incontra proprio Manfredi di Svevia, ho costruito un brano partendo dalle citazioni di due notevoli musicisti ed autori di musiche da film: Zibignew Preisner ed Hans Zimmer. Citando i loro temi ho dapprima improvvisato e poi costruito una ideale colonna sonora per un film in costume di ambientazione storica, a carattere epico. Armonicamente parlando è un brano volutamente semplice che ha il suo maggiore punto di forza nelle atmosfere che cerca di richiamare sottolineate da un lavoro di costruzione e sviluppo.

Su questa falsariga ho scritto successivamente “A view to Bologna, Promenade” (https://www.youtube.com/watch?v=UhT-2mu-t-Y ) omaggiando due amici che vennero a visitarmi una sera che mi trovavo priorio in quella città e poi “Space Romance” (https://www.youtube.com/watch?v=futZISIlow4 ) dove immaginai di scrivere una colonna sonora per un ipotetico reboot di un film come “Superman” (Trombe e tromboni, lì riprendono, non a caso gli incisi per quinte che caratterizzano una omonima colonna sonora di John Williams). Staccatomi un poco dalla musica da film, scrissi una Sinfonia in tre tempi (https://www.youtube.com/watch?v=jKlQJqY-lJY ; https://www.youtube.com/watch?v=TgJ-6d5pS1s ; https://www.youtube.com/watch?v=LMP-XNDUYks ) Più di recente ho scritto due brani cui son molto legato, gli ultimi in ordine cronologico. Ho desiderato molto intensamente che vedessero la luce quando erano ancora barlumi di idee. Il primo, si intitola “Adoratio Mundi, inno alle forze primigenie delle natura” (https://www.youtube.com/watch?v=j1e2-QquN1s ). Si badi bene, primigenie e non primordiali, perché volevo proprio celebrare la forza generatrice con cui la madre terra modella e plasma sé stessa, dando risorse e nutrimento a tutte le sue creature. Dicono che in alcuni passi ricordi Antonin Dvorak e, se così è ne, sono lusingato.

Immediatamente dopo volli cimentarmi in qualcosa di mai tentato prima, scrivere un concerto Pianoforte ed Orchestra di chiara ispirazione ottocentesca e romantica. Ovviamente si tratta di un ottocento rivissuto nella visione di un uomo moderno, un po’ come certe emulazioni di Rachmaninoff in voga negli anni cinquanta, come il Concerto di Varsavia, molto apprezzato dalla generazione dei nostri genitori, per intenderci.

Avendo molto amato la versione cinematografica di Jane Eyre di Zeffirelli, lo concepii come un omaggio a Charlotte Gainsbourg che di quel film fu meravigliosa interprete. Al momento, di “Jane Eyre, concerto per Pianoforte ed Orchestra in Si minore” ho scritto solo il primo tempo, anche se è piuttosto lungo (https://www.youtube.com/watch?v=FT1Wb_mmWfA ). Mi propongo di ultimarlo presto, magari quando questa emergenza sanitaria sarà finita, in modo da poter scrivere melodie e temi dal carattere assai più arioso e luminoso”.

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