Taormina Opera Stars, il nuovo volto degli spettacoli operistici.
Nasce Taormina Opera Stars, un modo nuovo di realizzare spettacoli operistici ed eventi musicali, progetto ideato e diretto da Enrico Stinchelli in collaborazione con l’associazione Aldebaran. In scena effetti speciali e un cast di giovani interpreti selezionati fra oltre 500 artisti provenienti da quasi 50 paesi del mondo. La manifestazione si apre con la Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven, a seguire Nabucco, L’Italia incanta, La traviata, The rite of rock e si chiuderà con l’Aida. Ne parliamo col direttore artistico Enrico Stichelli
Le novità che porterà nell’Aida di quest’anno con la messa in scena del Museo Egizio?
Vi sono delle sostanziali novità per le regìe. Ho cercato di evitare le impostazioni scontate e le polverose, vecchie realizzazioni all’aperto di opere così note , spesso ridotte ad accumuli di ciarpame o a scimmiottamenti di allestimenti memorabili (vedi Zeffirelli, De Ana) ma irraggiungibili sia per il budget a disposizione, sia per gli spazi e le effettive possibilità che offre il Teatro Antico di Taormina (che non ha ricoveri per le scene e non consente cambi complessi tra un atto e l’altro). AIDA, che andrà in scena il 20 agosto, sarà quindi ambientata all’interno di un museo egizio, popolato da turisti curiosi. Una strana figura a metà tra una maga e una dea evocherà gli spiriti di Aida e Radames e animerà i geroglifici e le misteriose figure che il museo ospita e sarà la vicenda di Aida a dipanarsi sotto i nostri occhi, come un magico rituale (che poi è quello immaginato da Verdi, che non mise mai piede in Egitto, come ha falsamente dichiarato qualcuno di assai poco informato parlando sui giornali siciliani di una recente Aida a Siracusa). Verdi ne rievocò le suggestioni e le atmosfere, con la bravura immaginifica del genio che era.
La sfida e la rivoluzione che apporterà nella Traviata con quattro soprani, quattro vocalità diverse come voleva Verdi?
La Traviata con 4 soprani è una mia idea, seguendo la progressione drammatica voluta dal genio verdiano: un soprano di coloratura per il I atto, un soprano lirico per il II, un lirico spinto per la festa in casa di Flora e infine, per l’ultimo atto, un soprano lirico spinto. La Callas aveva sintetizzato in sé la grande utopìa verdiana ma stavolta diamo la possibilità a quattro magnifiche interpreti di sondare il complesso carattere di Violetta Valéry, la sua solitudine, la sua voglia di amare, la sua passionalità disperata.
La lirica come si inquadra in questa epoca e avvicinarla al linguaggio di tutti?
L’Opera parla il linguaggio universale della musica, già di per sé. Sul tracciato del testo, che è un percorso drammaturgico preciso, gli artisti devono trasmettere i messaggi più profondi e anche quelli più superficiali, che sono ugualmente importanti. Il regista offre una chiave, delle prospettive (si auspicano sempre prospettive interessanti, varie, nuove, stimolanti) , poi ognuno troverà in sé stesso quel tanto di Aida, di Traviata, di Nabucco che sono in sé.
I cambiamenti che porta in scena, rispecchiano la sua multiforme creatività, ma anche un modo per rilanciare la lirica?
Anche, certo. Le generazioni cambiano, i tempi cambiano, il clima cambia , tutto. L’Opera, senza snaturarsi, deve essere proposta al pubblico come un genere bellissimo, articolato, NUOVO nonostante i libretti usino un linguaggio obsoleto. È vero che non si possono fare i baffi alla Monna Lisa di Leonardo, ma è anche vero che non si può ammirare questo capolavoro a lume di candela! Vi sono certe regìe in cui si lavora ancora con i piazzati di luce stile anni 40 del secolo scorso!!! Non si può più. Questo vuol dire uccidere l’Opera. Vede, ho pensato per esempio a un NABUCCO diverso da quello oleografico, tradizionale e a volte un po’ comico, composto da barbe finte e scudi di latta. Assisteremo a una prospettiva di Nabucco visto attraverso la sensibilità e gli affetti dei cantanti di oggi, cantanti E INTERPRETI soprattutto. Le angosce e i dubbi del protagonista diventeranno le angosce e i dubbi dell’interprete, il soprano troverà l’Abigaille che è in lei, la coppia Ismaele-Fenena sarà veramente una coppia che si ama rischiando la vita….tutto questo in un 2015 che agirà sulle ceneri del Nabucco, sui resti di un Nabucco tradizionale che abbandonerà i suoi costumi e le sue attrezzerie a terra, come dopo una cruenta battaglia. Lo stesso con TRAVIATA : sarà ambientata in un’epoca liberty, da Belle époque, e le festa in casa di Flora sarà puro burlesque. La solitudine e il dramma di questa ragazza fatta prostituire dal padre fin dall’età di 14 anni si evidenzierà in una forte scena iniziale di nudo, davanti a uno specchio che è lo specchio della sua anima e della società corrotta che la circonda.
La musica come accompagna la “new lirica”, dove il bello perde la sua oggettività ed entra nella sfera soggettiva del “gusto”. Il sensibile è attribuito all’estetica, acquista un nuovo significato ed è segnato dallo slancio del sentimento, o dallo stereotipo del “genio e sregolatezza” del direttore d’orchestra o del violinista spettinato e invasato?
Ma anche gli stereotipi sono importantissimi. Penso per esempio al Divismo, stupidamente combattuto e osteggiato da una certa mentalità sessantottina, per fortuna quasi del tutto sopita. Senza divi come fai l’Opera? Il divismo, intelligente, non quello ostentato e presuntuoso, è la linfa dell’Opera. Gli artisti bravi sono geniali e taluni molto sregolati, ed è bene che sia così.
La musica, deve esprimere passioni e l’inquieto animo umano piuttosto che l’armonia “numerabile” dei movimenti perfetti delle sfere celesti?
No, perché? La musica descrive perfettamente l’armonia delle sfere, la danza cosmica come dice F.Kapra nel “Tao della Fisica”. La musica è l’unico ponte possibile e veloce che ci congiunge all’Infinito. Per questo la amiamo, perchè ci fa volare, anima e corpo
Un messaggio per l’appassionato melomane?
Di solito è travolto da alcune fissazioni, da alcune monomanìe. Adora del suo cantante prediletto i difetti più dei pregi. Il messaggio è di essere aperti, critici, dubbiosi.
Ci sarà anche un Beethoven diretto da una donna?
Sì per la prima volta a Taormina, Silvia Casarin Rizzolo, che ha avuto la ventura di perfezionarsi con Kleiber, Abbado e Zubin Mehta. È bravissima, sarà una piacevole sorpresa per tutti.
Qual è il segreto affinché un regista possa lasciare un’impronta indelebile nel tempo?
Non essere mai banale, scontato, sciatto, noioso, con luci modeste, senza idee. Inutile far parlare di sé stessi in maniera autoreferenziale e martellante, si scade nel grottesco. Un regista deve saper raccontare BENE le sue storie e far riflettere il suo pubblico, con convinzione ma anche con la necessaria UMILTA’.
Cosa pensa della Sicilia e i cibi che ama gustare a Taormina?
La Sicilia è una terra benedetta da Dio, di una ricchezza anche umana impressionante. I siciliani hanno una sorta di elettricità interna che li muove, credo sia una energìa tellurica, molto forte e positiva. Talvolta vanno sopra le righe, abituati all’abbondanza, ma sono capaci in un giorno di fare quello che altri non riescono a concludere in un mese. I cibi? Bisogna andarci piano, sono tutte gustosissime bombe caloriche….in Sicilia tocca trattenersi. Non è facile per niente. Io adoro gli involtini di pesce spada, sarei capace di mangiarne una teglia a pasto. Quanto alle granite, gelso mandorla e pistacchio…..ambrosia, nettare degli Dei.