Energia e benessere dai colori: la cromoterapia

La cromoterapia è una scienza conosciuta già nell’antichità dai cinesi: al fegato veniva accoppiato il verde, alla milza il giallo, al polmone il bianco e ai reni il nero. Intervista alla dottoressa Fiorella Rizzo

Avete mai immaginato il mondo in bianco e nero? Come sarebbe il nostro umore? Come percepiremmo un fiore, un paesaggio o una persona che ci sta di fronte? Per fortuna il nostro cervello percepisce attraverso la vista i colori, che già nell’antichità venivano usati per curare l’anima e il corpo. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Fiorella Rizzo, cromoterapeuta, che del colore ha fatto la sua professione.

Cos’è la cromoterapia, quando nasce e come si sviluppa?

‘Il termine cromoterapia significa fare terapia attraverso i colori e ha origini antichissime: stiamo parlando del 6000 avanti Cristo. Già i cinesi usavano i colori e ne rintracciavano nel viso i cinque fondamentali; la variazione di uno di questi colori era ritenuta sintomo di squilibrio. Quindi già da allora, attraverso questa lettura rapida (noi sappiamo che la medicina cinese ha sempre utilizzato i colori), si poteva fare una “diagnosi” dello stato di salute di una persona. Inoltre, sempre i cinesi, accoppiavano i colori agli organi.’

Facciamo un esempio?

‘Al fegato veniva accoppiato il verde, alla milza il giallo, al polmone il bianco ai reni il nero. Questo significa molto: già il colore era un indicatore per quanto riguardava la salute del corpo. E questa metodologia viene ritrovata anche nella popolazione egizia, che fu la prima a utilizzare i colori in forma solida; ad esempio il trucco, le polveri, le ciprie che noi oggi utilizziamo per estetica, erano un derivato di un’applicazione terapeutica che gli egiziani facevano col colore. I primi ombretti altro non erano che minerali sminuzzati resi in polvere sottilissima e poi passati sulle palpebre.

Quindi c’era uno scopo terapeutico oltre a quello puramente estetico.

Esattamente. L’utilizzo dei colori a scopo terapeutico è diventato sempre più popolare nel corso dei secoli; Nel medioevo le persone che erano affette da vaiolo venivano avvolte in drappi rossi, oppure messe all’interno di stanze dove venivano appesi drappi rossi perché si pensava che il rosso accelerasse il decorso della malattia. Poi c’è stato un totale buio per quanto riguarda la cromoterapia e bisogna arrivare a Goethe, che studiò i colori applicandoli anche alle emozioni. Di lì alla psicanalisi, che per prima ha capito il nesso a livello scientifico tra colore e benessere psichico della persona.’

Oggi si potrebbe definite la cromoterapia una scienza alternativa?

‘Alternativa e diversa, la sua scientificità è stata già provata largamente. Per esempio se mettiamo una persona davanti ad una luce blu all’interno di una camera, la reazione psicoemotiva assume un valore particolare. Se cambiamo colore muta completamente: il rosso aumenta la circolazione del sangue e aumenta l’afflusso di ossigeno alla testa, mentre il blu richiama anidride carbonica quindi rallenta l’attività. Attraverso studi ed esperimenti sappiamo che anche la psiche dell’individuo viene influenzata dai colori. La cromoterapia ha quindi effetti sia a livello emotivo che fisiologico.’

Esistono delle scuole di studio e di ricerca europee o extracontinentali alle quali si fa riferimento?

‘La cromoterapia è frutto di un’applicazione millenaria, poi è diventata più scientifica attraverso degli studi ben precisi che sono stati fatti all’inizio del ‘900 anche in Europa, ma non c’è una scuola di cromoterapia di riferimento. Nel tempo sono state sviluppate tecniche diverse. Per esempio si adopera la lampada colorata, che viene utilizzata come supporto all’interno di altre strategie terapeutiche. Oggi viene molto utilizzata anche la cromopuntura, una luce colorata laser che viene direzionata in una zona del corpo e funziona da stimolante, come lo shatzu o l’agopuntura, ma invece di utilizzare l’ago, viene utilizzata una luce colorata. Ci sono dei punti ben precisi che vengono individuati, una mappa del corpo umano dove indirizzare appunto la cromopuntura.’

Quali sono le applicazioni a livello psicologico, quindi terapeutico, e quali benefici si possono trarre? Che patologie si possono curare?

‘Vorrei andare molto cauta con la parola patologie, perché queste vengono curate solo dal medico, che però può decidere nella sua terapia di utilizzare anche la cromoterapia. Ma come trattamento aggiuntivo, sinergico. Il colore e stato provato che agisce su determinate aree cerebrali, e può alleviare certi disturbi come la bulimia e l’anoressia. Anche la depressione viene trattata con la cromoterapia. Una persona che è depressa ha una “cecità” rispetto ai colori: non li “percepisce” perché la sua anima, che è lo strumento che ci permette di cogliere tutto il potere dei colori, quella parte di noi che legge il mondo e la trasforma in sensazione, vede nero, e può essere stimolato da colori pastello. Invece una persona che tende all’irascibilità viene placata attraverso l’utilizzo di colori freddi come il blu o il verde’.

Questi colori da dove vengono presi? Una pietra, una polvere, una luce, quali sono gli strumenti?

‘Lo strumento colorato rappresenta la diversità della cromoterapia. Se utilizzo una luce sto facendo una cromoterapia plastica, se invece utilizzo delle pietre uso il potere del colore che la pietra emana, perché quel colore dà una determinata energia che stimola una particolare parte del corpo; se utilizzo invece delle polveri posso stimolare la reazione diparti del corpo attraverso questo contatto. Lo strumento che uso in modo particolare è la pittura. Si trae con questa metodologia tutto quello che fa parte dell’energia del colore, non solo a livello psicologico, ma energetico e animico. Il colore trasmette un messaggio ben preciso. lo faccio utilizzare in particolare il colore liquido, quindi l’acquerello, perché favorisce uno stato di benessere nell’organismo, riporta la persona ad uno stato di morbidezza.’

In questo caso c’è una partecipazione attiva e non passiva del soggetto.

‘Certamente. Il soggetto diventa protagonista attivo proprio attivando se stesso. In questo caso i supporti sono l’acqua, il pennello e il colore che sprigiona tutte le proprie potenzialità perché può essere frutto totalmente dallo sperimentatore. Come pedagogista clinico lo applico nel “counseling” alla persona, cioè oriento e sviluppo le potenzialità del soggetto, promuovendone atteggiamenti attivi e positivi e stimolando le capacita emozionali. Posso direzionare le emozioni con la consapevolezza dello sperimentatore, affinché quest’emozione possa trasformarsi, intensificarsi o sbiadirsi, attraverso l’utilizzo del colore, ispessendolo o sbiadendolo attraverso l’acqua o facendolo diventare un altro attraverso la mescolanza con altri colori. Ecco che diventano un ponte tra ciò che è reale e manifesto e l’immanifesto, il visibile e l’invisibile. Il colore è una percezione, non si può fermare, quello che vediamo sugli oggetti è un riflesso della luce, non esiste come tangibilità ma esiste come dignità di senso di volontà. Ogni colore porta un messaggio, è quel messaggio esso stesso. Diceva un grande scienziato filosofo della fine dell’800 che studiò parecchio i colori e anche la musica, che il colore è il linguaggio dell’anima. Il mondo parla a noi attraverso i colori. Se noi partecipassimo a un mondo in bianco e nero non potremmo provare emozioni. Perché le nostre emozioni non vengono prima del colore, ma si creano nel momento in cui esiste il colore.

Il colore è anche una forma di comunicazione. Da quello che scegliamo per la nostra auto ai vestiti che indossiamo. In un certo senso l’uomo interagisce con gli altri anche attraverso il colore.

‘Per l’uomo questo è spontaneo perché è parte di questa realtà cromatica; noi siamo colore, ed esso è un linguaggio. E il nostro corpo lo utilizza per dirci qualcosa: infatti dal nostro colorito si può capire lo stato fisico. E’ vero, noi comunichiamo con gli altri attraverso il colore che scegliamo nei vestiti o anche nell’arredamento, dove in proposito si stanno compiendo degli studi specifici. Per quanto riguarda la mia metodologia, mi piace definirla un’auto esplorazione di se stessi attraverso il colore, il che può essere definito a pieno titolo cromoterapia. Solo che attraverso l’uso della pittura la cromoterapia non viene fruita dall’esterno, ma al soggetto, impossessandosi dell’energia dei colori, viene permesso di dialogare con se stesso. Questa metodologia si chiama colore dinamico. Io sto facendo una campagna di sensibilizzazione, la prima in Italia, per l’uso consapevole del colore. La faccio attraverso conferenze e seminari e con laboratori esperienziali, che fanno sperimentare alla gente tutto il benessere e la creatività che danno i colori.’  

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