Al Teatro Stabile di Catania la nuova produzione del Cyrano de Bergerac

Cyrano, o dell’impossibilità dell’amore

Al Musco dal 25 febbraio al 9 marzo.Con Angelo Tosto (nel ruolo del titolo) e David Coco (Cristiano). Il 26 febbraio alle 17,30, ancora al Musco, l’incontro di “Doppia Scena”

 

   

 

CATANIA – Cyrano de Bergerac come (forse) non lo avete mai visto. Senza vezzi da romanzo d’appendice e altre guasconate. Piuttosto una “pazza idea”, una folle giostra del cuore, che si arena nell’impossibilità stessa dell’amore. Così il regista Giuseppe Dipasquale rilegge il capolavoro di Edmond Rostand nella nuova produzione realizzata dal Teatro Stabile di Catania. Angela Gallaro firma scene e costumi, Germano Mazzocchetti le musiche, Donatella Capraro i movimenti scenici, Franco Buzzanca le luci.

Giuseppe Dipasquale, direttore del TSC, ha scelto per il ruolo del titolo un attore nel pieno della maturità artistica come Angelo Tosto, che affronta il personaggio approdando ad un traguardo a lungo meditato. Ad impersonare Cristiano è David Coco, altro nome di spicco del panorama teatrale nazionale, apprezzato anche dalla vasta platea cinematografica e televisiva. Il nutrito cast annovera ancora Leonardo Marino, Giampaolo Romania, Cosimo Coltraro, Sergio Seminara, Plinio Milazzo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Lucia Portale, Francesco Russo. Lo spettacolo è in programmazione dal 25 febbraio al 9 marzo 2014 alla sala Musco nell’ambito del cartellone “L’isola del teatro”. Il giorno seguente la prima rappresentazione, mercoledì 26 febbraio alle ore 17,30, sempre al Musco, avrà luogo l’approfondimento di “Doppia scena”, al quale parteciperanno il regista e l’intera compagnia.

Sottolinea Dipasquale: «Cyrano, il personaggio, come la vicenda che gli ruota intorno, al netto delle guasconate utili ad ormai superati pubblici romantici, rappresenta l’impossibile inseguimento di un amore che mai potrà essere realizzato. Il fiato dell’amore ha tre polmoni: Cyrano, appunto, Cristiano e Rossana. Tre facce di una stessa impossibilità dell’amore, o meglio sarà dire, dell’incapacità dell’amare, che nel mirabile girotondo delle identità porterà l’azione ad una eterea sospensione senza alcuna possibile soluzione. Cyrano ama Rossana, ma non osa svelarsi poiché questa ama quel Cristiano che non osa vestire l’amore che prova con parole sue, ma con quelle sincere, e travestite, di Cyrano. Rossana li ama entrambi e non sa amarli disgiunti: se vede Cristiano, lo ama quando parla con il cuore di Cyrano. Se sente Cyrano, lo ama quando vede le fattezze di Cristiano».

È questo il dramma di Cyrano, non bello fuori, ma sicuramente dentro. Cavaliere senza macchia e senza paura, alieno dalla mediocrità. Imbattibile sia con la spada che con la penna, circondato di molti nemici e dunque di molto onore. Mai prono, anzi pronto a rischiare ogni giorno la vita per una posta altissima: i propri ideali e i propri sentimenti. Non piegarsi mai è il suo motto, anche a costo di spezzarsi. Non piegarsi mai, se non di fronte all’intelligenza e grazia di Rossana, alla quale non ha mai osato dichiararsi. Lei palpita invece per il bellissimo Cristiano. Il generoso Cyrano detterà allora al giovane le parole per conquistare l’amata. La trama dei cuori vive di un ingannevole equilibrio, illusorio eppure perfetto.

«L’incanto – evidenzia ancora Dipasquale – viene spezzato solo dalla morte. Quella morte giocata e narrata da Rostand con il piglio di un romanzo d’appendice, che strizza l’occhio al romanzo verosimile seicentesco, pur pensando a Cavaliere senza macchia di Cervantes; quella morte duellata che trova nella battaglia la sua eroica conclusione. Dove non arriva l’amore, la morte lo prende. Tanto l’amore si fa prezioso e irraggiungibile, quanto la morte sparviera e sempre puntuale. Amore e morte, con stilema guasconesco, che oggi leggeremmo più con l’accezione di clownesco, sono i pilastri di questa umanità. La rincorsa all’amore narrata da Rostand somiglia di molto all’affannoso virtuosismo degli artisti da circo che celebrano, con il solo scopo di divertire, la malinconia di un amore non consumabile. Le luci si spengono sempre sulla triste faccia del clown il cui trucco si scioglie sulla maschera terribile del suo horror vacui».

Eroe e insieme antieroe, Cyrano approda così sulle scene dello Stabile etneo, continuando la sua marcia trionfale nei teatri del mondo, esempio di cavalleria e coraggio, che rincorre fino alla fine la più grande delle utopie: l’irrealizzabile sogno dell’amore.

 

 

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