Il Catania claudicante, che barcolla ma non cade

Il Catania bagna il proprio esordio nel nuovo anno con un pareggio. Gli etnei barcollano, vacillano, ma si risollevano. Ma qualcosa sembra mancare…

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Quanto è difficile giudicare 90′ dopo una sosta così lunga? Compito arduo, ingrato nella maggior parte dei casi. Tra bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoi, collocare il proprio pensiero è maledettamente complicato. Specie se il risultato maturato dai suddetti 90′ è un pareggio. Un segno “X” particolare, con un retrogusto inedito tra l’amaro, per quanto non è stato fatto, ed il dolce, per la capacità di “riprendere” la partita e per l’atteggiamento nella ripresa. 90′ agrodolci di un Catania claudicante, che a Fondi barcolla, vacilla, subisce colpi, va sotto, ma poi si riscopre squadra, sfrutta le proprie individualità, talmente poderose da non rendersene nemmeno conto, e strappa un pareggio prezioso. Prezioso, sì, ma sempre con quella particolare sensazione che porta in dote, con quella percezione di correre sempre sui binari del “vorrei ma non posso”, sull’itinerario dei “ma”, dei “forse” e del “cosa sarebbe successo se”. Enrico Ruggeri lo avrebbe chiamato il “bivio”, qui è meglio utilizzare il termine “discontinuità“, anche all’interno della stessa partita.

Il Catania barcolla, ma non cade. Ma perché barcolla? E perché non cade? Troppo “isterico” per avere la solidità necessaria a rimanere in piedi o troppo solido per essere abbattuto dai colpi degli avversari? Dare un giudizio sulla partita di ieri risulta più complicato del solito anche, e soprattutto, perché gli etnei scoprivano un sistema di gioco nuovo, che utilizzare in partita è affare diverso rispetto al provarlo in allenamento. Riflettere sul match del “Purificato” è questione delicata perché Rigoli schierava due uomini “nuovi” in zone nevralgiche dal primo minuto ed uno a partita in corso. Il beneficio del dubbio, quindi, va concesso. Ma cosa manca a questa squadra? La personalità? Una trama di gioco che permetta di imporre il proprio “pensiero calcistico” anche lontano dalle accoglienti mura del “Massimino”? L’impressione è proprio questa. Un collettivo dalle immense potenzialità, dalle individualità sopraffine che rimane ancorato al suolo a causa di quel ricorrente “vorrei ma non posso”.

Definire “sbagliata” la gara di ieri sarebbe comunque un errore. Gli uomini di Rigoli hanno visto le streghe, indubbiamente, ma hanno reagito, fattore più che importante, che lascia presagire cose positive in vista delle prossime sfide. Comunque sia, difficile che il tecnico ex Akragas sia uscito soddisfatto dai 90′ di ieri sera. Probabilmente, lui stesso si aspettava un concreto e tangibile passo in avanti in trasferta, una prestazione che desse le stigmate di grande squadra ad una squadra che, ad oggi, di grande ha solo il potenziale. Poi le decisioni vanno sempre discusse, com’è ovvio che sia. La scelta di schierare Marchese e Baldanzeddu dal 1′ è stata suffragata dalla loro prestazione, più che positiva, specie del secondo. Ma perché Anastasi, apparso in evidente affanno contro i difensori avversari ed inadatto a compiere il lavoro poi svolto con maggiore efficacia da un pimpante Tavares? Il portoghese, magari, non aveva ancora i 90′ nelle gambe, certo, ma le soluzioni non mancavano, una su tutte era quella che portava il nome di Barisic.

Indubbiamente, giudicare “dal di fuori” non è mai semplice. Rigoli guarda, osserva i propri giocatori ogni giorno, per ogni settimana, sa bene chi schierare e come farlo. Però, è ovvio che vedere Russotto seduto in panchina per la totalità della gara non può che far storcere il naso. Scelta tecnica? Condizione fisica non all’altezza? O “pericolose” dinamiche di mercato? Ai posteri l’ardua sentenza. Quello che esce da Fondi non è né un Catania rafforzato, tantomeno un Catania dalle certezze minate. E’ un Catania “neutro”, proseguendo sul filo logico che dura da fine agosto. Un Catania che barcolla, ma non cade, un Catania forte “in potenza”, ma ancora privo dell’immensa propulsione dei fatti. Un punto per muovere la classifica, adesso c’è la Reggina, bisognerà tornare a vincere perché, qualora la sosta lo avesse oscurato, nelle ultime 5 partite, di successi se ne sono visti pochi, solo uno, contro la Casertana. Poi 2 pareggi e 2 sconfitte. “Vorrei ma non posso”, certo, ma adesso, forse, è giunto il momento di prendersi ciò che si vuole, se lo si desidera davvero.

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