“Annata ricca” chiude la stagione al teatro Brancati

Un’edizione scintillante, un magnifico cast, apporti e incrementi coreografici e musicali originali e innovativi

DSC1

La lunga tradizione dei riti dionisiaci, poi bacchici, si è perpetuata nelle raccolte e vendemmie di un tempo. Non è dato sapere se per Annata ricca di Nino Martoglio l’ispirazione sia scaturita da causalità, arguzia o rilancio culturale, ma le ipotesi sono tutte valide data la straordinaria vivacità intellettuale del nostro. In questa commedia classica, bonaria, arguta, ironica, viene descritto un mondo nel quale sentori e valori vengono a confronto con clima, natura, sensi; nel suo “racconto”, gli afrori delle vendemmie sull’Etna sono i succhi gastrici per metabolizzare quanto, tra detto e non detto, si svolge nella felice masseria di Massaru Michelangilu (Tuccio Musumeci).

Il titolo Annata ricca lascia sospesa una domanda: di che? Martoglio e la sua arguzia, ma anche lo straordinario successo immediato che raccoglieva, spesso pongono tanti interrogativi.

DSC_4300

Presentata la scena, fatta qualche necessaria anticipazione, ad un certo punto arriva il “motore” Massaro Filippu ben reso e interpretato da uno straordinario Miko Magistro ”il personaggio è stato giocato in chiave moderna perché l’uomo di teatro rispetta la vita che è fatta di cose, arguzie, adattamenti; un’operazione  minimalista. Massaru Filippu è la finzione della realtà portata alla mia verità e al tempo che vivo: un personaggio del passato che va reso oggi con modernità. Rifarsi a dei modelli, anche grandi, vuol dire parodiarli; l’attore ha per interlocutore il pubblico, l’uomo di oggi, che parla e intende il linguaggio dell’oggi; accademia e archeologia teatrale non funzionano”, continua “a differenza di molti miei colleghi che giocano con tre carte – teatro, cinema, televisione -, io gioco con una carta sola, eppure sembra che riesca a stare in campo e a non farmi buttare fuori. Ma tutto questo è frutto di grande travaglio interiore: prima di accettare un testo ho mille dubbi, tentenno, sono preso da scrupoli e  timori. Annata ricca appartiene alla grande tradizione; Catania ha ospitato edizioni memorabili con interpreti degni di ogni riguardo e venerazione. Oggi che le macchine hanno sostituito l’uomo, riportarsi alle vendemmie di una volta presenta dei rischi: un teatro di parola chiede molto all’attore e al pubblico”.

DSC_4303

La ”ricca” edizione di Annata ricca messa in scena al “Brancati” di Catania, oltre ai due straordinari interpreti, Tuccio Musumeci e Miko Magistro, si è avvalsa di un ragguardevole cast: Laura Sfilio (Pina, figlia di Massaru Michelangilu), Lucia Fossi (la moglie), Giampaolo Romania (il carrettiere Marianu), Enrico Manna (insaccatore di mosto), Evelyn Famà (Santa), Claudio Musumeci (attor giovane, Filibertu), Margherita Mignemi (Filumena), Roberto Fuzio Giovanni Strano (pigiatori), Lorenza Denaro Marina Puglisi (pigiatrici),  Lugi Nicotra Alessandro Pizzimento Giorgia Torrisi (vendemmiatori). Regia Giuseppe Romani, scene Jacopo Manni, costuni Sorelle Rinaldi, musiche Matteo Musumeci, coreografie Silvana Lo Giudice, assistente alla regia Francesco Fichera, direttore di scena Claudio Cutispoto, macchinista Filippo Tornetta, luci Antonio Licciardello, fonico Salvo Torrisi, servizi organizzativi Isabella Costa, servizi amministrativi Emanuele Condorelli, coordinamento Rossella Messina, mediapartner Radio Zammù.

Una produzione importante per raccontare, così nelle note di regia, “storie di corna, sesso, calura, ammiccamenti, pesanti sberleffi impietosi e voglie spasmodiche, esaltate dal forte odore di mosto […] immagini di sogno, […] incubo, […] fantastiche, che compongono questa innocente follia di fine estate. Una messinscena per valorizzare il gioco e l’onirico […] adottando una forte presenza musicale […] per proporre le canzoni villerecce presenti nel testo”.

DSC_4275

Vanno esaltati due “cammei” che ornano questa produzione: le coreografie di Silvana Lo Giudice che “sposa” l’antico palmento, sintetizzato nella scena disegnata da Jacopo Manni, facendolo abitare e vivere con movimenti di scena e coreografici agili e armonici, e le musiche originali di Matteo Musumeci: “ho cercato di adeguare la mia scrittura musicale, con influenze mitteleuropee e minimaliste, a quella siciliana. Nei canti ho giocato su tre note e diverse tonalità riproponendo antiche tradizioni, cunti e canti con una struttura armonica moderna, ad eccezione di “Bedda”, tratta dalla Centona, con cui si “apre” la scena, con musica a carattere mediterraneo e struttura di ampio respiro. Con la musica popolare siciliana, molto elementare e semplice, c’è il rischio di cadere nel retorico”.

Un’Annata ricca nuova e moderna, come la vuole Magistro, anche nei dettagli, per una resa complessiva fortemente comunicativa e gradevole, meritevole di ogni fortuna e riproposizione.

a Cognita Design production
Torna in alto