Alzheimer: la malattia che distrugge la memoria

Un centro per i malati di Alzheimer entrerà in funzione presso l’unità operativa complessa di Neurologia dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania. Svolto un convegno su “I cassetti della mente”

CATANIA – A Catania entrerà in funzione quanto prima un centro per l’accoglienza e la consulenza di soggetti con Alzheimer sia pure allo stato iniziale. La struttura medesima prenderà posto in seno alla unità operativa complessa di Neurologia dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di cui è direttore il dott. Erminio Costanzo e a darne l’annunzio è stata la responsabile nazionale dell’Aima (Associazione Italiana Malati di Alzheimer) prof. Grazia Cinquerughe in occasione del secondo convegno su “I cassetti della mente” che ogni anno si svolge nella nostra città, in occasione della Giornata Mondiale sull’Alzeimer, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità,  il 21  settembre e, organizzato dalla Neurologia medesima al fine di  creare una coscienza pubblica sugli enormi problemi provocati da questa malattia e far sì che famiglie, medici, ricercatori socio-sanitari e organizzazioni lavorino insieme per dare risposte concrete ai bisogni dei malati e delle loro famiglie. Secondo  recenti stime stabiliscono circa 35 milioni di persone nel mondo, (di cui sei milioni negli Stati Uniti e poco meno nella Comunità Europea) sono affetti da Malattia di Alzheimer. La malattia porta a una perdita della memoria e di altre funzioni cognitive con accorciamento  della aspettativa di vita, portando a morte in un periodo in genere tra i tre e i dieci anni dopo la diagnosi. Si tratta di una vera e propria emergenza medica con ricadute sociali ed economiche molto importanti. Negli ultimi venti anni sono state acquisite molte conoscenze sulla Malattia di Alzheimer, soprattutto grazie allo sviluppo di nuove tecnologie ed alla messa a punto di nuove metodiche di indagine sui meccanismi di base e gli aspetti anatomo-funzionali. Il principale fattore di rischio è l’età, insieme ad una predisposizione genetica e vascolare.

L’obiettivo principale del corso è stato quello di fornire ai partecipanti (medici di base e specialisti, infermieri professionali, psicologi, tecnici di neurofisiopatologia) un aggiornamento in tema di demenze di natura degenerativa, sottolineando le evidenze cliniche e le linee guida dell’iter diagnostico-terapeutico. A tenere le relazioni oltre allo stesso dott. Erminio Costanzo, il prof. Domenico Maugeri, il dott. Michele Abrignani, il dott. Giuseppe Castro, l’avvocato Milena Santonocito, il dott. Giuseppe Caravaglios, la dott.Noemi Russo, la dott. Francesca Morgante, il prof. Filippo Caraci e  il dott. Mario Santagati.

Nella prima giornata è stato trattato il fenomeno dell’invecchiamento cerebrale, sia quello normale, sia quello patologico. Approfondito un aspetto abitualmente misconosciuto della Malattia di Alzheimer e cioè il rischio concreto di crisi epilettiche che complicano soprattutto la fase più avanzata di malattia. Sono stati anche affrontati  gli aspetti medico-legali, un tema oggi molto attuale e altrettanto “nebuloso” che concerne l’Alzheimer e un attento approfondimento è stato dedicato alla presentazione dei nuovi criteri diagnostici della Malattia di Alzheimer ed alla descrizione delle cosiddette “demenze non Alzheimer” e delle sindromi parkinsoniane associate a declino delle funzioni cognitive: condizioni sono meno frequenti e che  si distinguono per la complessità della presentazione clinica, tanto da richiedere l’intervento di personale medico con grande esperienza e l’ausilio di tecniche di indagine strumentale molto sofisticate. Nell’ultima parte del convegno sono stati i affrontati  temi pratici come il metodo neuropsicologico che rappresenta oggi un approccio irrinunciabile per la diagnosi e la differenziazione delle varie forme di declino cognitivo, la terapia farmacologica con uno sguardo alle possibilità di trattamento basate su agenti capaci di arrestare il processo degenerativo. In ultimo, è stata discussa la riabilitazione delle funzioni cognitive con particolare riferimento a quelle che sono le interessanti iniziative a livello territoriale.

La malattia

Tra le demenze l’Alzheimer è una delle più tipiche quanto diffuse, drammatiche e temute. Il fatto che esso  in taluni casi ha una insorgenza precoce (intorno ai cinquanta anni) e colpisce mediamente soggetti intorno ai sessanta ci dice che esso non è malattia strettamente legata alla vecchiaia. Del resto l’anatomia patologica non dimostra un indurimento delle arterie cerebrali (arteriosclerosi) e conferma che si tratta di una entità a sé stante che è contraddistinta, sotto il  profilo anato-patologico, da tipiche modificazioni a livello della corteccia  sotto forma di placche senili e da atrofia delle cellule nervose con degenerazione delle fibrille. Che cosa provochi tali gravi fenomeni non è stato ancora scoperto: per dipanare il mistero ci si muove a tutt’oggi nel campo delle ipotesi che chiamano in causa fattori genetici (come quello del “cromosoma 21” lo stesso responsabile del mongolismo), fattori tossici, oppure virus e cause immunologiche. L’Alzheimer non viene considerata una malattia ereditaria: se un congiunto anziano ne è affetto, le possibilità di contrarre l’affezione sono solo di poco superiori rispetto a chi non registra alcun caso tra i parenti stretti. La demenza medesima non è per altro in rapporto con l’uso eccessivo o scarso del cervello: essa, infatti, colpisce persone di tutte le professioni e occupazioni: professori,  dirigenti, medici, scienziati, artisti, manovali, operai, impiegati. Nessuna correlazione la malattia ha con lo stress, il pensionamento, il lutto, un trasloco; è vero che l’Alzheimer si manifesta talora a seguito di tali avvenimenti, ma indagini accurate, generalmente, dimostrano che essa era già preesistente e spesso le premure dei compagni di lavoro, del coniuge o di un parente l’avevano resa meno evidente.

Una caratteristica sostanziale della malattia è questa: contrariamente a quanto avviene per il semplice invecchiamento cerebrale, chi ne è colpito non si accorge del subdolo, progressivo e talora rapido deterioramento della memoria o perlomeno comincia a accorgersene solo nelle fasi iniziali allorché comincia anche la incapacità a apprendere e ricordare le nuove informazioni e iniziano i problemi di linguaggio e i cambiamenti dell’umore. Poi nello stadio intermedio il paziente diventa incapace d’intendere di ricordare ricordare anche avvenimenti remoti avendo sempre più bisogno dell’aiuto altrui sino a quando, nella faese di gravità, sarà incapace di camminare e di effettuare ogni tipo di attività quotidiana. La memoria si perde del tutto, si diventa incontinenti e si va incontro di solito a incapacità di deglutire e di mangiare donde la malnutrizione e l’esposizione alle più svariate patologie.

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