Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina in scena “Canti Orfici/Visioni”

Torna la prosa al Teatro Vittorio Emanuele, da venerdì 8 sino a domenica 10, con repliche venerdì e sabato alle 21 e domenica alle 17.30, in scena “Canti Orfici/visioni”, di Dino Campana

Accolto al suo esordio nel dicembre 2014 con un grande successo di pubblico e di stampa, la messa in scena fibrillante ed emozionante di Giancarlo Cauteruccio, in un turbine di interazioni tra spazio, corpo, parole e visioni, vede protagonista uno straordinario Michele Di Mauro che interpreta il poeta di Marradi, con grande intensità e ricchezza di sfumature. Il Corpo, incarnato da Michele Di Mauro da un lato, la Musica e l’Architettura dall’altro si congiungono in Canti Orfici/visioni per celebrare il Libro Unico di Dino Campana. Il femminile è presente in scena attraverso l’azione della danzatrice Martina Belloni.

Chiamando a collaborare il musicista Gianni Maroccolo, Cauteruccio ha creato quasi un “concerto teatrale” in quadrifonia sui Canti Orfici in cui Michele Di Mauro, con la sua fisicità possente che ricorda quella di Dino, usa la voce che si adatta magnificamente al testo, come strumento musicale.

Il racconto del regista dei Canti in dieci quadri enuclea dalla tessitura del Libro l’immagine della natura, del paesaggio e nella partitura sonora entrano da protagonisti i suoni della natura che si fanno a loro volta musica. La scenografia bianca si lega alla materia del libro, divenendo pagina in cui si “scrivono” le visioni cariche di simultaneità, intersecazioni, di urgenza narrativa che sono le componenti rivoluzionarie di quell’unico libro del “primo poeta della modernità” (come Montale definì Campana). Lo spazio di quest’opera può essere immaginato come un enorme libro in cui il corpo dell’attore non è personaggio, ma essenza fisica e immaginifica del Poeta.

Questo incontro di Cauteruccio con il poeta avviene nel segno di un limpido e profondo rapporto con la sua poesia, con la forza visionaria dei suoi versi. Il regista aveva già lavorato su Dino Campana giusto vent’anni fa, mettendo in scena il poemetto drammatico di Roberto Carifi “Un poeta in fuga”; stavolta ha voluto concentrarsi esclusivamente sulle parole del libro del ’14. Cauteruccio prosegue adesso le intuizioni moderniste del testo di Campana ed estremizza sino al parossismo la sua frammentazione, la sua iterazione, la sua specularità. La vicenda umana di Dino viene tenuta in ombra e la regia si concentra esclusivamente  sulla carne della parola. Parola che viene proiettata al centro. Versi che sono materia drammaturgica e innesco per un viaggio scenico, poetico e filosofico che amplia lo sguardo su nuovi orizzonti.

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