Agenzia delle Entrate. Siracusa: annullata in tempi record una cartella sbagliata

Con pregevole e rara tempestività, l’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa, cancella una richiesta di pagamento errata.

Francofonte, 14 gennaio 2024. Il Fisco telematico in alcuni casi riserva anche sorprese positive. E’ quello che è successo ad un contribuente che, dopo avere ricevuto una richiesta di pagamento sbagliata, ha presentato all’ufficio competente un’istanza di annullamento. La sorpresa positiva è che l’ufficio, a distanza di poche ore dalla presentazione dell’istanza, ha comunicato di avere già annullato la richiesta di pagamento. Per descrivere la vicenda, è bene raccontare i fatti.

L’accertamento e l’annullamento in primo grado

L’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa, il 23 marzo 2023, notifica al contribuente un accertamento per l’anno 2016, con richiesta di imposte e sanzioni per complessivi 126.198,69 euro. Il contribuente presenta tempestivo ricorso contro l’accertamento. Il ricorso viene accolto dai giudici di primo grado di Siracusa, con la sentenza n.3111/2023, emessa il 17 novembre 2023 e depositata il primo dicembre 2023, con annullamento integrale dell’accertamento e condanna dell’agenzia delle Entrate al pagamento delle spese processuali che si liquidano in 3.000 euro.

La richiesta di pagamento e l’istanza del contribuente

Nonostante l’annullamento integrale dell’accertamento, il contribuente, il 5 gennaio 2024, riceve, da parte dell’agenzia delle Entrate Riscossione di Siracusa, una richiesta di pagamento di 25.394,78 euro.

Il 9 gennaio 2024 il contribuente presenta all’ente impositore, agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa, una richiesta urgente di annullamento del pagamento. Nell’istanza, è stato fatto presente che la richiesta di pagamento deve essere cancellata perché l’accertamento relativo all’anno 2016, dal quale deriva la richiesta, è stato annullato dai giudici di primo grado con condanna del pagamento delle spese di giudizio a carico dell’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa. Era perciò necessario e urgente un tempestivo intervento per annullare la richiesta di pagamento di somme non dovute. E’ chiaro che disfunzioni come quella in oggetto possono capitare, considerato che il 2023 è stato un anno particolarmente impegnativo e complicato, anche per l’enorme lavoro che hanno comportato le dieci e più sanatorie introdotte dal Governo Meloni. Le complicazioni, però, non devono recare fastidi ai cittadini che, peraltro, dal 2020, dopo l’emergenza Covid 19, hanno difficoltà a parlare con i funzionari degli uffici, per chiedere informazioni e per rimediare ad eventuali errori commessi dallo stesso contribuente o dall’ufficio. Il dialogo Fisco – cittadini in presenza è scomparso. Parlare con qualche funzionario è diventata un’impresa ed il confronto con gli uffici è spesso virtuale, affidato ai messaggi per posta elettronica ordinaria (Peo) o per posta elettronica certificata (Pec). Capita anche che alle istanze del contribuente, l’ufficio rimanga in silenzio. In alcuni casi, per la mancanza di un confronto diretto, si assiste ad un dialogo tra sordi, con i contribuenti costretti a presentare più istanze per lo stesso problema e l’ufficio che risponde più volte senza però risolverlo.

Autotutela “dimenticata”

Uno dei problemi dell’attuale complicato sistema fiscale è che le richieste di annullamento in autotutela vengono spesso lasciate “lettera morta”, nel senso che alcuni uffici non le prendono in considerazione e nemmeno rispondono alle sollecitazioni dei cittadini ingiustamente disturbati. L’autotutela è lo strumento che, in materia tributaria, impiega il cittadino per farsi ascoltare dagli uffici quando ritiene di avere subìto un’ingiustizia. Per una giusta autotutela, gli uffici devono anche ricordarsi della regola non scritta, ma sempre valida, del buon senso. Se però l’ufficio non ha alcun obbligo di risposta in tempi certi, ed il contribuente non ha alcuna tutela giurisdizionale, l’autotutela serve a poco o nulla. Così come, soprattutto in questi ultimi anni, sono pochi i funzionari degli uffici che si assumono la responsabilità di annullare gli atti sbagliati in tutto o in parte. La domanda che si fanno è sempre la stessa: “chi me lo fa fare?”.

Il Fisco è “amico” a parole, ma nei fatti è “nemico”

Con la confusione fiscale di questi tempi, ormai arrivata a livelli insostenibili ed intollerabili, alcuni uffici, per raggiungere gli obiettivi in tema di accertamento, controlli, verifiche ed altro, approfittano di qualsiasi errore del contribuente, anche se in contrasto con le promesse più volte fatte dai vertici dell’agenzia delle Entrate che parlano di un Fisco amico e leale. Belle parole, ma nei fatti non è così. Ci vuole più lealtà e collaborazione, solo così si potrà sperare in un Fisco amico e contribuenti in buona fede, con l’obiettivo di eliminare la grande confusione fiscale che sta soffocando tutti, uffici dell’agenzia delle Entrate compresi. Come sempre, gli unici a beneficiarne sono i veri evasori. E poi si continua a parlare di “lotta all’evasione”, che, al pari dell’autotutela, appartiene al passato. In questa grande confusione fiscale, sicuramente una delle peggiori degli ultimi 20 anni, come si è detto, succede che, alle richieste dei cittadini, spesso gli uffici restano in silenzio. Silenzio che, per i contribuenti, è peggio di una risposta negativa.

Passare da uno stato di paura ad uno di certezza del diritto e fiducia

La gente è stanca di sentire annunciare continue “semplificazioni” che, alla prova dei fatti, sono nuove complicazioni. I contribuenti, anzi i “Cittadini” meritano più rispetto ed un sistema fiscale che generi certezze, non paure, ansie e panico, come quello degli ultimi anni. Anche l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nell’illustrare le linee guida davanti alla Commissione Finanze del Senato, il 17 luglio 2018, ha affermato che è <<doveroso passare da uno stato di paura nei confronti dell’amministrazione finanziaria a uno stato di certezza del diritto e fiducia>>. I principi guida devono essere quelli di buona fede e reciproca collaborazione, ricordandosi che l’autotutela esiste, non è una specie di optional e l’ufficio emittente non possiede una potestà discrezionale di decidere a suo piacimento se correggere o no i propri errori. Applicando doverosamente l’istituto dell’autotutela, l’ufficio emittente deve, appena possibile, annullare gli atti sbagliati. Al riguardo, si ricorda che, in presenza di un errore dell’amministrazione, non è vero che lo sgravio è facoltativo, in quanto l’agenzia delle Entrate, come tutta la pubblica amministrazione, <<deve conformarsi alle regole di imparzialità, correttezza e buona amministrazione>> (sentenza Cassazione, 6283/2012, emessa nell’udienza del 2 aprile 2012 e depositata il 20 aprile 2012).

Tutti i cittadini meritano rispetto

L’autotutela, in caso di errore dell’ufficio, non è un optional ma è obbligatoria e non vi è spazio <<alla mera discrezionalità poiché essa verrebbe necessariamente a sconfinare nell’arbitrio, in palese contrasto con l’imparzialità, correttezza e buona amministrazione che sempre debbono informare l’attività dei funzionari pubblici>>. I cittadini meritano rispetto! Gli uffici, quando sbagliano colpiscono ingiustamente un cittadino onesto, devono ricordarsi delle norme sull’autotutela, che consentono di annullare gli atti sbagliati. Insomma, l’atto illegittimo deve essere annullato in autotutela senza discrezionalità e in tempi brevi.
E’ grave che gli uffici ogni tanto fanno richieste di pagamento non dovute, mettendo in difficoltà il contribuente che le riceve, con l’ulteriore aggravante che, aperta la lite, gli uffici proseguono il contenzioso fino alla Cassazione, rischiando di non incassare nulla e di essere condannati al pagamento delle spese di giudizio. La verità è che nel momento in cui “parte” un accertamento o una richiesta di pagamento, anche se in modo errato, è quasi inevitabile che il relativo contenzioso dovrà superare i tre gradi di giudizio, primo, secondo grado e Cassazione. Non è giusto, ma gli uffici che amano la lite sperano in una delle cosiddette sentenze a “sorpresa” da parte dei giudici tributari, che possa giustificare il loro operato. Inoltre, chi paga è sempre e soltanto il contribuente, non certo il singolo funzionario che emette l’accertamento sbagliato o chiede pagamenti non dovuti e prosegue il contenzioso. Gli unici a guadagnarci in questa grande confusione fiscale, la peggiore degli ultimi venti anni, sono i difensori dei contribuenti. Per gli errori dei funzionari, paga l’agenzia delle Entrate, cioè la collettività.

L’annullamento dell’ufficio in tempi record

Come si è detto, nel caso del contribuente in esame, che ha presentato l’istanza in data 9 gennaio 2024, si è avuta la piacevole sorpresa che l’ufficio ha risposto in tempi brevi, annullando la richiesta di pagamento di somme non dovute. Il 12 gennaio 2024, infatti, il contribuente ha ricevuto la comunicazione dell’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa, con il provvedimento di sgravio integrale della cartella di pagamento. Nella comunicazione, si fa presente che il provvedimento di sgravio è stato inoltrato all’agenzia delle Entrate Riscossione per gli adempimenti di competenza, cioè per la cancellazione degli importi iscritti a ruolo, che non sono dovuti.
E’ apprezzabile la tempestività dell’agenzia delle Entrate, direzione provinciale di Siracusa, che, per come risulta dal provvedimento di sgravio, aveva già provveduto a convalidare lo sgravio in data 14 dicembre 2023, a seguito della richiamata sentenza dei giudici di primo grado di Siracusa depositata il primo dicembre 2023.

Mimma Cocciufa, Tonino MorinaEsperti fiscali del Sole 24 – Ore

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