Intervista ad Antonio Spagnuolo, la vera poesia non può essere alla portata di tutti!

Il pubblico della poesia, purtroppo, è limitato perché necessita di una preparazione ad alto livello.

Antonio, grazie per l’intervista, sei molto famoso. Quali sono i tre aggettivi, un colore, una canzone per dirci qualcosa di te?

 “INESAURIBILE, ILLUSO, AMANTE.  Il colore rosso, la canzone napoletana”.

Sei in viaggio per un pianeta lontanissimo: quale libro porteresti con te? E quello che lasceresti sulla terra è?

“La Divina Commedia, con me, e lascerei tutti quegli opuscoli che mi giungono per recensione e che non valgono assolutamente nulla per una poesia alta”.

Un filosofo ha detto che le definizioni sono come cassetti e una volta date, poi è difficile uscirne fuori. In alcuni casi, però, si può fare a meno della filosofia, quindi: chi è il poeta (o la poetessa) che per te è la definizione stessa di “poesia”?

“Non si può fare a meno della filosofia, che nutre le illusioni che ognuno alimenta per l’ignoto. Dante Alighieri è il poeta insostituibile”.

Passiamo alla tua raccolta “Ricami dalle frane”: puoi raccontare ai nostri lettori com’è nata questa silloge?

“Così come il volume precedente dell’anno 2020 “Polveri nell’ombra” la mia attuale poesia nasce dal dolore immenso per la perdita di mia moglie Elena, una donna delicata, dolce, serena, innamorata, che ha dato luce alla mia esistenza e ha dato forma alla mia creatività. Purtroppo le ultime poesie sono intrise di brucianti ricordi”.

Una poesia segna un momento preciso nella vita di chi la scrive e rileggendola, anche a distanza di anni, è possibile rivivere nitidamente le stesse emozioni: cosa ti ha portato alla decisione di non datare la poesie?

“Non sono datate perché ogni poesia vive una sua vita eterna, e si immette in un circuito che la rende universale”.

In ogni poesia c’è una briciola dell’anima del poeta. Qual è la poesia dov’è più presente Antonio Spagnuolo? Di quale poesia puoi dire “Ecco, questa sono io”?

“Non posso indicare con precisione netta quale sia una poesia che mi distingue personalmente. Tutte le mie poesie, antiche ed attuali sono lo specchio della mia personalità e della mia cultura”.

Quali sono le tue raccolte da ricordare?

“Un volume che segna la svolta della mia ricerca poetica è “Candida”, edito da Guida nel 1985 con prefazione del compianto Mario Pomilio. Questo volume mi aprì l’ingresso nella “Letteratura italiana” curata da Asor Rosa. Altro volume da segnalare è “Rapinando alfabeti” del 2001 con prefazione di Plinio Perilli, volume che segna l’ulteriore maturazione della mia scrittura”.

Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle tue raccolte o a quelle a cui hai partecipato?

La gestazione delle mie raccolte è in effetti molto ma molto semplice. L’illuminazione che mi fulmina è una continua ebollizione nelle mie circonvoluzioni cerebrali del famoso endecasillabo. Spesso mi trovo a pensare e a parlare con un ritmo che si manifesta spontaneo, e posso dire con grande serenità che la famosa ispirazione non si manifesta quasi mai come fantasma”.

Puoi definire i temi che tratti in poesia? Ma dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

“Tutto il tragitto della mia poesia è segnato dalla presenza dell’amore. L’amore, quello che sublima i nostri sentimenti, è determinante per l’abbraccio tenero della donna. Eros e Thanatos sono stati segnalati da tutti i critici che mi hanno onorato della loro attenzione. Purtroppo gli ultimi miei volumi cantano la disperazione dell’assenza, perché la perdita improvvisa di mia moglie ha inciso in maniera profonda nella mia solitudine”.

Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro nel campo della poesia?

“Non credo di essere un “maestro”, capace di segnare e tracciare una linea operativa che sia determinante. La poesia va avanti da sola e si presenta con diversi tentativi di ricerca. Posso solo dirti che questi ultimi approcci ad una poesia senza il verso e senza il ritmo non li condivido e non li approvo. Non si potrà più parlare di poesia ma di prosa poetica”.

Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere della poesia? Quanti, secondo te, riescono a saper “leggere” la poesia?

“Il pubblico della poesia purtroppo è limitato. Necessita una preparazione culturale di alto livello”. 

a Cognita Design production
Torna in alto