1 maggio, “Festa del lavoro”: le sue origini e perché si festeggia

Il primo maggio si celebra la Festa del lavoro e dei lavoratori. È la giornata che celebra le lotte che, durante i secoli, i lavoratori hanno combattuto per poter veder riconosciuti i propri diritti.

Vieni o Maggio t’aspettan le genti ti salutano i liberi cuori dolce Pasqua dei lavoratori vieni e splendi alla gloria del sol Squilli un inno di alate speranze al gran verde che il frutto matura a la vasta ideal fioritura in cui freme il lucente avvenir Disertate o falangi di schiavi dai cantieri da l’arse officine via dai campi su da le marine tregua tregua all’eterno sudor! Innalziamo le mani incallite e sian fascio di forze fecondo noi vogliamo redimere il mondo dai tiranni de l’ozio e de l’or Giovinezze dolori ideali primavere dal fascino arcano verde maggio del genere umano date ai petti il coraggio e la fè Date fiori ai ribelli caduti collo sguardo rivolto all’aurora al gagliardo che lotta e lavora al veggente poeta che muor! 

L’inno del Primo Maggio fu scritto da Pietro Gori, nel 1892, sulla base del brano Va’ pensiero, il coro del Nabucco verdiano, quando fu rinchiuso nel carcere di San Vittore.

Il 1° Maggio è una vera e propria lotta internazionale di tutti i lavoratori, che non conosce barriere geografiche e sociali, per poter far valere i propri diritti e soprattutto migliorare la propria condizione. Il 1° maggio 1886, negli Stati Uniti fu infatti indetto uno sciopero generale al fine di ridurre la giornata lavorativa al massimo sindacale, ovvero le otto ore. Esso divenne il simbolo delle rivendicazioni  di tutti gli operai, che, in quegli anni, lottavano per  i propri diritti e condizioni di lavoro migliori e dignitose. Nel 1890, a Parigi ci fu la prima manifestazione internazionale, che ebbe un grande successo e un numero elevato di adesioni. Da quel momento, la data divenne festa nazionale anche in altri Paesi, tranne che negli Stati Uniti, dove il Labor Day viene festeggiato il primo lunedì di settembre.  

«Noi vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose. Vogliamo tutte le cose belle, tutte le cose belle della vita»  (Frase emblematica pronunciata da Sam e ripresa dal film di Ken Loach  “Bread and Roses” in cui è presente lo slogan di uno sciopero dei lavoratori tessili del 1912).

In molti Paesi europei, la festività del primo maggio fu adottata nel 1889, in Italia, invece, due anni dopo. In quest’ultimo, però, questa festività è stata ostacolata  per via dell’epoca fascista. Tra il 1924 e il 1944, la festa del lavoro fu anticipata al 21 aprile, data che coincideva con il Natale di Roma. A causa di ciò, prese il nome di Natale di Roma, Festa del lavoro. 

Nel 1947, tornò a essere festeggiata il primo maggio e in quell’anno, a Portella della Ginestra, in Sicilia, durante la manifestazione furono uccise 11 persone in una sparatoria per mano della banda del mafioso Salvatore Giuliano. Nel 1948, vi fu uno scenario che portò alla scissione sindacale. Dal 1970, i lavoratori di ogni tendenza politica iniziarono a celebrare uniti la loro festa.  Dal 1990, a Roma viene festeggiato con un “concerto teatro”, una maratona culturale con importanti cantanti. Il primo maggio è doveroso ricordare tutte quelle persone che hanno lottato per la propria dignità e per difendere il lavoro in tutto e per tutto. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si diede così inizio a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori poterono incontrarsi per affermare la propria autonomia e indipendenza. All’indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, i partigiani e lavoratori, sia anziani militanti che giovani, si ritrovano insieme nelle piazze d’Italia in un clima di entusiasmo.
Il cambiamento della società e di abitudini, portò all’abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.

Oggi, un’unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1° maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti: 

Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l’interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de’sensi; e un’accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell’avvenire, naturalmente è portata a quell’esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa”.

In Gran Bretagna, il May Day è festeggiato il primo lunedì del mese ed è una festa non ufficialmente collegata a quella dei lavoratori e che richiama anche antiche tradizioni della festa di inizio della primavera. In Grecia, il primo maggio è Festa dei Lavoratori ma è anche collegato con gli antichi riti dell’arrivo della primavera. In Svizzera, dipende dai Cantoni, in Australia dagli Stati e dai Territori.   

Negli Stati Uniti e in Canada, la giornata del lavoro viene celebrata il primo lunedì di settembre, in Nuova Zelanda in ottobre. Negli Stati Uniti, il Primo Maggio è stato proclamato ufficialmente nel 1958 il “giorno della lealtà”, ossia giorno della “lealtà agli Stati Uniti e riconoscimento della libertà americana”.   

Il Giappone non considera la Festa dei Lavoratori come giornata festiva, ma viene comunque garantito come giorno di ferie da molte aziende ed inserita all’interno della Golden Week. Quando una festività pubblica cade di domenica, il giorno successivo che non sia già un giorno di vacanza diventa tale per quell’anno.

In Italia, il simbolo dei Lavoratori e delle loro lotte fu presentata nell’opera di Giuseppe Pellizza, “Il Quarto Stato”, durante la Quadriennale di Torino del 1902. Essa è attualmente conservata presso il Museo del Novecento di Milano. 

Maggi Giovanni—foto Quarto Stato dopo servizio da Milano

Il soggetto rappresenta uno sciopero. Per la prima volta nella storia dell’arte italiana, un artista sceglie di rappresentare l’ascesa del movimento operaio nella vita sociale del Paese, senza violenza, una marcia pacifica per l’affermazione dei propri diritti, più volte calpestati dal sistema capitalistico, causa di schiavitù. 
Dallo sfruttamento dell’uomo su altri uomini, sorgono le crisi, la disoccupazione e la miseria, le maggiori cause di sofferenza dell’intera popolazione. Il Quarto Stato rappresenta un gruppo che avanza frontalmente, guidato da tre figure in primo piano: due uomini e una donna che tiene in braccio un bambino.
Giuseppe Pellizza da Volpedo studiò i gesti delle mani, dei piedi, la struttura delle ombre e l’andamento sicuro dei personaggi, rappresentanti dell’emancipazione del popolo, fino a dare all’intera composizione la sensazione di un gruppo compatto che tiene la scena e il movimento verso lo spettatore.

In questo Primo Maggio 2021 non possiamo non citare il nostro Presidente, Sandro Pertini che in un suo discorso disse: “Secondo lei, un uomo senza lavoro, che ha fame, che vive nella miseria, che è umiliato perché non può mantenere i propri figli…. questo per lei è un uomo libero? No, che non lo è!!! Sarà libero di imprecare, ma questa non è la libertà come la intendo io. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.”  

Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo.” Messaggio di fine anno agli Italiani, 1981 

“Gli affamati ed i disoccupati sono il materiale con il quale si edificano le dittature. 

“Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.”

Un altro contributo significativo lo troviamo in un articolo di Giuseppe Di Vittorio, (Cerignola, 11 agosto 1892 – Lecco, 3 novembre 1957) sindacalista, politico e antifascista italiano. Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra, di origini contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell’Ottocento in Puglia.  Sul 1° maggio tratto da “Lavoro”, settimanale della Cgil, numero 17, 26 aprile 1953: le sue parole ancora oggi risuonano attualissime e di buon augurio per l’Italia e per tutti gli uomini del mondo che oggi festeggiano anche grazie alla loro lotta personale: 

il lavoro non può espandersi, secondo i crescenti bisogni dell’uomo; non può utilizzare tutta la sua potenza creatrice, per soddisfare le incessanti esigenze di vita e di progresso dell’umanità. Da questo sistema di predominio del capitale, da questo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sorgono le crisi, la disoccupazione, la miseria, di cui soffrono le popolazioni. Da questo sistema d’ingiustizia e di sopraffazione, sorgono le cupidigie e le brame di rapina dei grandi monopoli su altri Paesi, su altri mercati, su altre fonti di materie prime. Di qui, sorgono le guerre imperialistiche, coi loro inseparabili e terribili cortei di massacri, di distruzioni, di lutto, di carestia. Il Primo maggio, pertanto, i lavoratori del mondo intero, celebrando la potenza invincibile del lavoro, rivendicando il loro diritto alla conquista di migliori condizioni di vita riaffermano la loro volontà collettiva di accelerare la marcia verso l’emancipazione del lavoro, che libererà tutta l’umanità dal timore delle crisi, dalla paura della fame, dall’incubo della guerra, ed aprirà ad essa la via radiosa del benessere crescente e d’un più alto livello di civiltà. Il lavoro è creatore di beni; il lavoro eleva gli uomini, li rende migliori e li affratella; il lavoro è pace…”. 

Grazie al frutto degli sforzi che sono stati compiuti durante i secoli precedenti, tanti diritti prima calpestati sono stati riconosciuti, come il diritto allo studio, che dovrebbe essere garantito ad ogni bambino, a prescindere dal ceto sociale. Da sempre, il cinema, risveglio per menti dormienti, ci ha raccontato storie toccanti sul mondo del lavoro e sull’evoluzione della coscienza di classe. Ecco dei classici sul tema: 

Il ferroviere è un film del 1956 diretto e interpretato da Pietro Germi, presentato in concorso al 9º Festival di Cannes. «Un film fatto per gente all’antica… col risvolto dei pantaloni» (Pietro Germi) 

Tempi moderni (Modern Times) è un film statunitense del 1936 scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin. 

Bread and Roses (in Italia noto anche come Il pane e le rose è un film del 2000 diretto da Ken Loach. È considerato il primo film americano di Ken Loach, ma più precisamente è il suo primo film statunitense, in quanto l’America Latina era già apparsa nei suoi lavori. Il tema della precarietà del lavoro – già affrontato in Riff Raff – qui si inserisce su quello dell’emigrazione clandestina e della dignità umana, nella migliore tradizione del regista britannico che in questa pellicola dà spazio anche a momenti di pura commedia. 

Una vita difficile è un film del 1961 diretto da Dino Risi. Il film è stato inserito fra i 100 film italiani da salvare 

Mi piace lavorare (Mobbing) è un film prodotto nel 2003 e diretto da Francesca Comencini, con Nicoletta Braschi e un cast di attori non professionisti. 

We Want Sex (Gran Bretagna, 2010) di Nigel Cole. 

Il segno di Venere è un film commedia del 1955 diretto da Dino Risi. È stato presentato in concorso all’8º Festival di Cannes

Suffragette (USA, 2015) di Sarah Gavron 

C’eravamo tanto amati è un film commedia del 1974, diretto da Ettore Scola 

Sorry We Missed You, Ken Loach 

Ricomincio da me (Second Act) è un film del 2018 diretto da Peter Segal

Risorse umane (Resources humaines) è un film del 1999 diretto da Laurent Cantet

 LA Classe operaia va in paradiso di Elio Petri, 1971 

 Full Monty di Peter Cattaneo, 1997 

Per concludere in musica e ricordarci che siamo tutti, ogni giorno, responsabili, riascoltiamo La canzone del Maggio di De Andrè 

Anche se il nostro maggio 
Ha fatto a meno del vostro coraggio 
Se la paura di guardare 
Vi ha fatto chinare il mento 
Se il fuoco ha risparmiato 
Le vostre Millecento 
Anche se voi vi credete assolti 
Siete lo stesso coinvolti 

E se vi siete detti 
Non sta succedendo niente 
Le fabbriche riapriranno 
Arresteranno qualche studente 
Convinti che fosse un gioco 
A cui avremmo giocato poco 
Provate pure a credervi assolti 
Siete lo stesso coinvolti “

Concludiamo in bellezza, col Maestro Arturo Toscanini, esule negli Stati Uniti mentre c’era il fascismo in Italia e durante la seconda guerra mondiale, Il 25 maggio 1944  in un concerto di beneficenza per la Croce Rossa al Madison Square Garden di New York dirige l‘Internazionale, il più bel canto dei lavoratori.
BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI VOI!
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