Unict, collaborazione con Dna e Agenzia dei Beni confiscati per studi e ricerche sull’impatto economico della criminalità organizzata

L’accordo siglato mira ad una approfondita analisi delle criticità connesse al mantenimento da parte delle imprese confiscate delle posizioni di mercato antecedenti alla confisca, con l’obiettivo di favorire la continuità imprenditoriale e il livello occupazionale.

Ieri pomeriggio il Procuratore Nazionale della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, dott. Federico Cafiero de Raho, il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati, Prefetto Bruno Corda e il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Catania, prof. Francesco Priolo, hanno sottoscritto, presso la sede della DNA, un Protocollo d’Intesa, finalizzato allo studio del fenomeno criminale, con particolare riguardo sia alle tematiche connesse alle conseguenze socio-economiche legate alla confisca dei beni nella disponibilità delle mafie che alle attività necessarie al superamento delle criticità che ostacolano o rallentano la restituzione alla collettività dei patrimoni mafiosi, e quindi il loro riutilizzo a fini sociali.

L’accordo siglato, in particolare, mira ad una approfondita analisi delle criticità connesse al mantenimento da parte delle imprese confiscate delle posizioni di mercato antecedenti alla confisca, con l’obiettivo di favorire la continuità imprenditoriale e il livello occupazionale.

Tali finalità saranno perseguite mediante lo sviluppo di metodologie che favoriscono lo scambio e la condivisione delle informazioni tra docenti e ricercatori dell’Ateneo, personale dell’Agenzia e magistrati della DNA, riguardanti la geo-localizzazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la stima del loro valore, la destinazione d’uso e di ogni altra informazione necessaria per le finalità della ricerca volta ad indagare le conseguenze economiche del fenomeno criminale.

“Sono particolarmente orgoglioso – ha detto il rettore Francesco Priolo – che il nostro ateneo sia stato selezionato dalla Dna e dall’Agenzia per i beni confiscati per sottoscrivere questo accordo. Il prof. Maurizio Caserta con il suo gruppo di ricerca già da molti anni lavora su questi temi ed è importante che i nostri docenti e studenti possano mettere a disposizione di tutta la collettività, grazie a queste nuove partnership istituzionali, i risultati di queste ricerche e di quelle future in modo da poter avere un impatto diretto sul territorio in un ambiente come quello siciliano che cerca sempre di più il riscatto. La nostra università è in prima linea perché questo riscatto possa decollare ed essere sempre più visibile”.

“Il protocollo firmato oggi – ha aggiunto il prof. Maurizio Caserta – rafforza di fatto la collaborazione fra le tre istituzioni, e attraverso gli scambi di personale, studenti e informazioni, persegue l’obiettivo di potenziare l’attività di ricerca del nostro ateneo. L’accesso alle fonti di informazione diviene un elemento di grande ricchezza per chi fa ricerca su questi temi e potrà permettere di produrre risultati che siano d’aiuto a chi poi applica o definisce le norme. Il nostro ateneo si ritrova quindi in posizione di particolare vantaggio, soprattutto perché ha a disposizione un ‘laboratorio a cielo aperto’ e può contribuire ad invertire la reputazione che spesso erroneamente viene attribuita ai territori meridionali mostrando che da qui possono partire soluzioni fondate sull’attività scientifica”.

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