UNESCO Intangible Cultural Heritage. La Dieta Mediterranea rivista in chiave storica. Valore aggiunto contro le malattie

UNESCO Intangible cultural heritage. 
Valore aggiunto contro le malattie.

In un’epoca in cui le malattie croniche e degenerative stanno diventando un problema globale ingravescente, l’assunzione di uno stile di vita sano che contempli sia esercizio fisico moderato sia un’alimentazione salutare acquisisce grande valore. 

 

In questo ambito si collocano regimi alimentari quali Dash (Dietary approaches to stop hypertension), la dieta tipica giapponese e le diete vegetariane. Ma è la dieta mediterranea che sta diventando sempre più lo standard di un’alimentazione sana e salutare.
Studi epidemiologici e trial – non ultimo il trial osservazionale Predimed che ha valutato l’effetto di una dieta ricca di olio extra-vergine d’oliva e frutta secca sul rischio cardiovascolare – hanno dimostrato un suo effetto positivo nel diminuire il rischio di cancro, malattie cardiovascolari, Alzheimer, e Parkinson, oltre che ridurre la mortalità per queste e altre cause. Nonostante la molteplicità delle evidenze accumulate a suo favore, la dieta mediterranea ha però una vita breve.

Cibi poveri arricchiscono la salute
Come sottolinea Sarah Tracy, della McClendon Honors College University di Norman, Oklahoma, in un editoriale appena pubblicato su New England journal of medicine, un regime alimentare basato su un largo consumo di frutta, verdura, olio d’oliva e cereali integrali, una moderata assunzione di pesce e carne bianca e pochi latticini, carne rossa e dolci è nata nel bacino del Mediterraneo tra il 1945 e il 1955 come effetto dell’impoverimento post-bellico. Ma in poco tempo una dieta sì povera si è rivelata assai ricca di benefici.
Il primo ad accorgersene fu Ancel Keys, fisiologo americano a capo del Seven countries study (Scs), uno studio partito nel 1958, e attivo ancora oggi, che ha valutato la dieta e altri fattori di rischio cardiovascolare su oltre 13.000 persone in 7 paesi diversi, tra cui anche Italia e Grecia. L’osservazione di Keys che una dieta a basso contenuto di grassi saturi, come quella mediterranea, avesse un effetto benefico sul sistema cardiovascolare pare un’anticipazione degli studi odierni. E i due libri di cucina che il fisiologo americano scrisse insieme alla moglie Margaret, biochimica, – “Eat well and stay well” e “How to eat well and stay well, the mediterranean way” – sembrano riflettere le raccomandazioni presenti nella recente edizione delle Dietary guidelines for americans emanate dai dipartimenti americani per l’agricoltura e dei servizi sanitari.
Tuttavia, dalla fine degli anni ‘50, quando l’American Heart Association (AHA) sviluppò le prime linee guida “alimentari” per la prevenzione cardiovascolare, a oggi alcune cose sono cambiate. Se prima le indicazioni si focalizzavano sui macronutrienti (grassi, proteine e carboidrati) e sui micronutrienti (vitamine, minerali), oggi la tendenza è quella di pensare alle proprietà nutrizionali dei cibi nel loro insieme.

Nutrizione con una visione olistica 
«In questo senso la scienza della nutrizione sta compiendo una virata olistica» spiega Tracy, che prosegue scrivendo: «Durante il ventesimo secolo la ricerca si è concentrata prima sui micronutrienti le cui carenze causavano malattie come pellagra, scorbuto e beriberi, e poi sui macronutrienti, i cui eccessi sono stati associati in maniera riduzionistica ad arteriosclerosi, ipertensione e malattie cardiovascolari».
Per questo negli anni ’50-’60 le raccomandazioni miravano a mantenere l’assunzione di grassi entro il 25-35% del fabbisogno energetico giornaliero, consigliando la sostituzione di grassi animali con grassi polinsaturi. Ora ci si è accorti che gli uomini non mangiano singoli nutrienti isolati, e tendono piuttosto a creare schemi alimentari o combinazioni di alimenti che interagiscono sinergicamente fra loro. Predimed e gli altri studi condotti in questi ultimi anni ci stanno dicendo che è la combinazione di alimenti tipica della dieta mediterranea a conferire i comprovati benefici a lungo termine.

Sarà anche per questo che l’Unesco l’ha recentemente inserita nella lista dell’Intangible cultural heritage, l’eredità culturale intangibile.

a Cognita Design production
Torna in alto