Turchia, continuano gli scontri tra il popolo e le autorità

Negli scontri di ieri sono stati arrestati oltre 600 manifestanti tra Istanbul e Ankara, e tra i fermati c’è anche il fotoreporter italiano Daniele Stefanini

 

Gezi Park vuoto, piazza Taksim sgomberata, manifestanti a casa. Stamattina Istanbul si presentava vuota – e libera – dopo che ieri la polizia è intervenuta con forza per riprendere il controllo del parco simbolo della protesta turca e della piazza anch’essa simbolo della ribellione. Un’azione talmente tempestiva ed energica che i manifestanti hanno immediatamente denunciato la violenza delle forze dell’ordine nei loro confronti; violenza fuori ogni controllo anche usando il Jenix, un liquido altamente urticante che provoca piaghe e vesciche sulla pelle.

Negli scontri di ieri sono stati arrestati oltre 600 manifestanti tra Istanbul e Ankara, e tra i fermati c’è anche il fotoreporter italiano Daniele Stefanini. Colpito alla testa da una manganellata, Stefanini è stato portato in ospedale per le prime cure  e successivamente al posto di polizia da cui è riuscito a mettersi in contatto con i genitori e con l’ambasciata italiana. L‘Unità di crisi della Farnesina sta lavorando celermente per riportarlo al più presto in Italia, forse già domani o mercoledì,  attraverso un decreto di espulsione. Da ieri sera il 29enne fotoreporter livornese è assistito da due funzionari del Consolato italiano di Istanbul, tra cui un interprete, in accordo con l’ambasciata di Italia ad Ankara.

Negli scontri di ieri ci sarebbero molte donne e bambini feriti, i medici che portavano soccorso ai manifestanti venivano immediatamente arrestati, i deputati presenti in piazza picchiati selvaggiamente, lacrimogeni sparati ad altezza uomo in alberghi e ristoranti, addirittura una carica della polizia durante il funerale di un manifestante ucciso pochi giorni fa ad Ankara. Sono immagini di guerra nel cuore di Istanbul che fanno il giro del web, i social networks traboccano di fotografie scioccanti e di denunce per la brutalità della polizia turca a Taksim. Ieri si è vissuto una giornata di guerra a Istanbul.

Oggi le strade sono vuote, ma la piazza sta vedendo un’altra protesta, l’ennesima. Stavolta più organizzata e istituzionale: è quella dei sindacati turchi che scendono in strada per protestare contro le brutalità della polizia nei confronti dei giovani manifestanti che da giorni denunciano con foto e filmati online le ripercussioni nei loro confronti. Il ministro degli Interni Muammer Guler ha definito illegale lo sciopero e ha invitato i dipendenti pubblici a disertare la manifestazione. Il prefetto di Istanbul ha minacciato conseguenze se il corteo sindacale arriverà sino a piazza Taksim. Il primo ministro Erdogan poi avvisa: «Niente più che un tentativo di una minoranza di dominare la maggioranza, è la stampa internazionale a dare un resoconto falsato della situazione in Turchia».

Ieri il ministro per gli affari europei Egemen Bagis aveva avvertito che la polizia avrebbe trattato come terroristi tutte le persone trovate a Taksim. La polizia non si è però limitata ai giovani turchi, hanno colpito e poi intossicata coi lacrimogeni anche la presidente dei Verdi tedeschi Claudia Roth che ha poi denunciato ai media la situazione: «In Turchia è iniziata una guerra contro la popolazione». La storia si ripete: solo pochi giorni fa Erdogan aveva rivolto le stesse accuse al presidente siriano Bashar al Assad.

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