“Totò genio”, mostra sul Principe della risata alla Galleria di Arte moderna dell’ex convento di santa Chiara in Catania

Allestimento poco denso e più visivo che documentaristico, rende comunque pur nelle evidenti carenze  l’idea della grande figura del Principe Antonio De Curtis

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Abbiamo visitato la mostra “Totò genio”, la quale -promossa dall’associazione Antonio De Curtis e dal comune di Napoli-, è ospitata nei nuovi saloni della galleria di Arte moderna del comune di Catania, siti nell’ex convento di Santa Chiara, in via castello Ursino, inaugurata a fine gennaio e voluta dal nostro Comune.   E’ un allestimento il quale, nelle intenzioni, intende promuovere e ricordare la figura di questo grandissimo Artista, detto anche “principe della risata” ma che Principe, di Bisanzio porfirogenito erede dell’Impero Bizantino nonché Conte d’Epiro, lo fu veramente (con tanto di sentenze degli anni quaranta e cinquanta della appena nata Repubblica italiana che lo certificano: ma ciò non si dice nella mostra), con una serie di testimonianze visive e documentarie.

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Visive certamente dappoiché, essendo il locale formato da due lunghi corridoi, ed è meritorio che il Comune di Catania abbia provveduto a tale spazio che auspichiamo servirà per altri allestimenti, come si spera essi siano sempre gratuiti e da tutti fruibili nell’ottica “popolare” della cultura di massa, l’esposizione privilegia le immagini in cui il Principe recita “A livella”, sua celeberrima lirica sulla vita e sulla morte, o quando è ospite di Mina a Studio Uno nel 1966, o alcuni brani di films: tutto ben conosciuto agli utenti di Youtube (per non dire di facebook), i quali possono sempre agevolmente visionare tali video.   Come sono note le locandine dei films esposte in una parete.  La novità, se così si può dire, è costituita dalla celebre bombetta di Totò, sita all’ingresso quale “biglietto da visita”, dal suo famoso frac su misura e adeguatamente slargo -su facies di quello di Charlot seguendo la cui scia Totò cominciò a recitare- nonché il costume di scena di “A prescindere”, sua ultima rivista teatrale della seconda metà degli anni Cinquanta, il costume dell’esistenzialista dal film “Totò a colori” (1952) e quello del “Comandante”, pellicola di poco conto e triste nella produzione cinematografica del grande comico.

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Vi sono i dattiloscritti di alcune poesie, Totò amava scrivere e talune liriche divennero canzoni, dalla Livella a “Uocchie ca me parlate”, scritta per l’ultima allora giovine compagna Franca Faldini (recentemente scomparsa); alcuni pannelli documentano la sua vita artistica e privata come le tante riproduzioni fotografiche. La parte finale dell’esposizione è dedicata al rapporto di Totò con Fellini, limitato a dei disegni (Federico era un bozzettista, agli esordi) ed a quello con Pasolini, molto in conto come critica, ma non considerato dal grande pubblico, a cui invece una mostra sulla genialità artistica di Totò, che sbancava i botteghini dei  cinema negli anni Quaranta-Cinquanta con titoli quali “Totò al giro d’Italia” (su questo film nella mostra è errata pure la didascalia della nota foto con Coppi e Bartali: la pellicola è del 1948 ma vi è scritto 1950… bastava informarsi…), “Totò sceicco” o “Miseria e nobiltà”, dovrebbe essere dedicata. 

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È una esposizione limitata e sostanzialmente parziale quindi codesta, che rende solo una piccola eco di ciò che fu l’uomo e l’attore Totò: diciamo pure una rapida “nevicata” su immensa montagna…   Tanto per illuminare due aspetti dell’uomo De Curtis, a cui il personaggio Totò “dava da mangiare”   -come egli stesso affermava-, non ci si sofferma sulla passione per la nobiltà e per la Monarchia, del nostro Artista (che al Musichiere, ospite di Mario Riva, arrivò a dire pubblicamente in piena campagna elettorale “Viva Lauro”, propaganda palese per il celebre sindaco monarchico di Napoli…) anche se vi è una traccia nascosta: vengono esposte delle immagini ove Totò vota, si capisce che è il referendum del 2 giugno 1946 ma nulla si specifica. Altro aspetto importante per capire la grande umanità del Principe De Curtis in arte Totò, è quello filantropico ed etico: Totò fu un convinto frammassone, iniziato a Roma nella loggia “Fulgor Artis” nel 1944, in ciò sodale con altri numerosi artisti (tra i tanti, Gino Cervi, Arnoldo Foà ed Aldo Fabrizi, a cui Totò era molto legato) e sempre si adoprò nel solco della filosofia massonica, per aiutare i più umili e bisognosi, umani ed animali: per tali ragioni accaddero i casi famosissimi delle “buste” di denaro lasciate dall’autista del Principe sotto le porte dei “vasci” più buj di Napoli; medesimamente l’asilo per cani da lui fondato, ha tali scaturigini. Ma nulla di ciò emerge visitando la mostra “Totò genio”, in esposizione a Catania fino all’uno maggio: scelte strategiche e forse anche politiche? Non sappiamo: tuttavia anche se scarna, è una occasione per rendere omaggio, ad oltre cinquanta anni dalla morte, a questo intramontabile e sommo Maestro, che donò e dona amore e sorriso, ieri come oggi.

                                                                                 

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