Piero Angela spiega ai giovani “A cosa serve la politica”

TAORMINA (ME) – Non capita spesso di vedere un auditorium stracolmo di giovani che applaudono a cuore aperto un personaggio che non sia un cantante o un attore di successo ma è quello che è accaduto, sabato 12 gennaio, al Palazzo dei Congressi di Taormina, nell’incontro con Piero Angela, decano del giornalismo scientifico (quest’anno la sua trasmissione Quark ha raggiunto il non indifferente traguardo dei 30 anni di ininterrotta attività) e autore di molti libri di divulgazione diventati best seller.

L’ospite ha presentato il proprio libro “A cosa serve la politica?” (Mondadori) in occasione dell’inaugurazione del progetto “Conversazioni sul futuro”, un ciclo di incontri e dibattiti pensati per offrire ai giovani spunti utili per una riflessione più approfondita sull’evoluzione del mondo che ci circonda.

Il giornalista, accolto da Antonella Ferrara, presidente del Taormina Book festival e dall’imprenditore Italo Mennella, promotore della rassegna, per oltre due ore ha conversato con il pubblico, invitato alle riflessioni dalla Prof. Graziella Priulla, sociologa della comunicazione e della cultura e docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Catania.

Piero Angela ha esordito spiegando che “esistono due pilastri su cui si basano le società moderne, il primo riguarda la distribuzione della ricchezza, l’altro concerne la produzione della stessa. Purtroppo la nostra politica si occupa troppo spesso del primo senza creare i presupposti per sviluppare la seconda colonna, vero e concreto volano per una comunità felice – ha continuato l’autore – In questo momento ci occupiamo troppo della politica e perdiamo di vista i veri motori dello sviluppo in grado di produrre ricchezza”.

In maniera assolutamente naturale la discussione si è incentrata sulla situazione attuale nel nostro Paese: “I politici, attenti a non perdere consensi in un periodo elettorale, si lasciano andare a proclami e promesse basate, principalmente, sullo spostamento di risorse, piuttosto che ricercare “modifiche di sistema” tali da cambiare e migliorare la struttura stessa della nostra società, ma che avrebbe bisogno di una visione molto più lungimirante anche se probabilmente meno appetibile (rispetto agli elettori) per la visione di un mondo politico miope”.

Quanto detto porta, secondo Angela, all’inevitabile sacrificio dei cosiddetti “acceleratori”, quali la cultura scientifica, la ricerca, l’educazione, creando, di fatto, una collettività restia alle regole di buona condotta. Qual è la conseguenza di tutto ciò? Una burocrazia soffocante e astrusa, poiché lo Stato assume un approccio preventivo con richiesta incessante d’informazioni e dimostrazioni, al contrario di molti altri paesi dove questa è infinitamente minore grazie ad un approccio bilanciato tra premio e punizione: “Io, Amministrazione, ho fiducia in te e per l’espletamento dei tuoi diritti/doveri di cittadino ti rendo la vita facile, ma se tradisci t’infliggo una punizione che ricorderai per sempre”. In sintesi, una forma di educazione assolutamente diversa ma, nel lungo periodo, profondamente più efficace.

Ecco perché il cittadino andrebbe educato alla “responsabilità individuale” per il mantenimento delle regole comuni. Anche l’informazione, oggi troppo ingessata nell’inseguimento dello share e degli introiti commerciali, non può sfuggire al proprio ruolo istituzionale e dovrebbe tornare a fare il proprio dovere di educatore della collettività.

In conclusione qual è il ruolo della politica e cosa essa può fare? Una risposta possibile la dà lo stesso autore nel libro: “Per esempio premendo sul pedale del merito, dei valori, del rispetto delle regole, attraverso un forte sistema di premi e punizioni. E agendo su altri acceleratori come la cultura, l’educazione, la ricerca, la televisione e tanti altri fattori di crescita come l’imprenditoria creativa, che possono fertilizzare il paese e la sua capacità produttiva. Puntando anche sull’eccellenza: partendo dalla scuola, e allevando una nuova generazione di leader capaci di portare il loro contributo non solo nella scienza, nella tecnologia e nell’economia, ma anche e forse soprattutto nella politica”.

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