Gradevole concerto del Cluster Doc Ensemble al Museo Diocesano di Catania

La Camerata Polifonica Siciliana ha proposto melodie del tardo ottocento e novecentesche apprezzate dal pubblico

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Per la rassegna “Jouer la Musique”, la Camerata Polifonica Siciliana ha dato un interessante concerto, domenica otto aprile sera nei locali del Museo Diocesano di Catania, siti accanto la Cattedrale e nei luoghi agatini per tradizione, i quali fra l’altro accolgono gli oggetti appartenuti al celebre Vescovo della nostra città nel XIX secolo, il Beato Cardinale Giuseppe B.Dusmet, detto anche “padre dei poveri” (il museo nacque per volontà del fu Monsignor Nicolò Ciancio, di venerata memoria); nell’occasione si è proposto al folto e qualificato pubblico intervenuto, il Cluster Doc Ensemble, che ha offerto un variegato programma.

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La serata, dopo il saluto del Presidente dell’associazione professor Aldo Mattina,  è stata modulata dalle note di Camillo Saint-Saens, con “Une flùte invisible” per voce flauto ed arpa, eseguita con grande intensità, per poi passare alle “Chansons de Bilitis”, sorta di poesie che lo scrittore francese Pierre Louys, e qui ci si immìse nei giorni del decadentismo sensuale ottocentesco, vòlle immaginare scritte per una allieva di Saffo, le quali il sommo Claude Debussy musicò: nel caso specifico, alla voce narrante in versione italica, si affiancarono gli strumenti (flauto traverso, arpa, clarino); l’ensemble eseguì poi la trascrizione del “flauto di Pan” per voce, da parte del soprano Chiara Ursino; il resto del programma fu un susseguirsi di autori novecenteschi, da Yuyama a Villa Lobos, fino a Piazzolla riletto dal direttore della Camerata , il Ferrauto; interessante il pezzo di F.Curinga  “Calispera” per voce ed arpa, cantato in lingua grecanica, ovvero il greco medievale ancor oggi utilizzato dialettalmente a Bova, nella Calabria jonica, zona di importantissimi insediamenti greco-bizantini sin dal periodo dell’Impero e rinnovatisi negli ultimi anni con la riscoperta delle radici classiche; finale con le “Canciones espanolas antiguas” di Garcia Lorca (di cui negli ultimi tempi, apprezzabilmente, si è riscoperta la “vena” musicale, oltre le qualità poetiche già conosciute) e “Zorongo”; non poteva mancare il classico bis con “Summertime” per la voce del soprano, assai applaudito dal pubblico.   

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Bravo l’ensemble composto dai Maestri Orazio Carrara alla chitarra, Rosario Gioeni alla marimba (strumento che venne particolarmente apprezzato dai convenuti), Alessandra Marino al flauto traverso (abilità non comune per codesto strumento), Alessia Serina Pinto al sassofono, Matilde Verdiana Pinto all’arpa, Giuseppe Sarro al violino, Alessandro Spinnicchia al pianoforte (nell’ascoltarlo ci tornò in mente il padre Benito, già allievo del Maestro Franco Cristina), Enrica Mallo voce recitante e il già detto soprano Chiara Ursino. La sede del Museo Diocesano si conferma così luogo di raffinata e ricercata musicalità, per un pubblico che sa cogliere ed apprezzare il messaggio.

                                                                

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