Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia

“Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te. E ti troverai solo”  (Harvey Milk)

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Oggi è la Giornata  internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Harvey Milk, fu forse l’uomo più influente della storia per la lotta per i diritti civili e che ne  fece la sua ragione di vita. Primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay, fu assassinato insieme al sindaco di San Francisco, George Moscone nel 1978 dall’ex consigliere comunale Dan White. Nel 2009 il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha conferito alla memoria di Milk la massima decorazione degli Stati Uniti, la Presidential Medal of Freedom, per il suo contributo al movimento per i diritti dei gay.

Consapevole del rischio che correva, dopo avere ricevuto numerose lettere e telefonate di minaccia, aveva registrato numerose audiocassette da ascoltare nell’evenienza che gli fosse successo qualcosa(episodio che appare nel film a lui dedicato Milk del 2008).

L’acronimo IDAHOBITInternational Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia-, è stata pensata da Louis-Georges Tin, scrittore e attivista per i diritti civili, curatore del libro “Dictionnaire de l’homophobie” per sensibilizzare l’attenzione di politici, opinion leader, movimenti sociali, pubblico e media sulle violenze e le discriminazioni subite dagli appartenenti alla comunità LGBTI in tutto il mondo. “Il nostro modo di amare – etero o omosessuale –è in gran parte il risultato di una cultura e di un storia sociale”.

Nel 2004, fonda un’associazione, An Nou Allé, che raggruppa i Neri omosessuali e nel 2005, un’altra delle associazioni da lui fondate, il Comitato IDAHO, lancia la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. L’anno successivo, lancia un appello per la depenalizzazione universale dell’omosessualità. Il testo raccoglie le firme di molti premi Nobel: Desmond Tutu, Elfriede Jelinek, Dario Fo, Amartya Sen, José Saramago, e di altre personalità del mondo delle arti, della cultura e della politica. La richiesta fu presentata nel dicembre 2008 all’Assemblea generale dell’ONU dalla Francia. Accolta da tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, venne però osteggiata dal Vaticano.

I principi a cui si ispira la giornata sono quelli costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione.

Nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità decise di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle psicopatologie, nonostante molti la vedessero ancora come una “malattia”. Uno fra questi fu il Prof. Giorgio Coda, psichiatra di Torino, il quale dichiarò “L’omosessualità è una malattia che abbisogna di cure!” e, in quanto tale, andava trattata terapeuticamente. Ai pazienti infatti, ricoverati nell’ospedale psichiatrico di Collegno, somministrava più di cinquemila elettroshock. Proprio per questa ed  altre dichiarazioni fu processato e condannato. Era il 1974 e nello stesso anno l’omosessualità venne cancellata dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) pubblicato dall’American Psychiatric Association (APA).

Nella prima versione del 1952 risultava condizione psicopatologica tra i “Disturbi sociopatici di Personalità”, successivamente rientrò nelle deviazioni sessuali, come la pedofilia, trovando posto tra i “Disturbi Mentali non Psicotici”, nel 1974 venne rimossa ma spuntò l’ ”omosessualità egodistonica”, ovvero quella condizione in cui una persona omosessuale non accetta il proprio orientamento sessuale e non lo vive con serenità. Anche questa voce sparirà dal Dsm e dal 1990 anche l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) depennerà l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali definendola “una variante naturale del comportamento sessuale umano”.

Dall’anno della sua istituzione, l’evento ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di diversi Stati e istituzioni internazionali come l’Unione Europea che dal 2007 appoggia l’evento sul suo territorio.

Di quell’anno è  famosa la Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa:

“visti gli strumenti internazionali garantiscono i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali e vietano la discriminazione, in particolare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), all’articolo 8, ribadisce espressamente l’invito “a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni”. […]

omofobia-sarri-e1456922188954Nonostante siano passati più di trent’anni dal caso del Prof. Coda, la questione “omosessualità e malattia” non è un capitolo definitivamente chiuso. Basta ascoltare e leggere i casi di cronaca di oggi in Italia e all’estero. Storie di giovani che non coincidono con quella che nel 2018 dovrebbe essere una società aperta, all’avanguardia e pronta ad abbracciare chiunque senza distinzione alcuna: i  ragazzi vengono puniti per essere gay, picchiati o derisi. Filmati e messi in piazza tramite l’uso, o meglio il disuso, dei social.  Un dato che salta gli occhi è l’età sempre più giovane degli aggressori e ricattatori, che in diversi casi sono anche minori, e  una sola vittima su 40 pensa che denunciare possa migliorare la propria situazione. Specialmente i più giovani temono oltre alle discriminazioni anche la reazione della propria famiglia: sono oltre 400 le segnalazioni in cui arrivano a segregarli in casa e a sottoporli a violenze psicologiche e fisiche.  Il 12 per cento degli italiani si dichiara omosessuale, il 15 per cento prova disgusto per i gay . Per questo è importante l’approvazione della legge contro l’omofobia che preveda un piano di intervento, che consenta di supportare le vittime su tutto il territorio nazionale. Secondo le stime del numero verde contro l’omotransfobia, “Gay help line.it”, in un anno le telefonate di aiuto sono  circa 20mila, le conversazioni in chat, mail, di cui  il 70% per omofobia, sarebbero 3.200, da parte di minori e ben oltre 400 segnalazioni di maltrattamenti gravi a teeangers, soprattutto nel contesto familiare.

 

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