Unicef: in Siria raggiunto il numero di 1 milione di bambini rifugiati

Nel cruento conflitto in Siria, il numero di bambini costretti ad abbandonare la propria terra e la  propria casa come rifugiati è ora salito alla tragica cifra di 1 milione.  Il conflitto armato che sta insanguinando la Siria ormai da due anni (93.000 le vittime tra i civili, secondo le più recenti stime ONU, tra cui 6.500 bambini) sta oggi raggiungendo la sua fase più violenta, con le nazioni unite pronte ad un attacco di massa e come sempre in queste orrende situazioni, i bambini sono i bersagli più deboli e più esposti a questi sfoghi di violenza sovrumana.

Secondo come riportato da sito dell’ UNICEF: le ultime stime delle Nazioni Unite le persone costrette ad abbandonare le proprie case all’interno dei confini siriani sono salite a 4.250.000, quasi 2 milioni dei quali sono minori.

“Il milionesimo bambino rifugiato non è solo un numero” ha dichiarato Anthony Lake, Direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). “È un bambino reale, strappato alla propria casa, forse anche alla propria famiglia, e costretto ad affrontare orrori che noi possiamo comprendere solo in parte”.

“Tutti noi dobbiamo condividere questa vergogna” ha aggiunto Lake “perché mentre noi lavoriamo per alleviare le sofferenze di coloro che sono colpiti dalla crisi, la comunità globale ha mancato alla propria responsabilità nei confronti di questo bambino. Dovremmo fermarci e chiederci come possiamo, in tutta coscienza, continuare a deludere i bambini della Siria”.

“Ciò che è in gioco adesso non è altro che la sopravvivenza e il benessere di una generazione di innocenti” ha proseguito l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati António Guterres, a capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

“I giovani della Siria stanno perdendo le proprie case, i propri famigliari e il proprio futuro. Anche dopo che hanno attraversato un confine internazionale e raggiunto la sicurezza, sono traumatizzati, depressi e bisognosi di trovare una ragione di speranza”.

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