La storia di Santa Maria Goretti, Vergine e Martire, nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne

Il 25 novembre di ogni anno, il mondo si unisce per commemorare la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Questa data è stata scelta per onorare la memoria delle tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, brutalmente assassinate nel 1960. La giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1999 per porre l’attenzione sulla piaga mondiale della violenza di genere e per promuovere azioni concrete volte a debellare questo fenomeno.

Foto di Francesca Beato

Origini della Giornata: una lotta per giustizia

La storia delle sorelle Mirabal è un triste esempio della violenza contro le donne. Le tre sorelle, Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, erano impegnate nell’attivismo politico contro la dittatura di Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana. Il loro coraggio e la loro determinazione nella lotta per i diritti umani le resero icone della resistenza. Tuttavia, la loro attività politica li valse l’ostilità del regime, e furono imprigionate, picchiate e torturate. Il 25 novembre 1960, furono assassinate, un evento che scosse la nazione e il mondo intero. In onore della loro memoria e di tutte le donne che hanno subito violenza, la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne è stata istituita. L’obiettivo è porre fine alla violenza di genere in tutte le sue forme, sensibilizzando l’opinione pubblica e promuovendo azioni concrete per combattere questa piaga.

L’Articolo 1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, emanata dall’Assemblea Generale nel 1993, sancisce che la violenza contro le donne è: ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”. La violenza contro le donne è un problema dilagante in tutto il mondo. Essa può manifestarsi in varie forme, tra cui la violenza domestica, lo stupro, il traffico di esseri umani e il matrimonio forzato. Questi atti nefasti non conoscono confini geografici, età, classe sociale o livello di istruzione. Le conseguenze della violenza contro le donne sono devastanti, causando dolore fisico ed emotivo, traumi a lungo termine e persino la morte.

La Giornata del 25 novembre ci ricorda che la violenza di genere è una violazione dei diritti umani fondamentali e un ostacolo alla parità di genere. È imperativo che la società e i governi si uniscano per porre fine a questa ingiustizia. Questa giornata fornisce un’opportunità per sensibilizzare il pubblico, educare sulle cause sottostanti della violenza e promuovere il cambiamento sociale.

Casa del martirio di Santa Maria Goretti

Santa Maria Goretti: un esempio di virtù e perdono

Santa Maria Goretti è una figura venerata nella Chiesa cattolica, celebre per la sua virtù, il suo coraggio e il suo straordinario atto di perdono. La sua storia, ricca di significato, ispira molte persone in tutto il mondo. Maria Teresa Goretti nacque il 16 ottobre 1890 in un piccolo villaggio marchigiano chiamato Corinaldo. Crescendo in una famiglia umile, la giovane Maria Teresa mostrò fin da bambina un profondo senso di fede e una forte devozione a Dio. La sua vita sarebbe stata segnata da eventi che la portarono alla santità.

La famiglia Goretti, originaria di Corinaldo nelle Marche, era composta dai genitori, Luigi Goretti e Assunta Carlini, e dai loro sei figli vivi: Angelo, Mariano, Alessandro, Maria Teresa, Ersili e Teresa. Un settimo figlio, Antonio, il primogenito, era deceduto in tenera età. La vita di Maria, fino alla tragica sua morte, non differiva molto da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che erano costretti a abbandonare le proprie terre in cerca di mezzi di sostentamento. Era caratterizzata da una scarsa o praticamente inesistente istruzione, analfabetismo, malnutrizione, e il lavoro in casa o nei campi fin dalla sua infanzia. Inoltre, la mortalità infantile, la presenza della malaria e le epidemie di malattie infettive erano comuni nella zona delle Paludi Pontine in quel periodo, con un alto tasso di omicidi e violenza, e condizioni di vita estremamente difficili.

I membri della famiglia Goretti, desiderando migliorare la loro situazione lavorativa, decisero di cambiare residenza. Inizialmente, si spostarono a Paliano, nelle vicinanze di Anagni. Successivamente, si trasferirono alle Ferriere di Conca, che oggi è una frazione di Latina, ma all’epoca faceva parte del territorio comunale di Cisterna di Roma (l’attuale Cisterna di Latina). Insieme ai Serenelli, una famiglia amica, occuparono la “Cascina Antica” locale.

La tragica storia di Maria Goretti è legata a un evento avvenuto il 5 luglio 1902, quando fu brutalmente aggredita dal giovane vicino di nome Alessandro Serenelli, che cercava di abusare sessualmente di lei. Maria, pur di difendere la sua purezza, resistette con grande forza. Questa resistenza le costò la vita, poiché fu colpita ripetutamente con un’arma da taglio. Il 5 luglio, utilizzando l’inganno di aver bisogno di riparazioni ai suoi vestiti, Alessandro riuscì a convincere Maria a entrare in casa, dove cercò di compiere un atto di violenza contro di lei. Di fronte alle urla e ai suoi istintivi tentativi di difesa, la colpì 14 volte con un oggetto appuntito.

Durante le sue ultime ore di vita, Maria Goretti perdonò il suo aggressore e manifestò il desiderio di vederlo un giorno in paradiso. Questo atto di perdono straordinario è uno dei principali motivi per cui Maria è considerata un esempio di santità. Durante il processo, confermando quanto aveva dichiarato immediatamente dopo il suo arresto alle autorità, Serenelli ammise di aver preparato l’arma e aveva preso la decisione di usarla nel caso in cui Maria avesse tentato di resistere. Rivelò anche che parte della sua decisione di uccidere Maria era stata influenzata dal desiderio di sfuggire a una vita insopportabile nei campi, credendo che la vita in prigione fosse una prospettiva migliore.

Potrebbe essere plausibile che il giovane Alessandro, proveniente da una famiglia con una storia di disturbi mentali e con un padre alcolista, fosse in realtà impotente e che abbia causato ferite mortali alla sfortunata vittima una volta resosi conto di non poter completare l’atto violento. Maria, rimasta cosciente, fu trasportata all’ospedale Orsenigo di Nettuno, ma purtroppo morì il giorno successivo a causa di una setticemia derivante dall’intervento chirurgico al quale era stata sottoposta, con la presenza del cappellano francescano in sala operatoria. Le sue esequie furono celebrate l’8 luglio nella cappella dell’ospedale (La tenda del Perdono), e il corpo della bambina fu sepolto nel cimitero comunale.

Alessandro Serenelli ricevette una condanna di 30 anni di reclusione. Durante il suo periodo di detenzione nel carcere giudiziario di Noto, dal 1902 al 1918, ricevette il sostegno e l’incoraggiamento del vescovo dell’epoca, Giovanni Blandini, che lo aiutò a riflettere sul suo comportamento e ad avviare un percorso di pentimento e conversione alla fede cattolica. Anni dopo, Serenelli raccontò di aver tentato di riconciliarsi con la famiglia e la religione a seguito di un sogno in cui la sua vittima, Maria Goretti, gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo aver scontato 27 anni di reclusione e dimostrato buona condotta, Serenelli fu rilasciato anticipatamente. A quel punto, cercò il perdono dai familiari di Maria Goretti, e la madre di Maria glielo concesse.

Dopo questo episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita lavorando come giardiniere e portinaio in vari conventi, l’ultimo dei quali fu il convento dei cappuccini a Macerata. Morì il 6 maggio 1970 all’età di 87 anni, a causa delle conseguenze di una frattura del femore provocata da una caduta.

Il Cammino verso la Santità

Maria Goretti è stata canonizzata il 24 giugno 1950 da Papa Pio XII. È diventata la patrona dei giovani, delle ragazze, delle donne maltrattate e delle vittime di abusi sessuali. La sua vita e il suo martirio hanno ispirato molte persone a cercare la virtù, la purezza e il perdono. Ogni anno, migliaia di pellegrini visitano il Santuario di Santa Maria Goretti a Nettuno per onorare la sua memoria. Questo luogo di devozione è un simbolo della forza della fede e della capacità umana di perdonare.

Corpo e reliquie di Maria Goretti conservati nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie, Nettuno

Santa Maria Goretti continua a influenzare le vite di molte persone. La sua storia è un promemoria del potere del perdono, della purezza e della fede. Nell’epoca moderna, in cui la cultura spesso minimizza questi valori, Maria Goretti rimane un faro di luce, invitando le persone a riflettere sulla loro vita e sulle scelte che fanno. In un mondo in cui la violenza e l’immoralità sono spesso presenti, la storia di Santa Maria Goretti ci ricorda che la purezza e il perdono sono virtù che possono illuminare anche le situazioni più oscure. La sua vita e la sua santità sono un patrimonio che continua a ispirare e guidare le persone nella loro ricerca di una vita virtuosa e in un rapporto più profondo con Dio.

La violenza sulle donne è sempre esistita

Purtroppo, è vero che la violenza contro le donne ha una lunga storia ed è esistita in varie forme in molte culture e società nel corso dei secoli. La discriminazione di genere e la violenza contro le donne sono problemi profondamente radicati che affliggono molte parti del mondo.

Tuttavia, è fondamentale riconoscere che negli ultimi decenni ci sono stati significativi progressi nella consapevolezza e nella lotta contro la violenza di genere. La comunità internazionale, le organizzazioni non governative, le associazioni antiviolenza e i governi stanno lavorando per combattere questa piaga e promuovere la parità di genere. Leggi e politiche anti-violenza sono state adottate in molte nazioni per proteggere le donne e punire gli aggressori.

Esempi di violenza sulle donne nel passato e nel presente

La violenza contro le donne ha assunto molte forme diverse nel corso della storia e persiste anche oggi in varie manifestazioni. Ecco alcuni esempi di violenza contro le donne nel passato e nel presente:

Esempi nel Passato:

Stregoneria e caccia alle streghe: durante il periodo dell’Inquisizione e oltre, molte donne sono state accusate ingiustamente di stregoneria e bruciate vive o torturate a causa di queste false accuse.

Schiavitù: le donne schiave erano spesso soggette a violenze fisiche e sessuali da parte dei loro padroni.

Vincoli giuridici: nel passato, molte società avevano leggi che discriminavano le donne e limitavano i loro diritti legali, compresi il diritto di voto e il controllo sui beni.

Matrimoni infantili: i bambini sono allontanati prematuramente dal contesto familiare di provenienza e dalle relazioni con i loro coetanei e i membri della comunità, il che ha un impatto significativo sulla loro sfera emotiva, sociale e culturale. Le regioni dell’Asia meridionale e dell’Africa subsahariana presentano i tassi più alti di matrimoni precoci, e non è un caso che siano le stesse regioni del mondo in cui si verificano ampiamente anche altri problemi come la mortalità materna e infantile, la malnutrizione, l’analfabetismo, e così via. L’adesione al matrimonio in giovane età conduce a una serie di impatti dannosi sulla salute e lo sviluppo.

Esempi nel Presente:

Violenza domestica: la violenza domestica colpisce molte donne in tutto il mondo. Si tratta di abusi fisici, psicologici o sessuali inflitti da un partner o membro della famiglia.

Violenza sessuale: le donne sono spesso vittime di stupro, molestie sessuali e abusi sessuali, sia da parte di conoscenti che di estranei.

Matrimoni forzati e mutilazione genitale femminile: in alcune parti del mondo, le donne sono costrette a sposarsi contro la loro volontà, e molte subiscono la mutilazione genitale femminile, una pratica dannosa e pericolosa.

Terrorismo basato sul genere: gruppi terroristici utilizzano la violenza sessuale come arma di guerra, costringendo le donne a subire orrori indicibili.

Cyberstalking e abusi online: con l’era digitale, le donne sono spesso vittime di molestie, minacce e abusi online, noti come cyberstalking.

Violenza sul lavoro: alcune donne subiscono molestie sessuali o discriminazioni sul posto di lavoro.

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