TaoFilmFestival: Marc’Aurelio, dalle vignette al cinema

La rivista in cui si formarono Ettore Scola e Federico Fellini

 

C’è un sottile fil rouge che unisce una rivista, il Marc’Aurelio, i suoi disegni, la sua satira irriverente al cinema, uno storyboard ante litteram della nostra cinematografia a venire. Stiamo parlando del documentario “L’imperatore di carta” di Fabiana De Bellis, presentato oggi al TaorminaFilmFest (per la sezione Punto Luce) che narra la storia del mitico Marc’Aurelio, rivista satirica da cui nacquero il cinema di Fellini e di Scola e la maschera di Totò .

Fondata nel 1931 da Vito De Bellis, divenne subito la palestra per alcuni giovani artisti, che in poco tempo avrebbero fatto parlare di sé. Nella redazione del giornale sono passati infatti Federico Fellini, Steno, Cesare Zavattini, Age e Scarpelli,  Ettore Scola. Tutti redattori che nei loro anni al Marc’Aurelio svilupparono idee, personaggi e storie che sarebbero poi divenuti i loro film più famosi. Non a caso la maggior parte dei film di Fellini e delle commedie all’italiana nacquero, molto prima, negli uffici del Marc’Aurelio, dalle loro vignette, dalle loro storie e dai loro personaggi. Gli stessi personaggi che si sarebbero trasformati poi in maschere umane: quelle di Macario e Totò, ma anche di Alberto Sordi.

Nel documentario le testimonianze di alcuni ex-redattori – Scola, Mameli Barbara, Fellini – e di registi che hanno raccolto quell’eredità, come Enrico Vanzina e Carlo Verdone. E questo con la complicità di Francesca Reggiani, co-autrice, e una panoramica su disegni e storie divertenti e irriverenti che hanno dato una lettura dell’Italia di allora e di come si stava trasformando.

  “Questo film sul Marc’Aurelio – dice la regista – nasce grazie anche al recupero di nuovi materiali. Ovvero vignette e pagine del giornale un tempo appartenute a mio nonno, Vito De Bellis, e oggi facenti parte della mia collezione privata. L’obiettivo è stato quello di rendere noti questi materiali, raccontando, insieme a Francesca, una storia che si conosce poco e che solo di recente ha cominciato ad essere oggetto di maggiore attenzione. Grazie ai materiali di archivio Luce è stato possibile ripercorrere la cronistoria del giornale, inquadrandola nel suo contesto sociale e politico, legato al momento storico e alla censura”.

 E ancora Fabiana De Bellis: “Credo sia importante, non solo per i cinefili, ritrovare nei bozzetti di Attalo sul Gagà la maschera di Totò, così come riconoscere nelle vignette di Fellini, Apolloni, Barbara quei personaggi e situazioni confluiti poi nella commedia all’italiana. Le nostre matrone romane o le maggiorate che popolano un certo cinema degli anni Cinquanta, i vagabondi di Fellini, la carrellata di disgraziati che caratterizza le commedie di Scola e quelle made in Italy dal sapore spesso cinico e sempre amaro e malinconico, sono nate nella redazione del giornale qualche anno prima di approdare sul grande schermo“.

 

 

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