R.I.P. Luis Sepúlveda: morto lo scrittore cileno ammalatosi di COVID-19

Ci lascia all’età di 71 anni, lo scrittore sudamericano Luis Sepúlveda. Era stato ricoverato a fine febbraio al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, per aver contratto il Coronavirus.

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Luis Sepúlveda Calfucura, nacque ad Ovalle classe 1949, non solo fu uno scrittore di successo, ma anche un attivista, giornalista, sceneggiatore, poeta e regista.  Scrisse diversi  libri, racconti e radioromanzi e parlava bene tre lingue straniere: italiano, inglese e francese. Uno dei romanzi più conosciuti è “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“.

Sepúlveda amava l’Italia, il Paese in cui le sue opere hanno superato gli otto milioni di copie. Nel 2006 fu vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura e nel 2014 del Premio Chiara alla carriera.

BIOGRAFIA

Studiò in Cile conseguendo il diploma di regista teatrale e continuò a scrivere racconti. Appartenette al Partito Socialista e fu guardia personale di Salvador Allende, ex presidente cileno. Ebbe una vita tutt’altro che facile. Dopo il colpo di Stato militare di Pinochet, Sepúlveda fu arrestato e torturato e trascorse sette mesi all’interno di una cella molto piccola. Amnesty International lo fece scarcerare e dopo la sua scarcerazione ricominciò a fare teatro non abbandonando le sue idee politiche. A causa di ciò venne arrestato una seconda volta e fu responsabile del dramma dei desaparecidos cileni. Ebbe una condanna all’ergastolo, ma ancora una volta Amnesty International riuscì a fargli ridurre la pena fino a otto anni, anche se alla fine scontò solo due anni e mezzo di carcere.

Nel 1969 vinse il Premio Casa de las Americas per il suo primo libro di racconti, Crónicas de Pedro Nadie, e di una borsa di studio di cinque anni per l’Università Lomonosov di Mosca.

Nel 1977 lasciò la sua nazione per andare ad insegnare in Svezia. Al primo scalo, a Buenos Aires, scappò con l’intenzione di andare in Uruguay.  Si stabilì poi in Ecuador, in cui venne ospitato dall’amico Jorge Enrique Adoum. Prese parte a una spedizione dell’UNESCO dedicata allo studio dell’impatto della civiltà sugli indios Shuar. Durante quest’ultima, visse per sette mesi a con gli indios, ovvero i nativi americani.

Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar. In seguito diventò anche giornalista e nel 1979 si trasferì in Europa. Visse in Germania e Francia (in cui prese la cittadinanza francese) e viaggiò molto sia in Sud America che Africa.

Nel 1982 iniziò a lavorare per Greenpeace (organizzazione non governativa ambientalista e pacifista) fino al 1987, come membro dell’equipaggio. Nel 1989 ritornò nella sua Terra madre, in Cile, e dal 1996 visse in Spagna fino alla sua scomparsa causata dal Coronavirus.

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