R.I.P. EDGAR FROESE: Il Corriere Cosmico dei Tangerine Dream cavalca la sua Quintessenza

I Tangerine Dream sono un gruppo musicale tedesco fondato nel 1967 da Edgar Willmar Froese, lituano di Tilsit, deceduto a Vienna il 20 gennaio 2015 all’età di 70 anni a causa di un’embolia polmonare, tra i principali esponenti del Krautrock e della musica cosmica. 

Il 20 gennaio 2015 Edgar Froese ha abbandonato per sempre il nostro pianeta per proseguire, in un’altra forma, il suo viaggio ai confini dell’Universo.

Quando scompare un artista che abbiamo amato inevitabilmente cominciamo a chiederci che cosa ha rappresentato nella nostra vita, riviviamo le emozioni che ci ha dato la sua musica e proviamo un senso di perdita e di nostalgia.

Nel caso di Froese questi sentimenti sono accompagnati dalla gratitudine di milioni di fans e dei musicisti che hanno seguito le sue orme. Perché lui non è stato solo un musicista, ma un pioniere, un inventore, un ingegnere che ha progettato nuove strade che oggi percorriamo naturalmente ma che all’epoca erano pura follia di genio.
Certo, c’erano già stati il tedesco Karlheinze Stockhausen, l’americano Morton Subotnick, il canadese Bruce Haack di The electric lucifer e band come Beaver & Krause, sperimentatori di scuola californiana, e il duo americano dei Silver Apples (Simeon Coxe e Danny Taylor), artisti che per primi hanno utilizzato i suoni elettronici e rudimentali sintetizzatori, ma nell’immaginario degli appassionati, i Tangerine Dream, ovvero la creatura artistica di Froese, rappresenteranno sempre la quintessenza della musica elettronica, i padri fondatori di uno stile compositivo che ha formalizzato quel genere di musica. Sì, perché mentre i Kraftwerk dopo i primi album sperimentali ebbero un’influenza impressionante sul pop elettronico, i Tangerine Dream del periodo d’oro segnarono un percorso molto più ambizioso, costruendo ‘straordinari paesaggi sonori’ ancora oggi imitati e ascoltati con ammirazione.

Doveroso precisare che i Tangerine Dream sono stati una vera band, nel senso che i meriti artistici vanno attribuiti a tutti i componenti, ma da sempre sono stati identificati con Edgar Froese perché è l’unico musicista che sin dall’inizio ha militato nella formazione.

Gli inizi del gruppo risalgono alla Berlino del 1969, Froese è un chitarrista appassionato di rock psichedelico che suona con il percussionista Klaus Schulze e il tastierista Conrad Schnitzler.

Arrivano a incidere il primo album e già il titolo è tutto un programma: “Electronic Meditation” (1970). Il disco è fortemente influenzato dai Pink Floyd e mostra la spiccata attitudine ad andare oltre i confini sonori imposti dalla strumentazione dell’epoca. Poco dopo la realizzazione dell’album Klaus Schulze abbandona la formazione per dedicarsi a una straordinaria carriera solistica e Schnitzler va a suonare con gli ottimi Cluster.

Rimasto solo Froese chiama l’organista Steve Schroyder e il percussionista Christopher Franke (proveniente dalla band psichedelica Agitation Free). Proprio Franke introduce il suono del sintetizzatore (il mitico VCS3, primo sintetizzatore portatile) e il trio realizza “Alpha Centauri” (1971), album seminale della “Kosmische Musik”, primo viaggio interstellare che proietta la band nei territori sconfinati dei suoni elettronici, anche se sono ancora in evidenza strumenti tradizionali come organo e flauto.

Da pochi anni la razza umana ha cominciato a viaggiare nello spazio ed è sbarcata sulla luna, tutti sognano di scoprire altri mondi e con questo album ogni ascoltatore si può sentire come un astronauta lanciato negli spazi siderali.

È il disco giusto al momento giusto. Quando Schroyder lascia i compagni e viene sostituito da Hans Peter Baumann la trasformazione della band è completa, il trio Franke-Froese-Baumann è il nucleo fondamentale che farà entrare la band nella storia.

La loro prima opera, il monumentale “Zeit” (1972), è una sinfonia per suoni elettronici in quattro movimenti che li catapulta nell’Olimpo della Musica. Malgrado non sia affatto un disco di facile ascolto l’album ottiene un sorprendente riscontro. “Zeit” è un affresco potente e astratto delle bellezze del cosmo ma anche dei terribili abissi siderali, un viaggio ai confini dell’universo misterioso e affascinante, come l’epilogo di “2001: Odissea nello Spazio”.

Il successivo “Atem” (1973) continua la ricerca ambiziosa di allontanarsi dai canoni più usuali per comporre musica d’avanguardia con largo spazio all’elettronica e all’improvvisazione, segno dell’affiatamento ormai raggiunto dai tre musicisti. In questo album Froese comincia a suonare regolarmente anche il sintetizzatore.

Baumann parte per un viaggio in India e i due rimasti registrano i brani di “Green Desert”, ma Baumann ritorna e l’album viene accantonato (sarà pubblicato nel 1986) perché nel frattempo è apparsa una novità assoluta: il sequencer, l’apparecchio elettronico che consente di controllare e replicare i suoni.

L’album “Phoedra” (1974) traccia il nuovo corso con la caratteristica pulsazione prodotta dal sequencer che diventerà il marchio di fabbrica della band e della musica elettronica successiva. Grazie a questo aspetto ritmico che mancava negli album precedenti “Phoedra” è un album più fruibile all’ascolto e diventa il primo successo internazionale della band. Froese e compagni avevano trovato la loro formula magica e gli album successivi “Rubycon” (1975), “Ricochet” (1976, album registrato dal vivo che negli anni è diventato uno dei loro titoli più conosciuti) e “Stratosfear” (1977) proseguono su quella scia consolidando il successo raggiunto grazie a una felice vena creativa che si nutre anche degli studi classici. Molti brani sono costruiti con melodie che fluttuano su fraseggi ripetuti in un contrappunto che unisce idealmente musica classica ed elettronica.

Dopo “Stratosfear”, che già faceva intuire l’inizio di una prima crisi d’ispirazione, Baumann abbandona e termina il periodo di massima creatività della band; gli altri proseguono con nuovi innesti nella formazione dando vita al controverso “Cyclone” (1978), dove per la prima volta si ricorre a brani cantati.

Nel 1979 vede la luce “Force Majeure”, dove ritorna una strumentazione rock e si registrano melodie molto orecchiabili, ma si tratta comunque di un’opera di buona fattura. Froese e Franke riescono finalmente a ricomporre la formazione a tre grazie a Johannes Schmoelling e assieme a lui realizzano “Tangram” (1980), un ritorno alla forma suite.

Negli anni successivi la band si dedica sempre di più alla realizzazione di colonne sonore e cavalca la nascente moda della New Age. Prima Schmoelling (1985) e poi Franke (1987) abbandonano Froese, che prosegue reclutando il figlio Jerome. Da allora fino ad oggi la band ha pubblicato tantissima musica, di qualità discontinua, come è normale che accada a tanti musicisti in attività per oltre 40 anni. Con cadenza quinquennale sono usciti i loro dischi dal vivo, documenti che esaltano la qualità acustica dei loro concerti e la loro capacità d’improvvisazione.

Degni di nota sono alcuni album solisti di Edgar Froese, in particolare “Aqua” (1974), “Epsilon in Malaysian Pale” (1975) e “Macula Transfer” (1976).

Nel 1982 Froese ha composto la colonna sonora del film di Wolf Gremm Kamikaze 1989 interpretato da Rainer Werner Fassbinder e Franco Nero. Nel 2003 ha pubblicato una serie di 5 compilation di remix intitolata Ambient Highway.
Il suo ultimo disco in studio risale al 2005 ed è intitolato Dalinetopia

Questo è solo un breve excursus rispetto a una storia lunga e variegata.
Oggi i Tangerine Dream sono ormai un’icona intoccabile, l’influenza della band è stata enorme e tutt’ora è un punto di riferimento imprescindibile per chi si avvicina alla musica elettronica. Le loro composizioni sono spesso citate e campionate, la buona musica resta sempre buona musica, anche a distanza di tanto tempo.

La musica dei Tangerine Dream è stata definita in molti modi: mistica, visionaria, aliena. 

È musica che può evocare gli spazi immensi del cosmo ma anche aprire uno squarcio sul nostro mondo interiore, sulle infinite possibilità racchiuse nella mente, mistero insolubile della specie umana.

Ed ora Edgar Froese, terminato il suo passaggio sulla terra, può finalmente viaggiare con la sua chitarra e la sua tastiera puntando dritto verso l’infinito.

The Last Exit: L’ultima esibizione dal vivo del musicista risale al 9 giugno 2014 a Torino nel corso del “Phaedra Farewell Tour 2014” dei Tangerine Dream; nell’occasione il concerto veniva pubblicizzato come l’ultimo spettacolo dal vivo della band e durante lo spettacolo erano evidenti nel volto e nei movimenti del musicista i segni della malattia da cui era affetto, probabilmente un ictus; inoltre durante i saluti finali la voce era particolarmente affaticata e stentorea.

Nel 2011 una fusione stellare allo Starmus Festival di Tenerife dei Tangerine Dream di Froese con Brian May dei Queen per il concerto dedicato a Yuri Gagarin e alla presenza di Neil Amstrong (ovviamente album Live al Magma Arte & Congresos Concert Hall).
Nella formazione tre donne, Iris Camaa alle percussioni, Linda Spa al sax e tastiere, Hoshiko Yamane al violino.

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