PRESENTAZIONE ON LINE “MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI” DI MARCO TERMENANA

BookCity Milano compie dodici anni. Tra i libri in agenda c’è “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” di Marco Termenana, edizioni CSA 2021. Modera il giornalista Fabio Benati.

Il romanzo è ispirato al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli dell’autore, quando, 21 anni appena compiuti, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, suo alter ego femminile.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte”).

BookCity Milano è promosso dal Comune di Milano Assessorato alla Cultura, dall’Associazione BookCity Milano (costituita da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori) e dall’ Associazione Italiana Editori.

In sostanza, si tratta di un festival itinerante che si tiene nelle librerie, nei teatri, negli auditorium, nelle università e nelle biblioteche milanesi. In questa edizione sono previsti anche degli eventi on line, come nel caso di “Mio figlio”. Questa presentazione è programmata per venerdì 17 novembre h. 19 ed è possibile seguirla connettendosi al link: https://meet.google.com/qvf-jzsn-boj aperto a tutti liberamente fino ad esaurimento posti.

Marco Termenana spiega:

“Ho scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era ed è terribile e se non avessi trovato un adeguato meccanismo compensativo sarei impazzito, ma se attraverso quello che ho raccontato posso aiutare, sono felice. Mi è piaciuta subito l’idea di un evento in streaming in occasione di BookCity Milano perché in due anni il libro si è ben distribuito e quindi così mi si consente di offrire l’opportunità ai miei lettori di tutta Italia di incontrarmi, seppure non in presenza, praticamente a costo zero, in modo che possano chiedermi tutto quello che ritengo utile dopo la lettura di “Mio figlio”. Così può essere massimizzata l’esperienza di “testimone oculare” che reco. Ne avrei fatto volentieri a meno, ovviamente, ma, almeno, proviamo a tirare fuori qualcosa di buono da quello che è successo. Cerco, cioè, di parlare ai genitori, in alcuni casi ai figli, ed anche a chi non è né l’uno né l’altro, però non vuole sciupare la propria vita e, perseguendo obiettivi etici, ha piacere a leggermi e, in questo caso, a parlarmi.

Penso anche continuamente ai nonni: il racconto è anche per loro visto il rapporto che Giuseppe aveva con la nonna materna e teneramente narrato. Purtroppo, almeno per me, ho capito solo dopo e solo quando non c’era più, l’importanza che i nonni hanno per i nipoti e viceversa e quindi in tutto l’ecosistema familiare Mio figlio vive in questo modo e continuare a raccontare di lui, oltre a commemorarlo, è un potente antidolorifico perché mi dà la sensazione che sia sempre presente. Solo con il valore aggiunto generato attraverso la mia testimonianza, poi, credo che avrò dato un senso all’inutile e stupida morte di Giuseppe.”

Fabio Benati conclude:

“Da quando ho letto il libro, come giornalista sono rimasto molto colpito dalla storia di Giuseppe, narrata dall’autore attraverso un processo di autoanalisi talvolta spietata ma che riesce a restituire in maniera efficace il dramma di chi vive, da genitore, il disagio esasperato che ha accompagnato suo figlio fino al gesto estremo con cui ha voluto lasciarci. Da padre, a mia volta, di Filippo e Virginia, più o meno coetanei degli altri due figli di Marco, ho avvertito il bisogno, il dovere e il piacere di non lasciarlo da solo e di aiutarlo a far conoscere quanto accaduto a Giuseppe perché chi è ancora in tempo possa intervenire ed evitare, così, il triste epilogo raccontato nel libro.”

a Cognita Design production
Torna in alto