PRESENTAZIONE ALLA SALA “DON BOSCO” DI “MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI” DI MARCO TERMENANA

Introduce il Dirigente Scolastico professorEnrico Fasoli. Modera la psicologa Eleonora Piacentini. L’Amministrazione Comunale ha concesso il Patrocinio e quindi saluta l’Assessore alla Cultura Marco Gobbo. L’evento è sponsorizzato dalla Willchip International s.r.l. di Milano.

Accesso libero fino ad esaurimento posti.

Il romanzo è ispirato al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli dell’autore, quando, 21 anni appena compiuti, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, suo alter ego femminile.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte”).

Marco Termenana spiega:

“Mi fa piacere raccogliere l’invito di un’associazione il cui scopo principale è la prevenzione del disagio giovanile. Ripeto che ho scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era ed è terribile e se non avessi trovato un adeguato meccanismo compensativo, impazzivo, ma se attraverso quello che ho raccontato posso aiutare, sono felice. Mi presto, cioè, volentieri all’idea di ritrovarsi per analizzare assieme l’esperienza di “testimone oculare” che reco. Penso pure continuamente ai nonni: il racconto è anche per loro visto il rapporto che Giuseppe aveva con la nonna materna e teneramente narrato. Purtroppo, ho capito solo dopo l’importanza che i nonni hanno per i nipoti e viceversa e quindi in tutto l’ecosistema familiare. Solo con il valore aggiunto generato attraverso la mia testimonianza, poi, credo che avrò dato un senso all’inutile e stupida morte di Giuseppe.”

L’Assessore Marco Gobbo precisa:

Il caso di Giuseppe è emblematico di una tarda adolescenza che non si sente a proprio agio nel mondo d’oggi. Marco Termenana nel suo racconto fa spesso riferimento alle difficoltà che suo figlio Giuseppe ha avuto nel portare avanti i rapporti con la società. Tuttavia, così come Giuseppe, sono molti i giovani che oggi preferiscono evitare la realtà e isolarsi in un mondo proprio nel quale spesso anche i genitori faticano ad entrare. Tante e forse troppe sono le cause di questo stato di malessere. Tra queste vi è senza dubbio il ruolo giocato dalle istituzioni che spesso dimenticano che ogni giovane ha il diritto di essere fragile in un mondo che alcune volte è troppo stretto ed altre sembra enorme.”

Adele Marturini, Presidente dell’Associazione “Gruppo Vita – Odv conclude: “Da quando sono venuta a conoscenza della storia di Giuseppe, sono rimasta colpita da come questo malessere porti ad un epilogo così tragico. Parlandone con l’Associazione e con la psicologa è emerso come anche nella nostra comunità il disagio legato all’hikikomori e identità di genere stia aumentando nei nostri adolescenti. Da qui la volontà di ascoltare la testimonianza di Marco Termenana con la presentazione del suo libro “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” perché possa aiutarci a riflettere, genitori e tutti quanti indipendentemente dal ruolo che abbiamo.”

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