PREMIATO “MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI” DI MARCO TERMENANA

Il libro Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirglidi Marco Termenana (ed. CSA), domenica 4 giugno, ha ricevuto coppa e diploma previsti per il terzo posto (ex aequo) per la narrativa edita nell’ambito dell’edizione 2023 del Premio Internazionale Albo Ufficiale Poeti – Pittori Italiani (A.U.P.I).

La cerimonia di premiazione, presso il Salone delle Grandi Feste del Circolo Alessandro Volta, è stata presentata da Elisabetta Viviani, attrice, cantante e conduttrice televisiva, meglio nota per essere la voce di Heidi.

La competizione, sostenuta da Otma 2 Edizioni e giunta alla 23sima edizione, ha previsto cinque sezioni.

L’autore, con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato “Giuseppe.

I romanzi sono ispirati al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli, quando in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”: in sostanza, si tratta di una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i ragazzi giovani.

La prima edizione di “Mio figlio” si è fatta largo tra i circa 60mila titoli che arrivano annualmente nelle librerie del nostro Paese e, da luglio 2021 a maggio 2023, ha ricevuto trentasei riconoscimenti letterari in tutta Italia. È stata ospite in una decina di eventi patrocinati da Amministrazioni Comunali e trova il continuo interesse della stampa, parlata e scritta, nazionale e locale.

Ecco la motivazione (estratto) della Giuria per il premio di questa volta: “[…] Quanto deve essere stato difficile per lui raccontare […] eppure lo ha fatto, ha voluto condividere il suo dolore, nella speranza di poter essere d’aiuto ad altri genitori […] ed è di questo che dobbiamo essergli grati […]”.

Questo il pensiero di Marco Termenana: Ho scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era (ed è) atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che ho trovato nella scrittura. Certo, se con la mia testimonianza posso portare valore aggiunto anche per una sola persona, sono contento e così avrò, di fatto, dato anche senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio. Per questo, senza presunzione, desidero precisare che non amo i premi letterari o, meglio, trovo che “Mio figlio” non sia proprio un libro da concorso letterario: partecipo a queste competizioni e – ovviamente – mi fa piacere vincerle, perché non si può pensare di distribuire un libro privo di quella spinta che comunque la critica letteraria di questi premi.

Perché quello che ho scritto piace ed ha successo? La mia disperazione – prosegue – viene sempre scambiata per coraggio o per incoscienza, o per tutte e due, ma, sta di fatto, che il mio raccontare le cose in modo schietto e verace, da quello che ho capito con il mio girovagare, aiuta a riflettere e a sviluppare un’azione di autodiagnosi. Figli, genitori, docenti, dirigenti scolastici, psicologi, educatori in senso lato. Anche i nonni visti i numerosi teneri rapporti tra Giuseppe e la nonna materna narrati. Ed è questo di cui, secondo me, c’è davvero bisogno, autodiagnosi e riflessione, indipendentemente dal transessualismo e dall’hikikomori.

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