Pellegrinaggio a Lourdes. Breve riflessione di un volontario

Massimo Tranchida da volontario al ritorno da Lourdes utilizza la penna per condividere un momento di alta sensibilità per una esperienza di grande umanità. 

Al rientro da un pellegrinaggio a Lourdes, per la quinta volta da volontario, ho sentito forte l’esigenza di soffermarmi su alcune brevi riflessioni, immaginando che potrebbe essere d’interesse per molti conoscere il punto di vista di chi opera, in maniera disinteressata, all’interno di questa realtà.

Fin dal mio primo pellegrinaggio pensavo di recarmi a Lourdes allo scopo di donare qualcosa agli altri. Conoscevo l’importanza del dedicarsi al volontariato poiché, vivendo l’esperienza della difficoltà di mia figlia, avevo ben presente il valore della solidarietà. Inizialmente l’importante era fare volontariato, mettermi a disposizione del prossimo. A Lourdes o in un altro posto non faceva alcuna differenza poiché, in maniera semplicistica, pensavo che la Madonna si potesse pregare in ogni luogo.

Arrivato a Lourdes, però, mi sono subito reso conto che se non avessi vissuto direttamente quell’esperienza, le tante foto, i racconti, le letture fatte in precedenza, non sarebbero state sufficienti a farmi comprendere le sensazioni che si possono sperimentare in quei luoghi.

Tante possono essere le motivazioni che ti spingono ad andare in pellegrinaggio a Lourdes: la speranza, la ricerca di risposte alle inquietudini, finanche la curiosità, tuttavia, quando ti trovi lì, risulta davvero difficile mantenere una certa distanza e non farsi coinvolgere.

Penso che non sia necessario essere per forza credenti per decidere di recarsi a Lourdes.

Chi ha il dono della fede andrà per pregare la Madonna, chiedendo una grazia, una benedizione, per cercare attraverso la preghiera il vero volto di consolazione di nostro Signore Gesù. Per chi non è credente Lourdes, invece, si presenterà attraverso il complesso sistema dell’accoglienza, la vita in comunità, i numerosi ammalati, le loro storie, le loro fragilità, i loro luminosi sorrisi, anche se a volte fiaccati dalle infermità.

Sia nell’uno che nell’altro caso, a Lourdes, si può imboccare un sentiero nuovo, un percorso utile per farci comprendere il senso della nostra vita, spesso veloce e impegnata. È proprio questo che ci fa tornare a casa persone migliori, è proprio questo uno dei grandi miracoli della Madonna a Lourdes.

Elemento emblematico è l’acqua. Il Santuario che si estende lungo il corso del fiume Gave, l’acqua all’interno della grotta delle apparizioni, l’acqua delle fontanelle davanti al Santuario dove in tanti, con profonda devozione, si fermano per bere e per lavarsi il volto.

Il Santuario, un luogo visitato da migliaia di fedeli tutti i giorni, ma quando si è nei pressi della Grotta di Massabielle, il silenzio che osservano tutte quelle persone, raccolte in preghiera o in coda per entrare anche solo per qualche secondo, è davvero emozionante.

I veri protagonisti del pellegrinaggio sono gli ammalati, persone che lottano contro malattie difficili e che, nonostante la sofferenza, affrontano un viaggio che può apparire davvero complicato.

Osservare tanta sofferenza ci impone delle domande che, non sempre, hanno delle risposte.

Gli ammalati, gli unici che possono alloggiare all’interno dell’area del Santuario. A loro disposizione l’Accueil Notre Dame, una residenza in cui dispongono di vitto, alloggio e di numerosi volontari incaricati di accompagnarli, attraverso le tipiche “voiture”, da un posto all’altro del Santuario.

Commovente è la processione “aux flambeaux”; una colonna lunghissima di carrozzine, migliaia di ammalati e volontari che con in mano una candela, luce della speranza, percorrono il sentiero dell’immensa “esplanade”. Ogni anno si recano a Lourdes alcuni milioni di pellegrini provenienti da tutto il modo, ma dietro ai numeri ci sono le persone, storie diverse che parlano un’unica lingua, quella della speranza.

La mia esperienza di volontariato l’ho realizzata partecipando a cinque pellegrinaggi programmati da una importante organizzazione che opera in tutto il mondo, una realtà che si esprime attraverso un sistema tanto complesso quanto perfettamente efficiente e collaudato. Per molti è un impegno che va avanti da decenni: sorelle e barellieri al servizio degli ammalati, volontari che curano la liturgia delle processioni, fino ai tanti giovanissimi “aiutanti”.

Personalmente credo che le apparizioni siano davvero avvenute, ma non è per questo che ho fede. Sarebbe come contrattare con Dio: se Tu mi dai delle prove io crederò. La fede, invece, nasce dalla certezza dell’amore di Dio verso di noi.

Per questo Lourdes è un cammino di conversione, un cambiamento che va compiuto giorno per giorno. In quei luoghi ho sperimentato la possibilità di aiutare gli altri, la gioia che ciò ti restituisce, insieme alla grande forza che ricevi da coloro che sono in difficoltà.

Ci si reca a Lourdes pensando di aiutare gli altri ma si riparte con un senso di gratitudine e la consapevolezza di aver ricevuto molto di più di ciò che hai dato.

Lourdes è opportunità di condivisione disinteressata, è spirito di servizio, è un luogo in cui si sente forte l’amore della Madre Celeste.

È un luogo dove si incontra la sofferenza, anche se spesso, chi vive l’esperienza della malattia mostra una forza in grado di sostenere anche coloro che gli stanno accanto.

Si arriva a Lourdes pensando di aver raggiunto un obiettivo ma, in realtà, ti rendi conto che invece è il punto di partenza di un percorso in grado di cambiare le priorità e il modo di vivere la vita.

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