Non è questo il clima che ricordiamo

Negli anni settanta, ed ancor prima, gli alunni delle elementari studiavano la geografia utilizzando l’Atlante, nelle interrogazioni si definiva la conformazione fisica delle regioni descrivendone confini, laghi,monti e clima. 

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Non esistevano (per fortuna o sfortuna) le app da scaricare sugli smartphone, che potessero  informaci preventivamente, sulle temperature atmosferiche dei giorni a seguire, ma si avevano delle certezze, una tra queste era la Sicilia che godeva in primavera di un clima mite.

Per il popolo siciliano l’arrivo della primavera rappresentava un risveglio non solo climatico ma soprattutto emotivo, le casalinghe si attivavano con le grandi pulizie di cambio stagione, gli adolescenti marinavano la scuola per riunirsi davanti al mare, nell’aria si respirava il profumo delle zagare, ed il gelsomino nascondeva i baci dei primi amori. L’isola era in festa, le prime rondini segnavano l’arrivo del termine della scuola, ricordandoci l’imminenza delle pagelle da mostrare con ansia ai genitori, la stagione della sbocciatura dei fiori ci risvegliava dal letargo.

E’ proprio il caso di usare le classiche frasi fatteNON ESISTONO PIU’ LE MEZZE STAGIONI”… “si passa dal freddo freddo freddo al caldo caldo caldo caldo”, o ancora “non si sa più come vestirci”.

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Il pianeta terra è impazzito: il buco d’ozono, la dannosità dei raggi ultravioletti, l’inquinamento globale, l’effetto serra, tutti argomenti urlati alla popolazione da Greta Thurnberg, una giovane ragazzina in erba, che  ha smosso gli animi del mondo, diventando il simbolo della lotta contro il cambiamento climatico.

L’essere umano è riuscito “grazie” al suo egoismo e alla necessità di lucrare e fare business, anche a discapito della propria salute, ad inquinare  il pianeta che ci accoglie: la Terra.

Ed ecco che in questo contesto,  anche le cartoline, spedite dai turisti venuti in Sicilia a nel mese di Maggio, riportano, (metaforicamente) un’immagine dell’isola devastata dalla pioggia incessante.

Non è ancora il tempo di usare i sandali e di togliere il piumone dal letto.

Non è più il tempo di stendere la biancheria e ritirarla asciugata dal sole splendente dopo poco tempo, non è più il tempo delle granite mangiate guardando il luccichio del mare, non è più il tempo di sorridere all’immagine del Vulcano che, senza nubi, sovrasta la città.

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Non è più il tempo di subire inermi le decisioni di chi condiziona il nostro clima.
I tempi a cui siamo arrivati ci lasciano un velo di tristezza nel cuore.

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