LA TRAVIATA DI VERDI, GRAN SUCCESSO A PRIOLO GARGALLO (SIRACUSA)

Trionfale ritorno dell’opera a Priolo Gargallo (Siracusa) con La Traviata di Giuseppe Verdi diretta dal Maestro Michele Pupillo. Immancabile ovazione per la protagonista Gonca Dogan.

È un titolo verdiano a segnare il ritorno dell’opera lirica a Priolo Gargallo (Sr) il 29 luglio 2022 con la Traviata di Giuseppe Verdi.  
Lo spettacolo voluto e sostenuto dall’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Dr. Giuseppe Gianni, ha restituito una piazza stracolma e di visibile entusiasmo e caloroso successo. L’opera, basata su “La Dame aux Camelias” di Alexandre Dumas, viene affidata alla regia di Paolo La Delfa e alle scene essenziali, quasi minimaliste, di Tony Fanciullo dove viene incastonata la storia di “Amore e morte” di Violetta.
Uno spettacolo, quello firmato da Paolo la Delfa, di una Traviata tradizionale senza alcuna baraonda di scene e costumi esageratamente appariscenti ma arricchita da delle proiezioni che ricreavano i momenti più salienti del capolavoro verdiano.
La drammaturgia dell’opera viene allestita dal regista seguendo scrupolosamente le indicazioni del libretto di Francesco Maria Piave.

La direzione di Michele Pupillo ha una buona tenuta musicale assicurando coesione tra orchestra e palcoscenico senza mai sovrastare gli interpreti. Preciso e chiaro nei gesti, prosegue nella ricerca di dinamiche coese allo sviluppo del dramma valorizzando tutto ciò che è scritto in partitura. Interessante far notare come sostiene con cura lo spazio sonoro del clarinetto “Dammi tu forza, o cielo!” con la medesima attenzione a cui si dà alla protagonista. L’Orchestra Mediterranea Siracusana si è dimostrata sicura, flessibile e compatta nel seguire le indicazioni del direttore con aderenza drammaturgica.

Su La Traviata si trova ogni tipo di analisi drammaturgica, musicale e storica eppure è necessario ricordare che Verdi si lamentò della prima donna Fanny Salvini Donatelli, il cui vero nome era Francesca Lucchi, per essere un soprano eccessivamente belcantista perché avrebbe voluto una Violetta “cantante-attrice”.
L’indicazione di Verdi è la chiave di lettura per la riuscita di uno dei ruoli femminili più ardui del melodramma italiano; il soprano italo-turco Gonca Dogan si pone in tale lettura da rivelarsi, in tutta l’opera, un’elegante e solida interprete di Violetta che con buona abilità attoriale ha approfondito la complessa psicologia tormentata del personaggio riuscendo a raffigurare una Violetta appassionata, sofferente, afflitta grazie a un fraseggio circostanziato da una linea di canto sempre ben appoggiata sul fiato, seducente e legato, sfoderando tanti acuti brillanti e ben timbrati quante inattese e struggenti smorzature.
Dal primo atto manifesta da subito i colori di una vocalità supportata da una tecnica ferrea, passando da “È strano …” alle sicure colorature della successiva cabaletta sostenute con sicurezza senza mai trascurarne alcuna, compreso il tradizionale mi bemolle.  La levatura artistica della Dogan si fa notare anche al secondo atto in “Dite alla giovine …” cantata con suoni sussurrati e perfettamente legati che delineano la resa di Violetta al proprio destino e a quel sincero amore per Alfredo nell’esplosivo, intenso e liberatorio “Amami Alfredo”.

L’Alfredo Germont è del tenore Antonino Interisano, seppur talvolta monolitico scenicamente e non sempre in sintonia espressiva con la partner. La sua è una prova che migliora nel corso della serata grazie al supporto di un mezzo vocale generoso caratterizzato da un bel timbro caldo e mediterraneo e da un adeguato trasporto musicale. Apprezzati i tentativi delle mezze voci dove era richiesto dalla partitura e il suo brillante ingresso nel recitativo in “Lunge da lei ...”, canta con gran tempra l’aria staccando ampie note lunghe fino a entusiasmarsi nella cabaletta slanciando nel finale un poderoso e coronato do sovracuto applaudito dal pubblico. Le note ci sono tutte, quello che manca è il supporto espressivo che per temperamento probabilmente non è il ruolo più a lui congeniale. Nel complesso si è dimostrato un Alfredo accettabile.
Convince il brillante esordio del giovane baritono giapponese Tetsuji Yamaguchi nel ruolo di Germont, per la sua poliedricità scenica, per la sua autorevolezza vocale e precisione musicale. Baritono dalla voce estesa e robusta e di bel colore, dalla dizione pressoché perfetta, al netto di qualche asprezza nell’emissione. Il baritono riesce a interagire con la forza degli accenti delineando un Germont altoborghese, imperioso e preoccupato dell’onorabilità della famiglia ma al tempo stesso di un uomo sensibile che si riserva l’unico spazio d’affetto paterno in “Di Provenza il mar …” per ritornare nel suo opportunismo nella successiva cabaletta.
Yamaguchi si rivela un buon interprete riuscendo a disegnare con puro lirismo il ruolo affidatogli.

I ruoli di fianco hanno contribuito tutti al buon esito dello spettacolo Chiara Salerno nel duplice ruolo di (Flora Bervoix / Annina), Natale Calafiore (Barone Douphol), Fulvio Bumbalo (Marchese d’Obigny), Maurizio Muscolino (Dottor Grenvil), Francesco Fontana (Giuseppe), Roberto Agnello (Domestico / Un Commissario). Tra questi merita un encomio Filippo Micale, nei panni di Gastone Visconte di Letorières, per il suo bel timbro e per la sua avvenente interpretazione.

Di rilievo l’ottimo Coro Lirico “Maria Grazia Di Giorgio” preparato dal soprano Rita Patania e il corpo di ballo “Tersicore Danza”, i primi ballerini Martina Cataldi e Gabriele Scatà , con la coreografia di  Simona Gatto.

A fine spettacolo il pubblico ha decretato un grande e convinto successo per tutti con l’immancabile ovazione per la protagonista Gonca Dogan.

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