“La Sicilia al femminile e non solo…” incontra l’artista Ignazio Pandolfo e la sua ultima produzione letteraria

Per il nostro spazio mensile Ignazio Pandolfo, artista eclettico (scrittore e non solo…) ci parlerà del suo ultimo libro e questo, in concomitanza con l’edizione 2023 de “Il Maggio dei Libri”, è il nostro contributo per focalizzare l’importanza della lettura

Un viaggio tra le varie voci della cultura della nostra terra è il senso che ci siamo sempre proposti per lo spazio della rubrica “La Sicilia al femminile e non solo…” che per l’appuntamento di maggio dedichiamo alla letteratura. In concomitanza de “Il Maggio dei Libri”, campagna nazionale (giunta alla XIII Edizione) di promozione della lettura e della funzione sociale che rivestono i libri sostenuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, siamo lieti di ospitare sulle nostre pagine l’artista Ignazio Pandolfo, affermato pittore e scrittore, di cui andiamo ad esplorare l’indole letteraria parlando anche della sua ultima produzione, il thrillerL’Isola delle Ombre”.

D – Un ben trovato ad Ignazio Pandolfo con “La Sicilia al femminile e non solo…” al quale chiediamo: come nasce la sua passione per la scrittura?

R – La mia passione per la scrittura è figlia della lettura. Per anni sono stato un lettore bulimico e, se vogliamo, anche poco organizzato. Ricordo, tra le mie prime letture da adolescente, Pinocchio e gli immancabili cicli Salgariani, per poi passare, con il progredire dell’età, alla trattatistica storiografica e alla narrativa, campo nel quale non ho mai inteso discriminare la letteratura di genere, dai classici e dalla alta letteratura contemporanea. Con il passare del tempo il germe della lettura ha cominciato a germogliare, prima timidamente e poi con sempre maggior vigore, trascinandomi nella scrittura.

D – Nella sua produzione artistica generale ha inciso in qualche modo la nostra Sicilia oppure , al contrario, ha cercato di guardare oltre?

R – Ho cercato di guardare oltre. Mi spiego meglio: la Sicilia rappresenta certamente un teatro affascinante e di estremo interesse sia nell’ottica sociologico/ambientale che storico/culturale. Tuttavia, proprio per queste ragioni, risulta dal punto di vista sociale, antropologico, oltre che geografico e ambientale, una location poco adatta ai temi che sono uso trattare. I miei romanzi, infatti, sono intrisi di distopia e di situazioni estreme che sovente sconfinano oltre il noir, introducendo il lettore in atmosfere cupe, ambientate generalmente in “non luoghi” o in luoghi riferibili genericamente a sterminati ambienti metropolitani, in cui è possibile tutto e il contrario di tutto. Da ciò risulta palese come la solarità dell’Isola, la diffusa e calorosa estroversione ed empatia dei suoi abitanti risultino poco adatti a tale genere narrativo. Poi v’è anche da dire che sulle idiosincrasie, oltre che su pregi e difetti dell’animo isolano, per non parlare poi dei cosiddetti “misteri siciliani”, si sono versati fiumi di inchiostro nei quali si sono cimentate numerose penne ben più autorevoli e prestigiose del sottoscritto.

D – Sempre in generale, c’è qualche autore che lo ha ispirato?

R – Qui bisogna operare un distinguo. Vi sono, infatti, autori che possono fungere da riferimento dal punto di vista stilistico/scritturale e autori la cui influenza riguarda prevalentemente temi e contenuti. Tra i primi ho sempre considerato come stella polare i cosìddetti “scrittori eretici”, produttori cioè di una prosa stilisticamente difficile, che si distacca dai canoni della “bella pagina”, mi riferisco a Celine, W. Burroughs, Cormac McCarty etc. Tutti scrittori dallo stile certamente irto di difficoltà per il lettore medio ma, nello stesso tempo, grandi narratori di fatti ed eventi. Per quanto attiene all’aspetto relativo ai contenuti, sono certamente stato influenzato da autori come Simenon, dai grandi maestri dell’hard boiled americano, dalla letteratura gotica, passando per H.P. Lovecraft, Poe, Kafka e in ultimo perché no? Murakami, del quale apprezzo in particolare oltre che la scrittura, soprattutto la estrema libertà espressiva, che lo rende capace di spaziare oltre lo spazio/tempo e oltre i confini della realtà visibile; peculiarità queste che purtroppo nel panorama della scrittura nel nostro paese sono poco o nulla apprezzate, a meno che siano firmate da un autore straniero (ciò almeno dal punto di vista editoriale). Tra gli italiani mi piace ricordare Niccolò Ammaniti e al di sopra di tutti (sia per scrittura che per contenuti) il grande Maestro Stefano D’Arrigo.

D – Rispetto alle opere letterarie precedenti con “L’Isola delle Ombre”, un romanzo definito “thriller psicologico”, ha sentito l’esigenza di mettere l’accento su qualche particolare aspetto dell’animo umano?

R – Nell’Isola delle ombre ho inteso trattare due aspetti della mente umana, che sono poi facce della stessa medaglia. Per un verso mi è piaciuto descrivere il progressivo deterioramento psichico del protagonista (in questo ispirato dal romanzo giovanile di Dostoevskij “ Il sosia”. Nella seconda parte del libro mi sono soffermato sul crinale posto tra realtà e immaginazione, cioè tra figure fantasmatiche reali o allucinazioni di una mente malata, in ciò ispirato dal romanzo “Giro di vite” di Henry James.

D – Quanto hanno influito sulla trama, che si sviluppa con tensione drammatica, le pulsioni angoscianti della società contemporanea troppo spesso segnata dalle “ombre” della violenza o da conflitti irrisolti che, purtroppo, si manifestano anche in ambito familiare?

R – La storia umana è da sempre attraversata da tensioni drammatiche e da pulsioni angoscianti, in una parola dal Male. Si parte da Adamo ed Eva, passando per Caino e Abele per non parlare di pestilenze, genocidi, roghi, pulizie etniche, schiavismo e altre aberrazioni che affliggono il genere umano da sempre. La nostra epoca non fa eccezione e non si può considerare né migliore né peggiore di quanto avvenuto nel passato. Le stesse considerazioni valgono, a mio parere, anche se su scala quantitativamente più limitata, se si analizza l’ambito della famiglia. Da sempre, pertanto, gli scrittori sono stati in qualche modo influenzati e condizionati dalla pervasività di tutto ciò che genera disagio e angoscia. In questo non credo di fare eccezione.

D – Secondo lei cosa può guidare il lettore verso la scelta di un thriller e quanto può essere accattivante la scelta del titolo?

R – Il lettore che decide di leggere un thriller è di solito un individuo del tutto mite e inoffensivo che, per converso, ama calarsi, senza sporcarsi, e quindi in maniera quasi voyeuristica, in situazioni in cui imperano il male e l’orrore. Anche negli autori di tali romanzi, a mio parere, gioca lo stesso meccanismo psicologico. Per quanto attiene a che cosa possa attrarre un lettore verso un romanzo del genere, non v’è dubbio che il titolo riveste molta importanza, come d’altra parte anche la copertina e non ultimo il cosiddetto “passaparola” il cui effetto positivo dipende, tuttavia come ovvio, dalla qualità del testo. Sfondo una porta aperta se dico anche che e forse più di tutto, in tale ottica, conti la promozione e la pubblicità sui mezzi di informazione.

D – Ci può dire, senza con questo svelarne la soluzione, se la scelta di un’isola, quale location principale della storia, assume anche un valore particolare?

R – Ho scelto l’isola per due motivi. Uno strettamente tecnico, relativo all’architettura del libro. Mi spiego: l’isola è un luogo assai circoscritto e claustrofobico da cui non ci si può allontanare, o meglio da cui si è impossibilitati a fuggire per le condizioni proibitive del mare. Ciò risulta funzionale allo sviluppo del plot narrativo. Poi c’è una motivazione di ordine simbolico. Un’isola di tal genere, infatti, rappresenta un “non luogo”. Un posto cioè fuori dalle comuni coordinate temporo/spaziali della realtà quotidiana, dove tutto può accadere e dove anche l’impossibile finisce per acquisire un barlume di verosimiglianza.

D – Altri progetti futuri?

R – In atto sto lavorando alla stesura di un romanzo con le caratteristiche tipiche del giallo d’investigazione e contemporaneamente mi sto occupando della revisione di un testo distopico/fantascientifico. I titoli non hanno ancora visto la luce.

Grazie a Ignazio Pandolfo per questo interessante incontro e in attesa delle sorprese che ci riserverà in futuro con le storie intriganti che ci vorrà narrare come anche con la sua pittura, che egli definisce aconcettuale,  rinnoviamo l’appuntamento con i nostri lettori al prossimo incontro con “La Sicilia al femminile e non solo…” sposando, in questa occasione, anche noi lo slogan della campagna nazionale del “Il Maggio dei Libri” 2023 Se leggi sei forte!”, perché chi legge è più al sicuro, più difeso e armato di idee, contro ingiustizie, sofferenze e ostacoli, sa come prendersi cura di sé stesso e reagire di fronte alle avversità…

 

Note biografiche:

Ignazio Pandolfo è stato docente universitario (professore di 1° fascia) nella Facoltà di Medicina dell’Università di Messina ove ha ricoperto diversi incarichi istituzionali.

Durante il suo iter accademico egli ha prodotto quasi duecento lavori scientifici, la maggior parte dei quali pubblicati su riviste straniere ad alto impact factor e ha inoltre dato alle stampe tre monografie a carattere scientifico.

Nell’anno 2010 ha lasciato anzitempo l’insegnamento.

Ignazio Pandolfo ha da sempre ritenuto di dover affiancare alle proprie funzioni professionali attività di tipo creativo. Egli, infatti, a tutt’oggi, continua praticare la pittura, sia figurativa che informale, passione che negli anni si è concretizzata nella partecipazione a numerose mostre, collettive e personali, sia nella propria città, che in ambito nazionale (Firenze, Cremona, Milano, Bari, Foggia, Catania etc.) che all’estero (Parigi, S.Pietroburgo, Londra).

Nell’ambito delle arti visive egli ha affrontato sia i temi della figurazione, inizialmente ispirandosi a modelli derivanti dalla iconografia della pittura orientale per poi affrontare, in un successivo percorso di maturazione stilistica e tecnica, tematiche affini al surrealismo o a carattere francamente simbolistico.

In una seconda fase, alla sua produzione figurativa si sono affiancati una serie di cicli più propriamente attinenti all’astrazione e all’informale con sconfinamenti anche nella fotografia digitale, sovente contaminata da interventi pittorici.

Più di recente e si è resa concreta la passione per la scrittura.

E’ infatti nel 2002 l’uscita del suo romanzo d’esordio,“Viaggio al fondo del diluvio”, lavoro di taglio prettamente fantascientifico, nel quale l’autore ha sviluppato un tema denso di eventi e situazioni apocalittiche, inscritte in atmosfere cupe e visionarie, che saranno, come si vedrà in seguito, la cifra anche della sua successiva produzione.

È del 2004 la sua partecipazione alla pubblicazione collettiva (assieme ad altri autori messinesi) di una raccolta di racconti dedicati alla propria città. Nel suddetto volume, dal titolo “Cara Messina ti scrivo” egli ha partecipato con tre racconti, avendo scelto quale tema conduttore, gli eventi che hanno sconvolto la città nel 1908, a seguito del devastante terremoto.

Nel 2015 e 2016 escono per i tipi di Leone Editore, i romanzi “L’ospite oscuro” e “Il Signore della Menzogna”. Si tratta di due lavori caratterizzati dall’impianto generale del thriller d’investigazione, contaminato dai tipici elementi del racconto horror e della ghost story.

Seguono, sempre per la Leone Editore il romanzo “Il padrone del tempo” (2018) e, un ultimo, il più recente “La notte delle mantidi” ( 2020) con il quale si conclude la tetralogia di Chicago. Nel 2021 pubblica con Bookabook il romanzo distopico “L’Angelo e il Dio Ignorante”.

L’accostamento tra pittura e scrittura in Pandolfo, non può essere considerato una semplice notazione biografica ma piuttosto una correlazione densa di istanze che traducono, sia pure con due mezzi diversi, la stessa genesi espressiva.

L’architettura scritturale è infatti caratterizzata da un nerbo stilistico denso di atmosfere visionarie quasi cinematografiche e talvolta disturbanti, che si ritrovano in maniera sorprendente nella iconografia pittorica di Pandolfo.

In conclusione l’espressione visiva e quella scritturale rappresentano le due facce della stessa medaglia espressiva dell’autore.

Ignazio Pandolfo, pittore e scrittore autodidatta vive e lavora a Messina.

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