La passione di Cristo secondo Botero

Promossa dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Fondazione Federico II e dal Museo di Antioquia, la mostra  “Via Crucis. La Pasiòn de Cristo” di Fernando Botero verrà ospitata nelle Sale di Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo  dal 21 marzo al 21 giugno.

 

L’unica tappa italiana del tour, dopo quelle di New York, Medellin, Lisbona e Panama, l’esposizione, costituita da 27 dipinti ad olio e 34 disegni, ci racconterà la Passione di Cristo, vista con gli occhi dell’artista colombiano che non rinuncia alla sua cifra stilistica: l’esagerazione delle forme.

La sua arte “smisurata”, ma sempre sapiente ed elegante, guarda all’equilibrio dell’arte rinascimentale e mira a costruire un arte fuori dal tempo, al seguito di coloro che sono considerati “classici“, in altre parole: senza tempo.

Figli di una Colombia tenera e al tempo stesso violenta, nati nel seno di una piccola città andina, Medellin,città natale dell’artista, micro cosmo incantato che non esiste più, dove religione, sesso e morte si intrecciano, i personaggi “oversize” di Botero  sembrano trovare felici assonanze con quelli partoriti dalla mente della scrittrice cilena Isabel Allende o dal conterraneo Gabriel Garcia Marquez, ugualmente grandiosi, monumentali perché partecipi di un epos, di una memoria collettiva in cui tutto, in quanto necessario, è grande, e in quanto fantastico, irripetibile.

E così se nell’immaginario del cattolico pittore colombiano avevamo conosciuto donne straripanti, ma leggere come nuvole, adagiarsi sui divani, coppie obese avvinte nelle danze di paese, uomini stazionare sul sagrato di una chiesa, intenti a guardare le forme abbondanti di un bella ragazza che passa, sembra ovvio constatare che il Padre e Fattore di queste figure colossali, somigli loro nelle fattezze e in quella concentrazione semantica a cui abbiamo accennato.

Il tema della sofferenza e della violenza, dei martiri senza gloria di Abu Ghraib, a cui Botero aveva donato l’immortalità, si ripercuote e si amplifica, per ragioni ontologiche, nel tema classico della passione e crocifissione del Cristo, in cui la sua magnificenza e la sua plasticità gli conferiscono un’ulteriore grandiosa nota poetica.

 

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