Inaugurato, con le musiche di Haydn e Mozart dirette da Claudia Patanè, il Festival cornistico dell’Etna

L’orchestra ha deliziato i convenuti con pagine musicali che mettono in luce questo particolare strumento , oggetto della manifestazione di Zafferana etnea.

Dopo un anno di chiusure pandemiche, è piacevole ritrovarsi alle pendici dell’Etna o come suole dirsi, quasi entro la fucina di Efesto, dato che trattasi dell’anfiteatro di Zafferana etnea intitolato ai Dioscuri siciliani del tempo moderno, ovvero Falcone e Borsellino, teatro cementizio ma che arieggia quelli della classicità, ricoperto della nera cenere dell’ancor fumante vulcano, mentre l’estate incede con la canicola feroce… ad ascoltare Haydn e Mozart. Diretti ovviamente dalla più leggiadra bacchetta di Sicilia,  la splendida Claudia Patanè, il direttore dal pugno di ferro e dal guanto di velluto; la quale, annottando il 30 giugno, ha inteso guidare la “Festival Orchestra” (formata da circa una trentina di elementi, archi soprattutto) nella inaugurazione del 5° Festival Cornistico dell’Etna.

Codesta manifestazione, organizzata dalla Federazione Bande di Sicilia, ha da qualche tempo un orizzonte di largo respiro per dare vigore, nella scia della inglese “Horn Society”, al più originale e particolare degli ottoni, questo strumento ora cupo ora buffo ora vigoroso, comunque l’unico che può eseguire cinque ottave piene e còlla mano dell’esecutore entro la cosiddetta campana, la cui nobiltà il Settecento della Luce, quel secolo degli Illuminati (e non solo di Baviera: l’abate Barruel si può pure rivoltare tra le stantie ceneri…)  vide crescere dopo le battute di caccia alla volpe dei nobili Sassonia Coburgo sul trono d’Inghilterra, per opera soprattutto (anche se il divino Bach ne aveva già intuito le potenzialità e lo aveva tenuto presente nelle sue partiture) di Wolfgang Amadeus Mozart, del padre Leopold e di Franz Joseph Haydn. Fu tramite loro tre, uniti da vincoli iniziatici, che il corno acquistò nobiltà nel mondo musicale e volò verso le sfere dell’Ottocento, il secolo delle bande pubbliche, attraverso il “verdismo” imperante. Tra gli ottoni è  pastoso, si destreggia tra il Si e il Fa, lèggesi con la chiave di mezzosoprano (ah queste folli mezzo, che Bellini neanche considerava!) e serpeggia per quasi quattro metri di lunghezza, finchè non echeggia nell’aria serenamente.

Le due sinfonie dirette dal tocco morbido, elegante, deciso di Claudia Patanè, non potevano infatti essere che di Haydn e di Mozart ; laddove nella prima vi furono i cornisti Angelo Bonaccorsi e Lorenzo Panebianco, musicisti a Catania e Cagliari. Entrambi tuttavia non al massimo delle loro potenzialità, hanno fatto quel che potevano senza scalfire la eccellente compagine orchestrale, che la bravura di Claudia Patanè ha saputo tenere insieme.  In Sicilia qual bandiera dell’Isola nostra nella femminile direzione orchestrale abbiamo lei,  giustamente  richiesta nei teatri del centro Europa: l’ultima volta la vedemmo magistralmente dirigere “Idomeneo Re di Creta” al teatro Bellini di Catania, settembre 2020 per il Festival Magie Barocche,  con Daniela Schillaci, Maria Grazia Schiavo e Josè Maria Lo Monaco come protagoniste spettacolari: un successo oltre ogni previsione. Ella è particolarmente versata nella direzione di sinfonie ed opere mozartiane e merita il medesimo successo internazionale che il celebre Maestro Speranza Scappucci raccoglie nel mondo, simbolo di una italianità senza tempo.

Il concerto zafferanese di apertura del Festival cornistico, manifestazione che ha come protagonista l’ottimo cornista e docente di esso nonché direttore d’orchestra, allievo dell’illustre Maestro Renzetti, ovvero Nino Manuli, si dipanò per meno di un’ora. E se è vero che il numeroso pubblico accorso avrebbe forse voluto una serata musicale ad libitum, gli è che la cornice efestica nonché la calura, consigliarono di concludere la serata con le pur maravigliose note mozartiane le quali, per chi ha intelletto d’amore, sono Parola che mai non tace. E l’estate in musica 2021, virus si spera alle spalle, continua.

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