Il tenore Josè Cura protagonista al Bellini International Context, promosso dalla Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo

Il celebre tenore si esibirà e sarà premiato nel corso del concerto ‘Bellini&Friends”, itinerario tra i compositori influenzati dalla produzione del Cigno catanese: un progetto realizzato dal Bic in collaborazione con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. Sul podio Federico Santi, soprano solista Maria Tomassi. In programma musiche di Bellini, Verdi, Puccini, Mascagni, Leoncavallo.

Travolgente Turiddu, irruento Canio, appassionato Don José, titanico Otello. E altresì padrone del podio, nonché autore di interessanti partiture. Multiformi i talenti musicali che fanno di José Cura un autentico beniamino della platea mondiale. Sontuosa voce di tenore con apertura al registro baritonale, al tempo stesso prestigioso direttore d’orchestra e compositore, José Cura è tra i grandi protagonisti della terza edizione del Bellini International Context,  promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo. L’artista argentino sarà la guest star del concerto lirico-sinfonico “Bellini&Friends”, che il Bic realizza in collaborazione con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana: un doppio appuntamento che si terrà alla Villa Bellini di Catania venerdì 15 settembre alle 21:00 e sarà replicato il 17 a Palermo allo stesso orario nel Cortile Abatelli di Palazzo Steri. Sul podio il torinese Federico Santi, soprano solista Maria Tomassi, entrambi artisti di chiara fama.

Il versatile talento di José Cura verrà esalto dal conferimento del “Premio Bellini”, che sarà a lui assegnato dall’Assessorato regionale al Turismo e dalla Foss, nel corso della performance catanese. L’ampiezza del repertorio di José Cura è ideale per il progetto “Bellini&Friends”, che si propone di indagare l’influenza dell’operista etneo sui compositori coevi e sul teatro musicale a venire, com’è del resto nello spirito del context a lui intitolato, vero e proprio contesto culturale artistico. In equilibrio tra tradizione e innovazione, ricerca e filologia.

Lo conferma l’excursus di un concerto che da Bellini si collega a Verdi per spingersi fino alla giovane scuola di Puccini e al “verismo” di Mascagni e Leoncavallo. Del Cigno etneo verrà eseguita la splendida Sinfonia di Norma (Milano, La Scala, 26 dicembre 1831) che introduce il clima drammatico della partitura sin dal celeberrimo incipit, costituito da perentori accordi in sol minore intercalati da pause. Maria Tomassi e José Cura affronteranno poi il duetto (“Va’, crudele e al dio spietato”) del primo atto tra Adalgisa e Pollione, in cui la  giovane ministra del tempio di Irminsul tenta di allontanare il proconsole che di contro cerca di convincere la vergine, sempre più lacerata nel suo animo, a seguirlo. Dalla terza opera belliniana, Il Pirata (Milano, La Scala, 27 ottobre 1827), Maria Tomassi canterà l’aria “Col sorriso d’innocenza”, nucleo della famosissima scena della pazzia di Imogene.

Tra i sommi eredi della lezione belliniana spicca Giuseppe Verdi di cui verrà proposta la Sinfonia scritta, in sostituzione dell’originario preludio, per la prima italiana de La forza del destino (Milano, La Scala, 27 febbraio 1869). Rimanendo nel repertorio verdiano, la caratura di interprete di José Cura emergerà in un’emblematica pagina del terzo atto di Otello (Milano, La Scala, 5 febbraio 1887), in cui il condottiero, in preda ai fantasmi della gelosia, si produce in un a solo tra i più commoventi del teatro musicale, “Dio! mi potevi scagliare’. Procedendo nell’itinerario di Bellini&Friends, si approda alla melodia di Puccini con pagine da Manon Lescaut (Torino, Teatro Regio, 1febbraio 1893). Collocato all’inizio del terzo atto, il celebre Intermezzo anticipa il triste destino dei due amanti e la morte della protagonista, mentre una bruciante passione informa il duetto (“Tu, tu, amore?”) del secondo atto tra Manon e Des Grieux (ancora Tomassi e Cura).

Afflati melodici in una pur diversa temperie espressiva caratterizzano le partiture di Pietro Mascagni fin dal clamoroso esordio di Cavalleria rusticana (Roma, Teatro Costanzi, 17 maggio 1890). Già il Preludio si segnala per una struttura formale piuttosto ardita con la celeberrima “Siciliana”, incastonata al suo interno e cantata a sipario chiuso da Turiddu, consapevole ma incurante che la relazione adulterina con l’ex fidanzata possa essergli fatale. Mentre lui prestava servizio militare, Lola ha infatti sposato il ricco compare Alfio. La tragedia monta inesorabile anche perché Turiddu, deluso, ha trovato un nuovo amore tra le braccia di Santuzza, come quest’ultima rivela nella romanza “Voi lo sapete, o mamma”, confessando alla madre dell’amato il forte sentimento che la lega al giovane, ma anche la seduzione messa in atto dalla rivale.

Altrettanto drammatici i brani tratti da Pagliacci (Milano, Teatro Dal Verme, 21 maggio 1892), a cominciare dal Prologo in cui Ruggero Leoncavallo esprime la sua poetica, basata sulla volontà di rappresentare i sentimenti che determinano i comportamenti umani: una scena che vedrà Cura privilegiare le inflessioni baritonali. Realtà e finzione scenica sono coerentemente i motivi caratterizzanti l’Intermezzo. Infine le due romanze per soprano e tenore: “Qual fiamma avea nel guardo”, in cui Nedda/Tomassi appare turbata dalle parole del marito che minaccia vendetta in caso di infedeltà, e la famosa “Vesti la giubba”, in cui Canio manifesta tutto il suo dolore, identificandosi con il personaggio che dovrà interpretare sulla scena.

Anche questo ruolo rientra tra i cavalli di battaglia di José Cura, maturati nel corso di una strabiliante carriera, prima in patria e poi nei cinque Continenti. Dopo aver studiato composizione e direzione d’orchestra a Rosario, città natale, il musicista si trasferisce a Buenos Aires nel 1984 e lavora fino al 1988 in uno dei cori professionali del Teatro Colón, sviluppando così la sua voce nel caratteristico timbro di tenore, con sfumature di baritono scuro, che negli anni lo porta alla fama internazionale. Nel 1999 riprende la carriera di direttore, con formazioni come London Philharmonia, London Symphony Orchestra, Orchestra Filarmonica di Vienna, Sinfonia Varsovia, Orchestra Arturo Toscanini, Hungarian Philharmonic.

Il 2014 segna il ritorno di Cura all’attività di compositore, con brani prevalentemente di carattere sacro. A novembre dello stesso anno, la South Bohemian Opera presenta in prima assoluta lo Stabat Mater scritto nel 1989. A Pasqua 2015, dopo la rentrée come Don José alla Scala, esegue in prima mondiale al Teatro Massimo Bellini di Catania il Magnificat. Dal 2015 al 2018 è artista residente dell’Orchestra Sinfonica di Praga che dirige tra l’altro nella prima del suo Trittico Ecce Homo. Nel 2019 diventa il primo artista ospite principale – cantante, compositore e direttore d’orchestra – nella storia della radio ungherese.  Il Te Deum è presentato con enorme successo in prima assoluta con la Philharmonia Orchestra di Londra nel settembre 2021; il Concierto para un Resurgir per chitarra e orchestra è eseguito a Saarbrücken, insieme alla Suite sinfonica. Il Requiem æternam per triplo coro, solisti e orchestra, esordisce in prima assoluta a Budapest nel 2022, con i gruppi artistici MTVA e il coro nazionale ungherese. Nel 2015 viene insignito dal Senato argentino del “Premio Domingo Faustino Sarmiento” per i successi nel campo dell’istruzione e della cultura. Dal 2017 è Professore Honoris Causa dell’Università Nazionale di Rosario, dove aveva effettuò gli studi di compositore nel decennio del 1980.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento di posti. Info: www.bellinicontext.it  e www.visitsicily.info.

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