“In un’epoca di continui cambiamenti l’esercizio della memoria diventa fondamentale per non dimenticare il passato”.
La qualità, l’estensione e la rapidità delle innovazioni che ci circondano modificano profondamente la nostra vita personale e collettiva. La memoria forse è il dono segreto che ancora abbiamo per sintonizzarci verso il futuro senza dimenticare chi siamo. In un’epoca costantemente vissuta al tempo presente, c’è ancora spazio per ricordare il passato…? Il cambiamento cancella consuetudine, mestieri, modelli, spazi, gesti, rende il passato irregolare e sottrae quanto considerato irrinunciabile fino all’oblio. Abbatte standard di vita consolidati, produzioni e modi di produzione, perfino modelli di organizzazione sociali e strutture istituzionali. Taglia vecchi alberi, e ne pianta di nuovi.
Il cambiamento crea nuove professioni, impone l’uso di strumenti, allarga gli spazi della comprensione, spinge l’occhio dove lo sguardo s’era fermato, stimola bisogni che non si conoscevano prima. E tutto questo nel nostro tempo accade con velocità elevatissima, mozzafiato. Oggi non stiamo vivendo un’epoca di mutamenti quanto piuttosto un mutamento d’epoca. Dalla modernità stiamo infatti passando a quella che, improvvisamente, viene definita “post modernità“. E’ molto difficile essere contemporanei del proprio presente.
La qualità, l’estensione delle innovazioni e la loro rapidità hanno prodotto modificazioni culturali. In sintesi, dobbiamo ancora prendere le misure di questo eccezionale cambiamento. Il nostro abituale vocabolario non è perfettamente in linea con questo cambiamento, procediamo per tentativi e approssimazioni. Con le regole della nostra grammatica, sembra scomparso il “passato prossimo” e si passa senza mediazioni di pause al “passato remoto”. Viene subito dimenticato/ rimosso per fare immediatamente posto a ciò che sta avvenendo nel mondo contemporaneo.
Ciò che è avvenuto, anche poche ore fa, viene dimenticato/rimosso, scacciato con fastidio per fare posto a ciò che sta avvenendo. L’azione di ricordare perde valore perché sovrasta una sorta di “ideologia del presente”. Ultimamente è stato coniato un termine che, come spesso capita quando si indica un concetto con un’accezione negativa, si conclude con un “ismo”: il presentismo. Indubbiamente il rischio c’è, esiste. Ma è un rischio non un fatto. Un pericolo che è avvenuto.
Ammettere l’esistenza del problema significa essere sulla buona strada per trovare una via d’uscita. Naturalmente la soluzione esiste e sta nell’individuazione di un nuovo equilibrio nella nuova era. Se il presentismo fa correre all’organismo sociale il rischio di un indebolimento, privandolo di difese immunitarie che derivano dal suo passato, allora la terapia consigliata è l’esercizio della memoria. Che è diverso dall’esaltazione del tempo andato, come suggerisce la tipica frase “prima si stava meglio”. Allenare la memoria significa tenere solidi i legamenti, sapere che il sacco pieno di avvenimenti e conoscenze oggi è particolarmente pesante. Sarebbe decisamente più leggero senza secoli di pensiero e di scoperte, e comunque resta il fatto che costruire il futuro significa selezionare e perfezionare quanto di meglio abbiamo ereditato dal passato. Viviamo nell’epoca della connessione, siamo in rete con chiunque e ovunque.
L’idea della banda larga è una grande invenzione perché suppone una relazione, se pur labile. La memoria è una connessione di tipo verticale che penetra in profondità nella storia sia personale che collettiva. Questa connessione ci assicura una incessante scambio di informazioni, notizie , immagini in tempo reale. Tutto si svolge allo scopo di aiutare l’umanità nel compiere nuovi passi di evoluzione.