I “Titoli rubati” di Licia Aresco Sciuto

Nella giornata di ieri, giovedì 7 maggio, si è svolta presso la sala del Coro di Notte, al Monastero dei Benedettini, la presentazione dell’ultimo lavoro di Licia Aresco Sciuto. Temi trattati: la nostalgia per i classici, il dramma degli sbarchi clandestini e i valori della famiglia.

Ieri pomeriggio alle ore 17.00 ha avuto luogo la presentazione dell’ultimo libro della poliedrica scrittrice triestina, Licia Aresco Sciuto, “Titoli rubati”. Nella suggestiva cornice della sala del Coro di Notte del Monastero dei Benedettini sono intervenuti Flaminia Belfiore per la conduzione della presentazione, Sara Zappulla Muscarà per l’Università degli Studi di Catania, gli attori Ezio Donato e Valeria Contadino come voci narranti e l’autrice Licia Aresco Sciuto.

La presentazione si è aperta con la lettura di alcuni brani del libro, animata dalla suggestive voci di Ezio Donato e Valeria Contadino, che hanno saputo dare vita ai pensieri e alle emozioni dei personaggi. 

Tra una lettura e l’altra l’autrice ha spiegato alcune scelte e  passaggi della sua nuova “creatura”. Si tratta di una raccolta di 7 racconti, o meglio novelle come preferisce chiamarle la Sciuto, in cui vengono narrate le vicende, le emozioni e i pensieri dei suoi personaggi. In alcuni passaggi del testo è evidente il richiamo ai classici, un omaggio alla letteratura del passato che vuole essere il ricordo nostalgico di un tempo perduto. A tal proposito risulta determinante la scelta del titolo, in cui è implicita una sorta di auto denuncia. I “Titoli rubati” si riferiscono ai nomi di alcuni autori classici che la Sciuto ha utilizzato per intitolare la sue sette novelle: “Omero”, “Plutarco”, “Dante”, “Shakespeare”, “Manzoni”, “Verga”, “Unamuno”. Autori che hanno fatto la storia della letteratura e che fanno parte del nostro patrimonio collettivo

Con “Titoli rubati” Licia Aresco Sciuto lancia un appello in difesa del libro cartaceo rispetto al digitale. La scrittura e la lettura sono il nutrimento dell’anima ed è importante salvaguardare il cartaceo in un modo eccessivamente invaso dalle nuove tecnologie delle quali spesso si abusa.

Le novelle, nelle quali si possono rintracciare sfumature autobiografiche, raccontano storie contemporanee che ruotano attorno ai sentimenti. Emergono gli affetti materno e paterno, i valori familiari, e il sentimento per eccellenza: l’amore. La precisazione di chiamarle novelle nasce dal fatto che queste narrazioni brevi sono caratterizzate da un sistema narrativo particolare, congeniale a Licia Aresco Sciuto per raccontare la realtà. L’autrice attraverso le sue novelle vuole fare sognare il lettore, ma al tempo stesso ci tiene alla rappresentazione del reale. La narrazione avviene in prima persona e ciò testimonia la volontà dell’autrice di calarsi totalmente nei panni dei personaggi.

La realtà da cui parte è quella contemporanea, con palesi riferimenti ai drammi attuali della nostra società, come quello dei migranti che sbarcano giornalmente sulle coste siciliane. Un fenomeno sociale allarmante, in cui i diritti umani vengono calpestati e dimenticati, che ha particolarmente colpito l’autrice triestina. Licia Aresco Sciuto legge quest’emergenza come un vero e proprio esodo umano senza fine, all’origine del quale vi sono drammi umani e disperazione. Una situazione difficile da fronteggiare, che sfugge al controllo dell’uomo, fortemente in crescita negli ultimi anni.

A riguardo di ciò, la novella che apre la raccolta non a caso si chiama “Odissea”, e pone al centro dell’attenzione le vicende di un bambino magrebino che, come Ulisse, affronta un viaggio tormentato, tra vicende e peripezie, alla ricerca di se stesso e di un luogo dove stare. Il bambino sbarca a Lampedusa e, prima di incontrare una famiglia catanese che lo aiuta nel suo percorso di vita, la sua strada incrocia quella di un signore che chiamerà “zio Turi”, il quale gli offre ospitalità, ma purtroppo abusa di lui. Un personaggio negativo descritto come l’orco cattivo, in netto contrasto con la famiglia che in seguito accoglierà il bambino. In questo modo la Sciuto descrive il rapporto tra il bene e il male, cercando di capire l’origine del lato oscuro dell’uomo, ma senza giustificarlo.

La famiglia e i valori sono l’altro tema fondamentale su cui si concentra l’autrice e, in riferimento al piccolo protagonista della novella “Odissea”, sostiene che l’ambiente in cui si cresce è determinate per la formazione di una persona. Un ragazzo che cresce senza educazione, in particolare quella della madre, potrebbe rivelarsi problematico per la società. Secondo la Sciuto l’educazione materna, rispetto a quella paterna, è determinante nella vita di un figlio.

Infine Licia Aresco Sciuto, ha esternato la sua passione per i viaggi e il suo amore per la Sicilia. Una terra bellissima e meravigliosa che l’uomo purtroppo non riesce a valorizzare.

Autrice eclettica, come la sua formazione, Licia Aresco Sciuto è impegnata nella cultura, nel sociale e nella famiglia. La sua attività di scrittrice è stata particolarmente apprezzata, e lo dimostrano i diversi premi vinti tra cui emerge il Premio Martoglio nel 2012 con “In amore succede”, sua opera prima, e il Premio Angelo Musco nel 2014 con “Le mie piazze metafisiche”, libro presentato a Nizza nel 2014 al Palazzo del Consolato. In seguito ha anticipato il progetto del suo prossimo volume dal titolo “Bellissima”

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